Guida turistica di Dostrento/Dostrento nell'ascesa presente e avvenire

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Dostrento nell'ascesa presente e avvenire

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Il monumento a Cesare Battisti Cos'è dunque il Dostrento? Sua natura

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Dostrento nell’ascesa presente e avvenire.


In quest’anno 1935 sul Dostrènto selvoso, pieno di storia e di memorie, austero e ameno, è stato inaugurato solennemente il Monumento nazionale al grande Martire trentino ed italiano, Cesare Battisti, e per bella combinazione scade anche il bimillenario della nascita di Orazio, il poeta che ha cantato le imprese d’Augusto e la vittoria di Druso, figliastro dello stesso: Augusto — lo attesta la lapide di Piedicastello dell’anno 23 avanti Cristo, dalla fondazione dell’Urbe 731 — aveva fatto apprestare, qui al Dostrènto presso l’Adige, per opera del legato Marco Appuleio (parente, a quanto sembra, dello stesso Augusto) le fortezze, da cui partirono poco dopo le legioni per la conquista di tutto il nostro saliente alpino ed oltre. Spesso le date della storia hanno le loro pensose combinazioni!

Obietto militare austriaco impenetrabile — piccola Gibilterra delle Alpi — , sottratto dal 1850 fino al 1918, Vittorio Veneto, ad ogni sguardo amoroso pur di scienziati, il Dostrento, per provvido intervento del Sindaco Vittorio Zippel, con apposito disegno di legge fu dal Governo del Re ceduto gratuitamente alla Città, che l’ebbe come dono di Natale nel 1921, ceduto, come diceva la relazione Rava al Senato, su domanda della „città di Trento, cara ai cuori italiani“ ,,per formarne un verde, ampio e bel parco, congiunto con ferrovia funicolare alla città, e aperto al pubblico“.

„Il luogo — continua la relazione Rava — servì sotto la dominazione austriaca come fortilizio destinato a tenere in soggestione la città, e nascose nel suo seno depositi di munizioni quasi permanente e visibile minaccia dell’oppressione contro il sentimento indomabile d’italianità della patriottica popolazione“. E termina raccomandando di dare suffragi favorevoli alla proposta „che premia la secolare e indomita italianità di Trento“. [p. 13 modifica]

Ancor prima, nella sempre bella e fatidica giornata di S. Giuseppe 19 marzo, 1919, giorno in cui la città commemorava pure le speranzose giornate di Trento del 1848, il Dostrento veniva riconsacrato alla Patria e la bandiera nazionale vi sventolava la prima volta solennemente.

Infatti nel pomeriggio di quel giorno, in cui natura e gente stavano per uscire all’aperto dal freddo tempo invernale, dalle case cittadine tocche ed invase appena nel chiuso novembre dalla Dostrento ex-regime.Vittoria, il corteo si ricomponeva in piazza del Duomo poi Vittorio Emanuele III davanti alla famosa Batteria Battisti o „Batteria della Vendetta“, che riattaccava i cavalli e, scortata da una compagnia di fucilieri e da uno squadrone di cavalleggeri colla musica in testa, veniva accompagnata sul Dostrento riaperto dopo tanti anni alla gioia della numerosissima popolazione incuriosita e festante.

La Batteria, di quattro pezzi con targa in bronzo opera dell’artista G. Bassano e consacrata già alla presenza di S. A. R. il Principe Ereditario sulle scalee del Monumento nazionale al Padre della Patria in Roma, è quella stessa che si trova ora [p. 14 modifica]presso il Monumento a Battisti, puntata quasi a simbolo verso l’eterno Settentrione.

In quell’occasione dei 19 marzo 1919 (notare anche qui la strana combinazione, delle cifre) veniva inviato un telegramma a Gabriele d’Annunzio, per il Comitato dalla contessa Giulia Manci e dal Sindaco Senatore Vittorio Zippel, in cui si mandava il „commosso e grato saluto al Poeta ed al Soldato che a Trento sulle ali del verso e sulle ali di guerra inviò mirabili parole di dolce conforto e di fede“.

Si alludeva certo all’accenno garibaldino della Laude alla memoria di Narciso e di Pilade Bronzetti, accenno potente e così adorno di nobiltà e novità di rime:

„. . . . . . . . . . . . .
Legatemi sul mio cavallo.
Ch’ io veda brillare le stelle
su la Verruca. . . “.

Verrà, verrà sul suo cavallo,
con giovine chioma.
Torrà il nero e giallo
Vessillo dal tuo sacro monte
che serba il vestigio di Roma.
Ridere su l’ antica fronte
vedrà le sue vergini stelle;
più oltre, più oltre
Verso le marine sorelle,
anche udrà anche udrà nel Quarnaro
i canti d’Italia sul vento.
Non piangere, anima di Trento,
la tua calpestata corona.
Ribeviti il tuo pianto amaro.
Dimentica il male, se puoi.
Non fare lamento. Perdona.
Prepara in silenzio gli eroi.

Il „verde, ampio e bel parco“ c’è, aperto al pubblico (ore: 7 — 19) dopo l’inaugurazione del Monumento a Cesare Battisti sul Dosso, ch’ebbe luogo alla presenza di S. M. il Re, del Segretario del Partito Achille Starace e del Ministro dei Lavori Pubblici Luigi Razza in una splendida giornata maggese (fine di maggio, qui sempre memorabile): il giorno di domenica 26 maggio 1935-XIII. [p. 15 modifica]

Mano mano sotto le vigili cure del Comune che ha riattato strade e sentieri con altri importanti lavori verrà adattato a parco naturale ben sorvegliato, curato con apertura e ripristino di decorosi viali e traguardi, dotato di un sistema di panche, sfruttando genialmente il tipo del luogo, „quel caratteristico selvaggio disordine di boscaglia semincolta di tanto riposante e piacevole aspetto“.

Trento così avrà un parco impareggiabile — per pensiero patriottico, ricordi storico-artistici e bellezze naturali e paesistiche — tanto per i forestieri che per la cittadinanza, — aperto, giusta la dizione della relazione Rava, „alla gioia e alla salute dei figli del suo popolo“.

Non c’è ancóra la „ferrovia funicolare“, che forse sarà sostituita da una funivia o, meglio, da un ascensore interno, occultato in roccia, a tariffa bassissima, tanto da farne proprio un mezzo moderno, rapido e popolare di accesso al Sacro colle.

In questo mese di luglio anzi s’è aperta una discussione sulla completa valorizzazione e sistemazione del Dostrento nella stampa cittadina (14, 18, 19 e 25 luglio). Per vari aspetti, interessanti le interlocuzioni di Carlo Colò, Giuseppe Peterlongo e Antonio Piscel, i quali ultimi due riferivano pure visioni e pensieri di Cesare Battisti, già a loro espressi personalmente, per una graduale definitiva sistemazione del Dosso dopo la Vittoria auspicata.

Pur trattandosi di cose, la cui decisione spetta, com’è naturale, a chi deve provvedere, accenneremo un poco, per interessarvi il pubblico, alle idee finora emerse preliminarmente, in attesa di un programma dettagliato di realizzazione.

Il Colò parla di „sistemare le passeggiate, mettere in valore i fabbricati, creare un’attrezzatura che possa invogliare alla sosta e spronare alla frequenza...

„Perchè il cittadino ed il forestiero possano sentire di più il richiamo del colle, bisogna facilitar loro l’accesso. La strada non basta; servirà a chi ha l’automobile...

„Il problema può essere risolto benissimo con un ascensore e la spesa sarebbe presto ammortizzata quando si pensa che in una sola di queste domeniche i visitatori hanno oltrepassato i settemila...

„Il colle non può restare un romitorio...“.

Parla inoltre di un chiosco ad uso di rivendita di cartoline, tabacchi, pubblicazioni, sala di scrittura, luogo di ristoro, buca per le lettere, telefono, impianti igenici.

Accenna ad un Museo Battistiano e ad un lapidario del Dosso.

Il Peterlongo riporta idee espresse dal Battisti: „a redenzione compiuta fare della Verruca il giardino che raccogliesse la flora montana trentina, e vivificare lo storico dosso di opere e arricchirlo di una capanna alpina raccogliente la storia e le memorie di quella Società Alpinisti Tridentini, così benemerita al Paese e da Lui tanto amata...“.

Antonio Piscel, alla lettura integrale dei cui due lunghi articoli [p. 16 modifica]rimandiamo il lettore attento, ha scritto intorno alla necessità, sostenuta già dal Battisti, „di valorizzare a pieno, dopo la liberazione, la importanza simbolica e le potenzialità reali di quel grande luogo“, „imponente piedestallo alla Sua vigile tomba“.

„... Egli sul punto più alto del colle, da sopraelevarsi eventualmente con un cumulo di massi di tutte le montagne trentine, pensava dovesse essere posta una grande ara romana che portasse sulle due faccie maggiori, ingranditi e magari tradotti nella lingua attuale per intelligenza di tutti, da un verso il riconoscimento romano di Claudio dello splendidum Municipium Tridenti, come regione italica, e dall’altro l’ordine di Augusto al legato Marco Appuleio, di fortificare la Verruca ed il passaggio sottostante, ancora otto anni prima che da questa base, ormai da lungo e sicuramente latina, Druso prendesse le mosse per raggiungere e superare il sommo crinale delle Alpi...“.

Il Piscel insiste poscia sull’altro progetto battistiano di „concentrare lassù tutta la rappresentanza della flora regionale, con evidente comodità di accesso e di esame a tutti gli studiosi nostrani e stranieri“, non trascurando anche le attrattive geologiche e zoologiche (cervi, caprioli, colombi, uccelliere, scoiattoli ecc.).

„Non temere — aveva detto anzi, sorridendo, il Battisti al Piscel — che la prudenza finanziaria della psicologia tridentina abbia a scomparire con la caduta dell’oppressione straniera“, ed aveva pensato anche ad un apposito Ente morale aiutato dai contributi possibili dello Stato, della Provincia e del Comune.

„Consegno al pubblico italiano — termina il Piscel — queste reminiscenze sui propositi del Grande italiano che abbiamo portato lassù appunto perchè anche dopo morto continui dall’alto la Sua opera animatrice“.

D’altro canto chi scrive, per quel diritto che oramai gli conferivano studio ed amore, aveva pensato pur da Milano interloquire, in prosecuzione di quanto espresso già nel suo libro uscito lo scorso maggio, con un articolo che invece fa a tempo d’essere pubblicato qui:

„... La più bella valorizzazione del Dostrento è stata certo la costruzione del Monumento a Battisti, la quale, se il colle sacro non fosse già dai millenni un punto memorabile, da sola avrebbe impresso ad esso una nota incancellabile per i secoli, per l’Italia, per l’umanità.

„Non è da preoccuparsi, in questo primo tempo, della sistemazione totalitaria definitiva, non proprio di imminente attuazione; bensì anzitutto della conservazione di quello che c’è e che è un necessario addentellato e punto di partenza per ogni opera futura. Devesi insistere anche sopra il mezzo moderno, rapido, popolare di salire al Dosso, previsto già nella relazione Rava al Senato per la cessione gratuita alla città nostra dello storico colle, „per formarne un verde, ampio e bel parco, congiunto con ferrovia funicolare alla città, e aperto al pubblico“ (Atti Parlamentari, Senato, Legislatura XXVI).

„Parliamo pure anzitutto di questo mezzo rapido e comodo, funicolare, funivia o ascensore, come di recente si è discusso dai competenti. Esso è il primo presupposto per un uso su ampia scala del magnifico luogo che molte città ci invidiano, luogo pieno di memorie, di vedute panoramiche, di ombre ristoratrici, di aria impregnata di selva, cantante di usignoli, un vero polmone periferico per la popolazione, — a parte lo scopo preminente di pellegrinaggio nazionale così pieno di significato.

„Si dice, e non so se sia vero, che la Italcementi farebbe gratuitamente il foro in roccia per un ascensore occulto, in cambio dell’ottimo materiale cementizio residuante. Vedo qui a Milano un ascensore per la popolazione d’ogni modesto palazzo qualsiasi. Non dovrebbe essere impossibile poter finanziare un ascensore da servire per una cittadinanza intera e per i suoi ospiti, con tariffe a prezzo modico, cinquanta centesimi e meno. Nè forse mancherebbero contributi d’alto loco.

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„Per la conservazione poi di quanto c’è sul Dosso, occorrerà certo in prima linea una congrua sorveglianza, mettiamo due o tre guardiani o „guardiacaccia“ prestanti, vestiti bene, con divisa marziale e muniti di fucile e pistola, tanto per l’importanza stessa: la forma esterna, la loro apparizione regolare devono servire di decorazione del sito oltre che ad incutere rispetto per la sua nobiltà. Su giù come in ogni parco nobile, specie se è aperto allo sguardo del forestiere fino (al cui concorso noi dobbiamo pure e sempre aspirare), per esempio nel parco di Monza, nel parco di Lévico e via dicendo. Tale piccolo corpo di sorveglianza batterà i vasti meandri, servirà alla tutela dei fabbricati, dei manufatti, delle ormai non esuberanti rarità botaniche e faunistiche, delle curiosità geologiche ecc., alla conservazione degli arredi per la comodità e decenza, come panche per il pubblico, cesti con coperchio per depositarvi rifiuti, carte, bottiglie infrante, vetri e così via, che troppo spesso infestano i punti più accoglienti dei viali e della selva.

„Infatti occorre ripristinare certi viali già in efficenza con mettervi anche molte panche fisse e mobili noleggiabili verso tenue compenso, perchè il pubblico così possa fermarsi e spostarsi a piacere coll’ombra o col sole secondo le stagioni; pensare ad un chiosco per giornali e tabacchi, a qualche gabinetto di decenza, all’impianto d’un telefono, d’una cassettina postale...

„I fabbricati esistenti sul Dostrento, purchè debitamente puliti e restaurati, paiono fatti apposta per compiere utilissime funzioni, oggi assai necessarie. Ecco.

„Sul Dostrento, sempre così pronto a rendere oggetti e resti archeologici e ad offrire delle sorprese interessanti, è sempre desiderabilissimo un programma razionale di scavi, mentre proprio l’antica topografia della Verruca resta ancóra da fare. In vista di una sistemazione totalitaria definitiva, si potrebbe sempre fare coincidere ricerche del genere colle graduali elaborazioni del Dosso. Occorrerà così una Soprintendenza speciale del Dostrento, la quale dovrebbe assolvere il compito d’invigilare per conto del Comune su tutto l’ andamento culturale-economico di quel bene cittadino, tenendo anche i necessari collegamenti ed utili intese colla R. Soprintendenza alle Antichità per le Venezie con sede in Padova e colla R. Soprintendenza all’Arte medievale e moderna con sedè al Bonconsiglio in Trento.

„Per l’ufficio della Soprintendenza del Dostrento si presterebbe benissimo la vecchia Casa nobile, ex-villa vescovile, che sorge sulla parte di mezzodì, non priva di qualche saporoso cimelio artistico-storico ancóra superstite. Dotata di telefono e di diversi locali, potrebbe servire anche di luogo di ricovero in casi di rapidi cambiamenti atmosferici. Potrebbe ospitare anche una bibliotechina specializzata del Dostrento e contenere in bell’ordine tutte le opere italiane e straniere finora elencate che si occupano direttamente o indirettamente del Dosso, a cui moltissime altre saranno da aggiungere, poichè si sa come la bibliografia sia un campo mai completo: ciò potrebbe anche attrarre l’attenzione di certe categorie importanti di visitatori.

„Le due forti Polveriere, di cui una da poco mancante del tetto, offrirebbero due saloni maestosi e significativi per ospitare, al posto della minaccia straniera, le superstiti glorie della storia, dell’arte e della natura, cioè un Museo speciale del Dostrento, sia per la parte archeologica e storico-artistica in genere (relitti, iconografia d’imperatori romani e d’alti personaggi di tutti i tempi ch’ebbero relazione col Colle sacro ecc.) che per la parte naturalistica (botanica, zoologia, geologia ecc.). Un reparto potrebbe essere destinato a Cesare Battisti e alle sue opere.

„L’idea affacciata da altri di fare delle Polveriere un luogo di ristoro per forestieri e pubblico, non sarebbe forse in sè priva di un certo interesse — anche come idea nuova di usare un fortilizio ostile munito di fuciliere, dopo la bufera politica, in bella ritorsione, a scopo di amico confortevole asilo — se non vi ostasse la relativamente, si può dire, poca distanza dalla zona del Monumento; quantunque in fin dei conti le Polveriere siano occultate dal bosco, si trovino in [p. 18 modifica]ubicazione depressa, chiusa dal crinale di cima e topograficamente perciò non partecipe del sistema ambientale del sacro luogo del Monumento. Qui però meglio certo le due grandi aule di Museo (Antichità e geologico-botanico-faunistico).

„A dirimere ogni spiegabile contrarietà a quell’uso delle Polveriere, credo che per luogo di ristoro — sempre necessarissimo, massime per i forestieri — si presterebbe invece assai, come molto lontano dal Monumento e romantico, il fabbricato detto dell’„Uccelliera“, colombaia militare „vecchia“, una casina sperduta nel bosco, ben lontana dal Monumento, con d’attorno i resti d’un giardino con rocchi di vecchie colonne, di chiaro gusto ambientale, luogo delizioso nell’estate e pieno di suggestività nella stagione invernale.

„Resta da nominare, di fabbricati del Dostrento, la Baracca (con muratura) ex-austriaca, già detta anche Magazzino Munizioni, nei pressi della cima del Dosso e vicinissima al Monumento. Qui si diceva di allogare il corpo di guardia d’onore degli Alpini al Monumento e qualche cimelio del bel Battaglione „Trento“. Ma purtroppo quest’ultimo ha lasciato la nostra città per altre sedi, e d’altro canto occorrono uno o più locali per un sorvegliante del Monumento (che potrà essere qualche reduce mutilato), da incaricare anche della vendita di pubblicazioni riguardanti Battisti e il Dostrento, libri per forestieri e cartoline e di qualche altra mansione analoga. Ed ecco che niente si presterebbe meglio di detto fabbricato a due passi dal Monumento!

„Insomma lassù c’è quello che per intanto occorre; ed in tempi di stretta economia anzitutto bisogna salvare e far fruttare quello ch’è a disposizione.

„Creati l’ordine e la vita sul Dostrento, si potrà tosto passare alla vera sistemazione in grande stile, man mano che fluiranno i mezzi. Il luogo impareggiabile è suscettibile di tutte le più geniali trasformazioni graduali, scientifico-artistico-vedutistico-paesistiche con bel gioco di viali, sentieri e traguardi, facendone un luogo di pensiero con busti di eroi e grandi uomini ed un parco salutifero degno anche di ben maggiori città, magari rallegrato anche dalla presenza di qualche famigliola di caprioli: tale da formare un „numero“ di alto interesse per Trento che adesso ne difetta. Il forestiere, trascorso un pomeriggio in Dostrento, cenerebbe al fresco in Sardagna e pernotterebbe tra noi.

„Che volete? Trento oramai, a quanto pare, si fa presto a vederla. Un pensiero nella Fossa del Castello, un’occhiata al Duomo, un gelato e una cartolina col boia per gli amici... Non è così da troppo tempo?“.

Accenneremo qui di passata ad un’altra idea fiorita per la valorizzazione del Dostrento di cui s’era sentito parlare con entusiasmo, idea d’un valente professionista: quella di ricavare dalla massa del Dostrento (già altra volta assomigliato nel suo complesso ad un Colosseo), rispettata la zona del Monumento, nientemeno che un anfiteatro a gradinate, insomma una colossale Arena di Verona per spettacoli classici, praticando analoghi scavi di svasamento nel pianoro sliperiore a sera delle Polveriere!!! L’idea, certo fantasiosa, rivestirebbe — a parte l’opportunità delle circostanze — una grandiosità inaudita, con un teatro alpino meraviglioso e un ricavo cospicuo di materiale cementizio... Ma vogliamo troppo bene al nostro Dosso, così come c’è pervenuto in dono dalla Natura, dagli aborigeni e dai padri nostri, nel nome di Roma sigillato da quello di Battisti.

Il Capo del Governo, la venuta del Quale Trento attende da lungo con così viva passione, ha sempre dimostrato di apprezzare degnamente l’alta importanza morale della romana Verruca, il Dostrento, Campidoglio o Acropoli della „Regina delle Alpi“, all’epoca augustea punto di partenza e base dell’impero per la [p. 19 modifica]conquista e il dominio in queste Alpi, ed ha voluto contribuire ancóra nella scorsa primavera ai nobili sforzi del Comune per incrementarla e farla emergere in tutti i sensi.

Anzi, mentre questo scritto era già in corso di stampa, il Duce in una giornata d’agosto fervida ha regalato momenti indimenticabili ai Trentini colla Sua entrata trionfale nella piazza Vittorio Emanuele III gremita e festante, dopo la Sua visita austera ai sacri luoghi del Bonconsiglio e del Dostrento. Dostrento da scirocco.
                                                                                                                        (fot. Giulio Garbari)

Il nostro dosso romano, ripristinato nell’antico fascino, che porta il sigillo di quello moderno non degenere, è già entrato nella coscienza come nelle abitudini del Popolo Italiano quale luogo di pellegrinaggio e di auspicio, in questa zona singolare alle porte d’Italia ammonitrici, divenendo, come Staglieno, Caprera, Santa Croce, uno dei chiari luoghi di pensiero italiani.