Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro I/V

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Libro I - Cap. V

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CAPITOLO QUINTO.

Governo di Manila, e delle altre vicine Isole.


A
vvegnache l’Isole Filippine siano molto da Europa discoste, e massimamente dalla Corte del Cattolico Rè N. Signore, (al quale felicemente ubbidiscono) non lasciano però d’essere ottimamente governate. Quanto allo spirituale, v’ha in Manila un’Arcivescovo, nominato dal Re, il quale determina le cause, non solo della sua Diocesi, ma quelle ancora de’ Vescovi suoi suffraganei, in grado d’appellazione. Dalla determinazione del Metropolitano, che non si uniforma colla prima sentenza, si può appellare al vicino suffraganeo, Vescovo di Camarines, Delegato del Papa. L’Arcivescovo ha dal Rè (com’è detto) sei mila [p. 47 modifica]pezze d’otto l’anno: i Vescovi dì Sibù, Camarines, e Cagayan cinque. Oltre costoro, assiste in Manila un Vescovo Titolare, o Coadjutore, detto dagli Spagnuoli Vescovo de Anillo, il quale entra al governo della prima Chiesa vacante; acciò non s’intermetta la cura dell’anime nello spazio di sei anni, che fan d’uopo per la venuta del nuovo Prelato. Per quel che tocca al Santo Officio, vi è un Commessario, destinato dal Tribunale di Mexico.

Per lo governo temporale, vi è un Governadore, con titolo di Capitan Generale, e Presidente della Real sala; e dura il suo ufficio otto anni: i quattro Auditori, e’l Fiscale però sono perpetui. Quando questo Tribunale fu stabilito, nel 1584., fu composto di due Auditori, e un Fiscale; e fu Presidente di esso il Dottor Santiago de Vera; e qualche tempo dopo vi fu aggiunto un terzo Auditore. Vedutosi poscia, colla sperienza, che non facea di mestieri tal Tribunale, si tolse per ordine di S. M. e del suo Consiglio; ponendosi, in sua vece, in piedi un corpo di quattro mila soldati; ciò che fu eseguito nel 1590. Nel 1598. però tornò ad erigersi, e fu fatto Presidente D. Francesco Tello a tre Auditori, e un Fiscale. [p. 48 modifica]Questo Tribunale non solamente è Giudice d’appellazione della Giustizia ordinaria della Città (ch’amministrano due Alcaldi) ma di tutte l’Isole: e conosce le violenze degli Ecclesiastici, come il Tribunal della Forza in Ispagna. Vi assiste il Governadore come Presidente, ma senza voto; benche essendovi parità, egli nomini un Dottore per toglierla. D. Gabriel de Sturis v’intervenne perciò due volte, mentre io dimorava in Manila.

Con tutto che ben poco abbisogni a un’Auditore, per mantenersi; perocchè le vettovaglie sono a buon prezzo, e i drappi per vestire, come anche ciò che si richiede al decoro; (avendosi un cavallo al laccio per dieci pezze da otto, e per due, quanto fa di mestieri per nutrirlo tutto un mese) ad ogni modo hanno eglino una buona, e soprabbondante paga: cioè ogni quattro mesi, sono a ciascheduno pagate dalla Real Cassa mille e cento pezze da otto. Il Fiscale ha di più seicento pezze l’anno da’ Sangley, come loro Protettore; e ducento come Fiscale della Santa Cruzada. Il soldo poi del Governadore è di tredici mila e trecento pezze: quattro come Governadore dell’armi, quattro come Presidente della Real [p. 49 modifica]Audienza, e cinque mila e trecento come Governadore del politico. Morendo il Governadore, gode di questo soldo l’Auditore più antico, che sottentra al governo dell’armi, e del politico; di che dee poscia dar sindicato in mano del nuovo Governadore.

Se l’Isole Filippine non fussero si rimote, certamente sarebbe tal Governo desiderato da’ migliori Grandi; poiche l’autorità non è limitata, la giurisdizione ampia, le Regalie senza paragone, le convenienze ben grandi, il guadagno immenso, e la stima molto più di quella de’ Viceré dell’Indie: però, come ho detto, la lontananza non fa conoscere in Ispagna la grandezza di un tal posto. Il Governadore adunque (per darne un qualche saggio) oltre al Governo politico, e di Giustizia, ch’esercita insieme colla Real Audienza, provvede tutti i posti militari; 22. Alcaldi, per lo Governo d’altrettante Provincie; e crea altresì il Governadore dell’Isole Mariane, sempre che manca, sino a tanto, che il Re deputi il nuovo. Per l’addietro faceva anch’egli i Governadori dell’Isole Formosa, e di Ternate (una delle cinque Molucche) allora ch’erano sotto il dominio della Corona di Spagna. Provvede [p. 50 modifica]medesimamente tutte l’Encomiende, overo Baronie de’ Casali d’Indij, che si danno per concorso a’ soldati, che han servito in India. Si dan loro per due vite; succedendo i figli, e la moglie, dopo di che torna il Casale al Rè. Esiggono questi Encomendieri, o Baroni i tributi, che dovriano pagarsi al Rè; cioè dieci reali dagli ammogliati, dagli altri cinque: però essi Baroni sono tenuti dare, per mantenimento della milizia, da ogni tributo 2. reali, e 4.cavani di riso per testa: e 2. altri reali al Parocchiano. Il Re da’ luoghi demaniali, oltre i 10. reali, ha due cavani di riso: un cavan pesa 50. libbre di Spagna.

Il più notabile si è, che il Governadore provvede tutti i Canonicati vacanti nella Chiesa Arcivescovale; e poscia ne dà parte al Rè, per fargli confermare, siccome fa dell’Encomiende. Vacando alcuna Parrocchia di Preti, si fa il concorso in presenza dell’Arcivescovo, il quale nomina poi tre soggetti, de’ più abili, acciò il Governadore ne scelga uno. Il simile si pratica nella vacanza de’ Canonicati, e Cappellanie Regie. Le Dottrine, o Parrocchie appartenenti a’ Religiosi, sono provvedute dal Provinciale della Religione, in Capitolo Provinciale. Quelli non han bisogno di confermazione; [p. 51 modifica]e’ Parrocchiani ponno confessare gl’Indiani, ma non gli Spagnuoli della lor Parocchia, senza l’approvazione dell’Ordinario.

Se i Curati Preti commettono difetto tale, che meriti privazione d’officio, ciò si fa col parer del Vescovo Diocesano, e del Governadore. Crea anche il Governadore di Manila il Generale del galeone, che passa ogni anno nella nuova Spagna; posto, che rende più di 50. mila scudi. Nomina due Sergenti maggiori per le piazze di Manila, e Cavite; e più Capitani, ed Ufficiali, che forse non si fanno in Madrid. Dà egli a’ medesimi Indij il grado di Maestro di Campo, Sergente maggiore, e Capitano, senza troppo ricusare; purche paghino solamente la mezza annata al Rè. Per decoro del posto, ogni sera entra una Compagnia di guardia, avanti al suo palagio; e per tenere in freno gli animi sediziosi de’ Cinesi. Saranno in tutto nella Piazza dì Manila da circa 800. buoni soldati; però la loro paga non è, che di due pezze da otto, e cinquanta libbre di riso al mese.

Tant’autorità, e grandezza viene con trappesata dall’amarezza d’un terribil sindicato, al quale lo fan soggiacere i cattivi Isolani di Manila. Non si esamina allora [p. 52 modifica]la gravezza de’ falli, ma si bilanciano le quantità, ricevute nello spazio d’otto anni, dandosi alla borsa quel gastigo, che meritavano le persone. Hanno gli accusatori 60. di di tempo, dopo pubblicati i bandi per le Provincie, per proporre le loro querele, e 30. per proseguirle avanti il Giudice di Residenza (che ordinariamente è il successore) per commessione di S. M. e del suo supremo Consiglio dell’Indie; che riserva a se medesimo il giudicare d’alcuni capi gravi. Perciò il Giudice di Residenza, presa di informazione, senza determinare alcuna cosa, tramette gli atti del sindicato alla Corte; pronunziata c’ha la sentenza sopra i capi non riserbati. Gli Auditori, che governano dopo la morte de’ Governadori, o che passano ad altro posto in Mexico, soggiacciono allo stesso sindicato; però con questa differenza, che ponno partirsi, lasciando proccuratore per tale affare. Si procede con tale, e tanta animosità in questo sindicato, che alle volte si passa alla carcerazione, senz’aver riguardo alla grandezza del posto occupato; siccome avvenne a D. Sebastiano Urtado de Corcuera, e D. Diego Faxardo; il primo de’ quali stette prigioniero [p. 53 modifica]cinque anni nel castello di S. Giacomo; e l’altro poco meno tempo: però questi con ordine speciale di S. M. fece restituirsi quanto gli aveano, contro ragione, tolto nel sindicato. E’ ben vero, che il Consiglio de las Indias ha temperato tanto rigore, ordinando, che non siano altri mente carcerati i Governadori, ma che presa l’informazione si trametta in Ispagna; ma con tutto ciò non si osserva puntualmente, a cagion della distanza. Atterrirono talmente i Cittadini di Manila nel sindicato, D. Saviniano Manriquez de Lara; che imbarcatosi egli per Spagna, in tutto il cammino non faceva altro, che dimandare, se poteva il vascello ritornare in Manila; e renduto certo alla fine dal piloto, che dovea arrivare nella nuova Spagna, o morire; graziosamente disse: Cacome en todo Manila. In fatti da che l’Isole furono conquistate, non è ritornato in Ispagna altro Governadore, che egli, e un’altro; perche tutti universalmente, o muoiono di colera nella Residenza, o periscono di patimento nel cammino. Egli si è fuor di dubbio, che tal Residenza vai ben cento mila scudi al Governadore, che giunge; quanto appunto fa d’uopo, che tenga pronto colui, [p. 54 modifica]che finisce, per passar bene per così tremendo Giudizio.

Governava l’Isole, in tempo che io vi passai, il Signor D. Fausto Cruzat, y Gongora, Cavaliere di S. Jago, discendente dagli antichi Re di Navarra, et uno de’ migliori Capitani Generali, ch’abbiano avuto l’Isole, dopo la loro conquista. Tutti gli altri Governadori passati aveano sempre tenuta debitrice la Real cassa in più migliaja, per soccorrere la milizia; ma egli, nel tempo del suo governo, non solo la liberò da’ debiti, ma l’accrebbe in tal maniera, che mentre io era in Manila, stavano in cassa 400. m. pezze d’otto: imperocchè, col suo gran talento, prudenza, zelo, ed applicazione, avea accresciute le rendite del Real Patrimonio in cento e dieci mila pezze d’otto l’anno. Per quel che tocca alla Giustizia, e cariche distribuite; se i Cittadini di Manila si torranno davanti gli occhi il velo delle passioni, non potranno che lodare la sua condotta; poiche in ogni sua azione si è portato con rettitudine; ha date le Encomiende a Soldati benemeriti; l’Alcaldie a’ naturali del luogo di sufficiente abiltà, secondo gli ordini Reali; e’ benefici Ecclesiastici sempre a’ migliori, [p. 55 modifica]senza farsi allucinare dall’interesse, o trarre dal peso dell’oro. Non è miga appassionata la mia penna, anzi è così vero ciò che scrivo, che avutane notizia il Re, si dichiarò così ben servito dell’ottimo Governo di tal Ministro, che confirmollo nel medesimo: in tempo che egli di già avea ricevute settanta mila pezze d’otto, e data la patente al Successore, acciò prendesse il possesso. Era io presente in Mexico, quando sopravvenne ordine Reale, che si restituissero le settanta mila pezze dalla Real Cassa al Successore. I buoni portamenti perciò di quello buon Cavaliere, non soggiaceranno, o almeno non temeranno i fulmini del Sindicato. Quantunque Fausto di nome, è stato nondimeno infausto, e sfortunato nella spedizione de’ Galeoni; poiche a suo tempo se ne perdettero due, de’ più grandi, che mai per l’addietro si fussero fabbricati nell’Isole. Uno si chiamava di San Giuseppe, l’altro del Santo Cristo; e in amendue i Cittadini di Manila, e di Mexico, fecero perdita di più di un milione; sicchè Manila fu ridotta in povertà grande: però colle seguenti navi, giunte poscia a salvamento, si va riavendo.