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I Persiani (Eschilo-Alfieri)/Atto III/Scena prima

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Atto Terzo - Scena prima

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Eschilo - I Persiani (472 a.C.)
Traduzione dal greco di Vittorio Alfieri (XVIII secolo)
Atto Terzo - Scena prima
Atto III Atto IV

ATOSSA, CORO


Atossa

Ogni uom ne’ mali addottrinato, o fidi,
Sa che i mortali sogliono, ove inondi
De’ guai la piena, paventar di tutto;
Ma se prospera spiri aura, affidarsi
Ch’abbia costante a rimaner Fortuna.
A me così d’ogni terror ricolma
Si appresentan funeste visíoni,
Figlie dei Numi; e rintronar gli orecchi
Sentomi, oimè! di non Peónie grida.
Quind’io con mente attonita, tremante,
E de’ miei carri e dell’usato fasto
Immemore, qui riedo, dalla reggia
Meco arrecando le funeste accette
Libazíoni, allevíanti i muti
Defunti, onde la tomba or si disséti
Del Genitor di Serse mio. La dolce
Bevanda io reco, almo candor di latte
Di giovenca purissima: e il tesoro
Da’ fior trascelto, luccicante miele;
E intatte l’onde di virginea fonte:
E il licor gajo di vetusta vite,
Figlia di suol robusto: e aggiungendovi anco
Il pingue umor soave, che odorifero
Del sempre-verde ulivo spremer suolsi
Dai frutti: e in copia le ghirlande arreco
Della prole terrigena fiorita.
S’odan per voi frattanto a queste mie
Libazíoni aggiunti inni di morte,
Atti evocar dalle Tartaree grotte
L'ombra quassù del Divin Dario; mentre
Affidati all’arsiccia Madre antiqua
Premando io i doni degl’Inferni Numi.1

Coro

O veneranda, quanto Persia gira,
Donna e regina; a senno tuo que’ sacri
Umori tu nell’intime terrestri
Latébre spandi: all’aure inni disciolti
Fieno intanto da noi, sì che benigna
Scorta or si degnin dalle Inferne chiostre
Venirne i Numi alla pregevol Ombra.
O Sotterranei voi Démoni sacri,
Mercurio, e Pluto reggitor di Stige,2
Per voi di Dario l’alma in luce rieda.
Sola omai puote, ogni mal nostro udendo,
Del sottrarcene i mezzi additar essa.

STROFE I


Coro lir.

Chi sa se Dario or forse, ombra beata,
Re, che ai Numi fu pari;
Chi sa, s’egli or non ode
Nostra Persica voce addolorata,
Di lagrime impregnata!
Ah, sì; che i nostri gemiti alti amari
Ben egli ascolta or dalle Stigie prode.

ANTISTROFE I


Terra, deh tu, che il suo mortal ne ammanti;
E voi, ch’arbitri Duci
Dei terrigeni estinti,
Ne ostentate talor gli avanzi santi;
Deh, con magici incanti
Redivive or mandate a noi le luci
Del Re, che in maggior fede ha i Persi avvinti!

STROFE II


Eroe diletto, amata tomba; amati
Costumi suoi, qui acchiusi!
Pluto, Signor dei Fati, or da’ tuoi Regni
Dario a noi rendi, e sian gl’Inferni schiusi
A Dario Re, cui non fu il pari....oimè!

ANTISTROFE II


Fra i guerri-vori vortici non mai
Dario affondò i suoi Forti:
Divin senno il nomai;
E Divin senno egli era alle Coorti
Perse il gran Re: ben ei reggeale.... oimè!

STROFE III


Monarca, o tu prisco Monarca, or vieni;
Muoviti; spunta
Dalla più eccelsa punta
Del tuo tumulo magno: a noi baleni
Del purpureo calzar l’altera mostra;
E la regal tiára auro-trapunta,
Cui diadéma inostra:
Vieni, deh, Dario padre, a noi ti mostra.

ANTISTROFE III


Vieni; e feroci udrai danni recenti;
Gran Re dei Regi,
Il tuo apparir noi fregi.
Stigia una nebbia attorniaci dolenti
Pe’ giovin tutti alla Tartarea chiostra
Spinti, a Persia recando ultimi spregi.
Ecco, ogni uom ti si prostra;
Vieni, deh, Dario padre, a noi ti mostra.

EPODO


Miseri, ahi noi!
Deh tu, cui tanto lagrimammo estinto
Sudditi fidi e fidi amici tuoi;
Deh, perchè doppio orrido guajo avvinto
S’è intorno intorno al bel tuo regno intero?
Gran Reggi-impéro, ahi sì, gran Reggi-impéro,
Periro annichilate (or nol sai tu?)
Nostre navi, ahi non più navi, non più!


Note

  1. Premandare, Verbo poco usato. Pare però intelligibile, necessario, e calzante in questo luogo. È tanto Italiano, quanto il Premorire, e tanti altri simili, affigliati al Vocabolario.
  2. Il Testo, prima di Mercurio invoca la Terra: ma dopo aver detto Χθόνιοι δαἰμονες, Terrestri, o sia Sotterranei Dei; pare o risibile, o inutile di aggiungervi, o Terra.