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Favole (La Fontaine)/Libro ottavo/X - L'Orso e il Giardiniere

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Libro ottavo

X - L'Orso e il Giardiniere

../IX - Il Topo e l'Ostrica ../XI - I due Amici IncludiIntestazione 16 ottobre 2009 50% raccolte di fiabe

Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro ottavo

X - L'Orso e il Giardiniere
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Un Orsacchiotto assai mal pettinato,
selvatico cresceva in fondo a un bosco,
solo, nascosto, sempre torvo e fosco,
in collera col fato.

Novel Bellerofonte, l’umor nero
s’univa a una tremenda ipocondria,
perché solo la buona compagnia
tien ilare il pensiero.

Un bel parlar non vale un bel tacere,
sta scritto, ma bisogna discrezione,
ed in quel bosco un uomo, un can barbone
non si facea vedere.

Per quant’Orso, e per quanto Orso testardo,
passava giorni orribilmente bui.
Non lontan s’annoiava in un con lui
un vecchierel gagliardo,

che amava un suo giardin, i fiori, il sole,
prete di Flora e prete di Pomona,
ma non vedea passare una persona
da far quattro parole.

Le piante e i fior non parlano al di fuori
di questo libro che per voi trascrivo.
Desiderando un dì vedere un vivo
lasciò le piante e i fiori.

E sul mattin, battendo la campagna,
andava in cerca d’una comitiva,
quando incontrò quell’Orso che veniva
torvo dalla montagna.

L’Orso teneva in mezzo del cammino:
che far? come scappar? e da qual parte?
Il vecchierel si ricordò dell’arte
che piace ad Arlecchino,

e fingendo un coraggio di leone:
- Buon passeggio, - gli dice. - Schiavo tuo, -
l’Orso risponde in tono tutto suo, -
vedo che stai benone.

- Sì, grazie a Dio, signor commendatore,
se vuol accomodarsi in casa mia,
ho latte, cacio, noci, ed offriria
di più con tutto il cuore...

Capisco, non è roba forse adatta
a lor signori, tuttavia se vuole... -
L’Orso accetta, si siede e in due parole
è l’amicizia fatta.

Sono i sciocchi che ciarlano, ma l’Orso
è saggio prudentissimo. Non teme
il vecchierello di mangiar insieme,
di far qualche discorso,

senza togliere il tempo alle faccende.
L’Orso in compenso, forte cacciatore,
uccide lepri, e docil servitore
caccia dal volto, prende

sopra il vecchio che dorme quell’alato
parassita, che noi mosca diciamo,
tenendo nelle zampe un grosso ramo,
fedel come un soldato.

Un dì che il vecchio in l’ora consueta
dormiva, ecco una mosca più stizzosa
che sul naso più volte gli si posa,
e l’Orso s’inquïeta.

Poi perde la pazienza, ed un mattone
afferrato, s’appressa, il pugno chiuso,
dov’è la mosca, e plaf proprio sul muso
la schiaccia del padrone.

Così l’Orso mostrò che un cacciatore
non è sempre il miglior ragionatore,
e che peggiore d’un leal nemico
è un ignorante amico.