I Nibelunghi (1889)/Avventura Nona

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Anonimo - I Nibelunghi (XIII secolo)
Traduzione dal tedesco di Italo Pizzi (1889)
Avventura Nona
Avventura Ottava Avventura Decima

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Avventura Nona

In che modo Sifrido fu mandato a Worms


     Poi ch’elli vïaggiâr per nove interi
Giorni sul mare, così disse primo
Hàgene di Tronèga: Ora ascoltate
Ciò ch’io dirovvi. Troppo lungo indugio
5Avemmo noi con le novelle nostre
A Worms, al Reno, da invïarsi. Eppure
I vostri messi già dovrian la terra
Aver toccata de’ Burgundi. — Allora
Prence Gunthero così disse: Voi
10Detto m’avete il ver. Ma niun più acconcio
Per tal vïaggio ne sarìa di voi,
Hagèn diletto. Alla mia terra adunque

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Piacciavi cavalcar. Niuno agli amici
Meglio potria di voi questo vïaggio
15A quella corte render noto. — Acconcio
Ed atto messaggier, no, non son io,
Hàgene rispondea. Fate che ufficio
Io curi sol di camerlingo, ch’io
Qui rimaner su l’onde vo’, d’accanto
20A le donzelle, e custodir lor vesti,
Fin che addurle potrem là ne la terra
Ch’è di Borgogna. Voi pregate intanto
Prence Sifrido che il messaggio rechi.
Ei tale ufficio con virtù sovrana
25Adempier vi potrà. Che s’egli a dietro
Da tal vïaggio si ritrae, con dolce
Atto ed amicamente e per l’amore
Il dovete pregar di vostra suora.
     Così del prode fe’ ricerca il sire,
30E venne il prode, ratto che qualcuno
Rinvenirlo potè. Disse Gunthero:
     Poi che vicini a casa, alla mia terra,
Ci facciam noi, degg’io miei messaggieri
Alla diletta mia sirocchia, a mia

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35Madre ancora, invïar, che noi pel Reno
Ci avviciniamo. E di cotesto voi
Prego, o Sifrido. Questo mio desire
Deh! mi compite, perch’io sempre poi
Vi sia devoto. — Così disse il prence,
40Eletta spada. Ma Sifrido, ei forte
Ardimentoso, ricusando stette,
Fin che Gunthero a supplicar d’assai
Incominciò. Per l’amor mio, dicea,
E di Kriemhilde per l’amor, la vaga
45Fanciulla, perchè poi meco devota
Ella vi sia, la nobile donzella,
Partir v’è d’uopo cavalcando. — Ratto
Che udì cotesto principe Sifrido,
Accinto e pronto fu al vïaggio il prode.
     50Or m’imponete ciò che più v’è a grado,
Chè nulla a voi si negherà. Cotesto
Io volentier farò per la fanciulla
Leggiadra tanto. Ricusarmi a quella
Che porto in cor, come potrei? Qualunque
55Cosa per lei chieggiate voi, d’un tratto
Sarà compiuta. — Alla mia madre adunque,

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Ute regina, dite voi che in questo
Nostro vïaggio d’animo giocondo
Ed alto siamo noi. Fate che sappia
60Il fratel mio come per noi raggiunta
Sia la meta; e v’è d’uopo esta novella
A’ nostri amici anche ridir. Nascondere
Nulla dovete a mia sirocchia bella,
A lei la servitù di me dovete
65E di Brünhilde annunzïar. Ancora
A’ miei consorti, a le mie genti tutte,
Narrate voi qual esito felice
Ebb’io per quello, a cui questo mio core
Forte anelava. E dite al mio diletto
70Nipote, Ortwino, che gli scanni appronti
A Worms, là presso al Reno. Ad altri miei
Congiunti ancora udir si faccia ch’io
Celebrar vo’ con tutta pompa queste
Nozze mie con Brünhilde. Anche direte
75Alla mia suora ch’ella sì, nel tempo
Che appreso avrà ch’io son giunto alla terra
Con questi ospiti miei, la donna mia
Diletta accolga con amor sollecito,

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Con molta cura, per ch’io poi devoto
80A Kriemhilde mi sia per tutto il tempo.
     Sifrido, il sire ardimentoso, ratto,
Come a lui s’addicea, prese da donna
Brünhilde allora e da’ consorti suoi
Commiato e cavalcò lunghesso il Reno.
85Esser già non potea messo migliore
Su questa terra. A Worms ei cavalcava
Con ventiquattro valorosi; e detto
Poichè fu allor che Sifrido redìa
Senza il suo re, ciò fu rancura a tutti
90Li suoi consorti con dolor. Temeano,
Temeano ei sì che là rimasto fosse
Il lor prence e signor. Ma quei balzaro
Da’ lor destrieri, e superba per gioia
Lor alma era d’assai. Rapido corse
95Incontro a lor Gislhero, il buono e giovane
Prence, e Gernòt, fratello a lui. Deh! quanto
Ei concitato favellava, ratto
Che appo Sifrido re Gunthèr non scorse!
     Il benvenuto siate voi, Sifrido.
100E farmi udir dovete voi il mio

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Fratello, il re, dove lasciaste. Tolto
Ce l’ha Brünhilde vigorosa, credo!
Così sarìa quell’amor suo superbo
Addivenuto in nostro danno assai!
     105Ogni affanno lasciate! A voi, a tutti
Li suoi congiunti esti compagni miei
Recano il suo saluto. E illeso e incolume
Io pur anco il lasciai. Qui m’invïava
Per ch’io con le novelle in vostra terra
110Gli fossi messaggier. Ma d’uopo è intanto
Che voi ratto di questo abbiate cura,
Onde sì avvenga che veder concesso
La regina mi sia con la sorella
Vostra pur anco. Annunzïar degg’io
115Ciò che per me lor chiedono pregando
E Gunthero e Brünhilde. Alto e giocondo
È stato d’ambedue. — Così rispose
Giselhèr giovinetto: E però è d’uopo
Che a lor ne andiate voi, chè a mia sirocchia
120Cosa feste ben cara;1 ed ella intanto

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Grave porta dolor pel fratel mio.
Volentier la fanciulla (io ve ne sono
Mallevador) vi rivedrà. — Per quanto
Io servirla potrò, prence Sifrido
125Allor soggiunse, ciò sarà di piena
Voglia fatto e con fè. Ma chi a le donne
Or dirà che da lor vogl’io recarmi?
     Gislhero, l’uom leggiadro ed avvenente,
Fu allora il messaggiero. — Alla sua madre
130Aitante Gislhero e alla sirocchia,
Là 've ambo ei le vedea, così parlava:
     A noi venne Sifrido, il forte eroe
Di Niderlànd, e qui mandollo al Reno
Gunthero il fratel mio. Novelle intanto
135Egli ci apporta come va faccenda
Del nostro prence. Or d’uopo è sì che voi
Gli concediate ch’egli venga in corte.
Le novelle veraci egli d’Islanda
Qui vi dirà. — Grave dolor toccava
140Le donne illustri ancora, ond’elle tosto
A lor vesti balzâr, le cinser tosto,
E pregâr che venisse incontanente

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Sifrido in corte. Ed ei ben fea di buona
Voglia cotesto, ch’ei vedea le donne
145Volentieri d’assai. Kriemhilde illustre
Grazïosa gli disse: Oh! benvenuto,
Sifrido, siate voi, buon cavaliero
Degno di lode! Ov’è il fratello mio,
Gunthero, il nobil re, possente e ricco?
150Di Brünhilde per man, la vigorosa,
Perduto l’abbiam noi, credo. Fanciulla
Misera che son io, qual venni al mondo!
     L’ardimentoso cavalier rispose:
Or la mercè di messaggier mi date!
155Voi, leggiadra donzella, oh! voi per nulla
Vi state a lagrimar. Illeso e incolume
Il lasciai; e cotesto io qui vi rendo
E manifesto e noto. A voi con queste
Novelle m’invïaro. Egli e la sua
160Donna diletta con amor del core,
Nobil regina, v'ofiron grazïosa
Lor servitù. Lasciate adunque il pianto,
Che giunger tosto ei vonno. — In lungo tempo
Più gioconda novella unqua non ebbe

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165La giovinetta. Con un lembo, candido
Quant’è la neve, di sue vesti, i begli
Occhi, dopo le lagrime, tergea,
Indi, per tale annunzio che venìa,
A render cominciava al messaggiero
170Sue grazie molte. L’alto suo cordoglio
Allor cessò col lagrimar costante.
     Ella pregò che il messaggier sedesse,
E volentieri egli si assise. Allora
L’amorosa fanciulla così disse:
     175Grave non mi sarìa s’io vi dovessi,
Qual guiderdon di messaggiero, il mio
Oro donarvi. Ma soverchio voi
Ricco siete per ciò. Grata sarovvi
Per sempre adunque. — S’io soltanto avessi
180Trenta terre, ei dicea, dalla man vostra
Io pur sempre torrei ben volentieri
Un vostro dono. — E ciò si faccia, disse
Quella, ricca di pregi; e fe’ comando
Che ne andasse un valletto incontinente
185Pel guiderdon del nobil messaggiero.
     Con pietre buone ventiquattro anelli

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Ella gli dava in guiderdon. Ma l’alma
Di quel gagliardo anche era tal, che nulla
Ei tener volle. A’ suoi consorti prossimi
190Che nell’aule ei trovò, tutto ci donava
Ratto, a l’istante. Suoi servigi ancora
Grazïosa gli offria di lei la madre,
E l’uomo ardito le dicea: Più assai
I’ vi dirò di quanto il re vi prega
195Tosto che al Reno ei giunga. E se voi, donna,
Ciò gli farete, in ogni tempo a voi
Devoto egli sarà. Udii che questo
Egli desìa che agli ospiti suoi ricchi
Facciate oneste le accoglienze; ancora
200Conceduto gli sia che a Worms innanzi
Uscir vogliate cavalcando voi
Al loro incontro su le sabbie. Intanto
Di ciò voi siete con fede perfetta
Ammonite dal prence e supplicate.
     205A ciò pronta son io, gli rispondea
L’amorosa fanciulla. E diniegata
Cosa non gli sarà, di che servigio
Io far gli possa; e con amica fede

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Ciò per lui si farà. — S’accrebbe in lei
210Color del volto, qual per gioia assunse.
     Accolto mai non fu messo regale
Me’ di prence Sifrido. E s’ella osato
Baciarlo avesse, ben ciò fatto avrìa
L’inclita donna. In qual atto d’amore
215Vero e perfetto da le donne il prode
Prese commiato allor! Ma di Borgogna
Facean gli eroi quanto indicea Sifrido.
     Sindolto e Hunoldo e Rumoldo guerriero,
Quali dovean d’assai pensieri e cure
220Aver l’incarco, su le sabbie, innanzi
A Worms, drizzarno i seggi, e allor si videro
Molti del prence maggiordomi intenti
A molti uffici. Ortwin e Gere, e questi
Nulla volean lasciar, per loro amici
225Mandâr da tutte parti, e a’ loro amici
Annunzïâr le nozze che ben tosto
Esser dovean. Per queste s’adornaro
Molte leggiadre giovinette. Allora,
Per gli ospiti venienti, in ogni parte
230Il palagio adornossi e le pareti

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Pur anco s’adornâr. Di re Gunthero
L’aula con arte s’impalcò da molti
Artefici stranieri, e con gran gioia
Cominciavan così l’inclite nozze.
     235Corsero cavalcando ogni sentiero
Di quella terra dei tre re i congiunti,
Che altri invïò perchè aspettar dovessero
Chi là venir bramava; e da’ forzieri
Vesti fûr tratte assai pompose. Allora
240Dato fu annunzio che vedeansi omai
Cavalcando venir gli amici tutti
Di Brünhilde regina, e si levava
Del popol fra le turbe alto un tumulto
Per la burgundia terra. Oh! quanti eroi
245Vidersi allor d’ambe le parti accolti!
     Kriemhilde bella favellò: Voi tutte,
Ancelle mie, che meco esser bramate
Là ’ve accôrrem gli ospiti nostri, fuori
Da’ cofani traete ogni migliore
250Veste che abbiate. E dagli ospiti intanto
Laude con molto onor darassi a noi.
     Vennero i prodi ancora. Elli fean cenno

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Di là recar dipinte in fulgid’oro
L’inclite selle, che montar le donne
255Doveano a Worms, là presso al Reno. Oh! mai
Veder non si potean più belle e acconcie
Equine barde! Oh! quant’oro lucente
Sui palafreni sfavillò! Splendeano
Molte nobili gemme in su le briglie,
260E i dorati sgabelli in su lucenti
Strati di seta2 altri a recar fu pronto
Per le fanciulle. D’anima gioiosa
Ell’erano davver! Già stavan pronti
In corte, per le nobili fanciulle,
265Com’io v’ho detto, i palafreni, e questi
Recar là si vedean piccoli e belli
Lor pettorali nel più bello e ricco
Drappo di seta che alcun dir vi possa.
Anche fûr viste ottantasei matrone
270Uscir, che avean ghirlande. Appo Kriemhilde
Venìan coteste assai leggiadre e vesti

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Recavano lucenti. Anche venièno
Molte vezzose giovinette, adorne
In ricca foggia, ed eran di Borgogna,
275Cinquantaquattro. Ell’eran le più vaghe
Che altri veder potea. Con lor capelli
Biondi sotto a fetuccie aurifulgenti,
Avanzar si vedean. Fatto fu allora
Con cura inver ciò che bramava il sire.
     280E recavan le nobili fanciulle
Pomposi drappi, che trovar migliori
Poteansi allor, dinanzi a’ cavalieri
Estrani che venìan, molte magnifiche
Vesti pur anco, quali a lor bellezza
285Grande ben s’addicean. — D’anima vile
Sarìa colui che acerbo e rïottoso
Contro ad alcuna fosse stato! — E molte
Si rinvennero allor vesti pregiate
Di zibellino e d’armellin; ben molte
290E braccia e mani s’adornâr d’anelli
E di smanigli in sui drappi di seta
Ch’elle recar dovean. Ma niuno invero
Potrìa tal cura in sino al fin narrarvi.

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     Cintole molte, artificiose e ricche
295E lunghe assai, su le vesti lucenti
Furono avvinte allor da molte mani,
I lembi a rattener nobili e ricchi
Di ferrandina in arabica seta,
E l’inclite fanciulle avean di tanto
300Alta letizia assai. Molte leggiadre
Fanciulle ancora, grazïosamente,
Eran succinte in fibbie; e ciò potea
Esser d’affanno a lor che in su le pinte
Vesti non tanto rilucesse il vivo
305Color de le lor gote. Oh! sì leggiadro
Corteggio ora non ha di regi un figlio!
     Poi che vestite le amorose donne
Ebber lor vesti, vennero a l’istante
Ampio stuol di gagliardi ardimentosi
310Che guidar le dovean. Molte pur anco
Aste di legno di compatta quercia
Altri apportava con pavesi e scudi.

Note

  1. Venendo per il primo a dar novelle.
  2. Sgabelli per montare a cavallo (Bartsch).