Facezie (Poggio Bracciolini)/29

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XXIX. Conversazione con Niccolò d’Anagni

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Poggio Bracciolini - Facezie di Poggio Fiorentino (1438-1452)
Traduzione dal latino di Anonimo (1884)
XXIX. Conversazione con Niccolò d’Anagni
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XXIX

Conversazione con Niccolò d’Anagni.


Anche Niccolò d’Anagni quasi in questo stesso modo rise di Papa Eugenio, il quale, egli diceva, non favoriva che gli ignoranti e gli stolti. Un dì che in parecchi eravamo al palazzo, e si discorreva in varie cose, come si fa, ed alcuni si lamentavano della iniqua fortuna, e di averla sempre avversa ne’ loro affari, Niccolò, ch’era uomo dottissimo, per quanto di ingegno leggiero, e di lingua mordace: “Non vi è, disse, nessuno al mondo, cui più che a me sia stata la fortuna nemica; in questo tempo, nel quale è la stoltezza che regna, noi vediamo tutti i giorni elevati alle più ampie dignità ed a’ maggiori offici e i dementi e gli sciocchi; e fra essi fino Angelotto vedemmo. Io soltanto sono fra il numero de’ dementi lasciato in disparte, io solo posso essere così maltrattato dalla sorte.”