Fra la favola e il romanzo/Zaccaria/X

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Zaccaria - X

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X.



Chi sono quelle signore vestite di turchino, con quel tegolone bianco in testa, che non hanno paura di nulla e vanno soccorrendo tutti quelli che soffrono? — domandò Zaccaria al tenente Roberto, il quale era venuto alla baracca per sapere di lui e per rifocillarsi.

— Quelle, Zaccaria, sono le pietose custodi dei feriti e dei malati, sono le consolatrici dei morenti; sono gli angioli sotto aspetto di donna: sono le suore di carità. [p. 100 modifica]

— E chi le obbliga ad esporsi a tante fatiche, a tanti pericoli?

— Nessuno, figliuolo! Esse abbandonano gli agi, la tranquillità, la propria famiglia, e spontaneamente si dedicano al sollievo degli infelici e dei sofferenti per sublime spirito di carità. Gli uomini dovrebbero porsi in ginocchio dinanzi ad esse, e baciare dove muovono i loro passi.

Nelle parole di Roberto non era esagerazione. Chi non sa di quale annegazione, di quali eroismi non furono capaci quelle intrepide creature sfidando i disagi, i pericoli, il freddo, il coléra per soccorrere, per curare sui campi di guerra i malati, i feriti, i morenti di qualunque nazione, di qualunque religione si fossero? I russi, gli arabi, i turchi s’inchinavano ad esse come ad esseri superiori. E tuttavia per quelle contrade d’Oriente, tanto ancora prive dei lumi della civiltà, dove le suore di carità appariscono, dove esse risiedono, le tenebre si diradano, i fanciulli accorrono a centinaia alle loro scuole, i malati alle loro farmacie, gli sconsolati ai loro parlatori, e vi trovano cure materne, e soccorso, e dolci parole di conforto e di coraggio. Divina carità cristiana che tutti gli uomini considera come fratelli ed ispira vigore per adoperarsi a beneficio de’ proprî simili!