Favole per i Re d'oggi/Rinomate virtù, Beni desiderati, Certezze incerte/Il Sogno

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Il Sogno

../La Gloria ../La Realtà IncludiIntestazione 25 novembre 2013 100% Letteratura

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LVII.


IL SOGNO


Le nubi, incalzate da Borea pe’ cieli sconfinati, gli aquilotti, caduti dai monti con l’ali fiaccate dalla tempesta, le ondate eternamente ricacciate via dalla scogliera, invidiavano un tranquillo popolo di pini nati e cresciuti tra il monte e il mare.

Ma i pini, vedendo le nubi e gli aquilotti e le ondate andare andare e andare, fremevano dentro e maledicevano alle loro immense radici.

E finalmente un giorno dissero a gli uomini: Sentite! Abbiam saputo dal mare che ci son certe terre lontane dove le caverne son zeppe di diamanti, dove i fiumi portano oro e argento a chi ne vuole. Liberateci dunque da queste sorde radici che ci tengono! fate di noi belle navi veloci, e andremo insieme per il mare a veder quelle terre miracolose.

Non a caso i pini avevan parlato di diamanti, d’argento e d’oro. Avevano appena finito di nominar queste cose, che quelli s’eran già accinti all’opera.

Che gioia sentirsi ferir dall’ascia per tutti quei pini!

Si sentivan certi bassetti e storti gridare a più non posso: — Noi! Noi! vedete? siam nati per far da costole alle vostre navi!

[p. 110 modifica]E certi alti e sottili dire: — E noi siam nati per il fasciame delle fiancate!

Ma quando le carene furon ultimate e coperte e stavano lungo il seno tutto odorante di resine, trattenute come fantastici segugi al guinzaglio; allora i più belli, quelli che io amo come fratelli, quelli che avevano aspettato, sicuri, in silenzio, levarono anch’essi la voce dalle altissime teste scarmigliate e cantarono: — Eccovi all’ultima fatica, uomini! Forza con l’ascia: gettateci in terra! Mozzateci questa enorme chioma inutile, e piantateci là, nel mezzo dei nostri scafi, che sian come le nostre radici! Non queste cocciute e vili che non ci vollero seguire, ma sì quelle che sognammo per tanti anni, libere radici! che venivan con noi su per le onde verdi, verso l’ignoto!...

E andarono così, finalmente, come avevan sognato, i miei cari fratelli, tenendo tese le quadrate vele, al buon vento: uscirono del Nostro mare, là nel mar Grande, e lo corsero tutto per sereni e per burrasche, sentirono i freddi brividi dell’abisso, risuonarono come arpe sotto la furia dei venti, videro le terre e i fiumi sognati, più belli ancora che nei sogni, videro l’eterno penare degli uomini incapaci d’amarsi, videro videro....

Ma andate per gl’intricati porti dei grandi mercati del mondo, e vedrete che mentre gli uomini arcigni intenti a trafficare non guardano in alto, gli alberi delle navi ormeggiate non dicon più nulla. Si son fatti taciturni; ma scuotono con gran mestizia le loro teste.

Che ripensino alle loro vecchie radici?