Favole (La Fontaine)/Libro quinto/III - Il Pesciolino e il Pescatore
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Un pesciolin diventa un pesciatello,
e poi, la Dio mercé, se mangia e cresce,
è ver, diventa un pesce;
ma non dimostra aver troppo cervello
chi lascia il pesce piccolo
per pigliarlo di poi più grosso e bello.
Un Carpioncel meschino
nella rete incappò del Pescatore.
- Ogni poco fa numero, - in suo core
disse quell’uomo, e il butta nella cesta
per cominciar la festa.
- Sono così piccino e inconcludente, -
il pesciolin gridò, -
che in me non hai da consolare un dente.
Lasciami andar, quando sarò carpione,
nella tua rete, il giuro, tornerò.
Allora sì che avrò la proporzione
da far un buon contratto:
mentre occorron dugento pari miei
a riempire un piatto,
e tal piatto, che anch’io non mangerei -.
A lui rispose il furbo Pescatore:
- Insipido sì o no, nella padella,
pesce predicatore,
andrai stasera, e quasi mi lusingo
che sarà la tua predica più bella -.
Un ho vale di più di cento avrò,
l’uno almeno è sicuro e l’altro no.