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Galateo ovvero de' costumi/V

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Capitolo V

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IV VI
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Cap. V. Ritornasi a trattare delle male costumanze che spiacciono a’ sensi.

21. Ora che crediamo noi, che avesse il vescovo e la sua nobil brigata detto a coloro che noi veggiamo talora, a guisa di porci col grifo nella broda tutti abbandonati, non levar mai alto il viso; e mai non rimovere gli occhi, e molto meno le mani dalle vivande, e con amendue le gote gonfiate, come se essi sonassero la tromba, o soffiassero nel fuoco, non mangiare, ma trangugiare? i quali imbrattandosi le mani poco meno che fino al gomito, conciano in guisa le tovagliuole, che le pezze degli agiamenti sono più nette? Con [p. 15 modifica]le quali tovagliuole anco molto spesso non si vergognano di rasciugare il sudore, che per lo affrettarsi e per lo soverchio mangiare gocciola e cade loro dalla fronte e dal viso e dintorno al collo; ed anco di nettarsi con esse il naso, quando voglia loro ne viene. Veramente questi così fatti non meriterebbono di essere ricevuti non pure nella purissima casa di quel nobile vescovo, ma dovrebbono essere scacciati per tutto laddove costumati uomini fossero. Dee adunque l’uomo costumato guardarsi di non ugnersi le dita sì che la tovagliuola ne rimanga imbrattata; perciocchè ella è stomachevole a vedere. Ed anco il fregarle al pane che egli dee mangiare, non pare pulito costume.

22. I nobili servidori, i quali si esercitano nel servigio della tavola, non si deono per alcuna condizione grattare il capo nè altrove. dinanzi al loro signore quando e’ mangia, nè porsi le mani in alcuna di quelle parti del corpo che si cuoprono: nè pure farne sembiante, siccome alcuni trascurati famigliari fanno, tenendosele in seno, o di dietro nascoste sotto ai panni; ma le deono tenere in palese e fuori d’ogni sospetto; ed averle con ogni diligenza lavate e nette, senza avervi su pure un segnuzzo di bruttura in alcuna parte.

23. E quelli che arrecano i piattelli, o porgono la coppa, diligentemente si astengano in [p. 16 modifica]quell’ora da sputare, da tossire, e più dà starnutire poichè in simili atti tanto vale, e così noia i signori la sospezione, quanto la certezza: e perciò procurino i famigliari di non dar cagione ai padroni di sospicare: perciocchè, quello che poteva addivenire, così noia, come se egli fosse avvenuto. E se talora avrai posto a scaldare pera dintorno al focolare, o arrostito pane in sulla brage, tu non vi dei soffiare entro perchè egli sia alquanto ceneroso, perciocchè si dice, che mai vento non fu senza acqua; anzi tu lo dei leggermente percuotere nel piattello, o con altro argomento scuoterne la cenere. Non offerirai il tuo moccichino, comechè egli sia di bucato, a persona; perciocchè quegli a cui tu lo profferi, nol sa; e potrebbelsi avere a schifo.

24. Quando si favella con alcuno, non se gli dee l’uomo avvicinare sì, che se gli aliti nel viso perciocchè molti troverai che non amano di sentire il fiato altrui, quantunque cattivo odore non ne venisse. Questi modi, ed altri simili, sono spiacevoli, e vuolsi schifargli; perciocchè posson noiare alcuno de’ sentimenti di coloro co’ quali usiamo, come io dissi di sopra.

25. Facciamo ora menzione di quelli che senza noia d’alcuno sentimento, spiacciono allo appetito delle più persone, quando si fanno.