I Salmi di David (Diodati)/SALMO XXXIV
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SALMO XXXIV.
1 I’ vo’ tuttor il Signor benedire:
N’unque de le sue lodi il canto ameno
Verrammi in bocca meno.
L’alma mia gloriarsi e ’n lui gioire
Veggendo i mansueti,
Giubileranne lieti.
Or intoniam le sue lodi supreme,
Ed esaltiam il suo gran Nome insieme.
2 Tenni a cercarlo ognor la mente desta:
Ed egli in grazia pronto mi rispose.
Da paure angosciose
Fummi a salvar la sua potenza presta.
Chi l’have riguardato
Sempre fu rischiarato:
Ne d’esso fu la faccia unque confusa,
Del pio sperar ed aspettar delusa.
3 Il tristo poverel, qual io già fui,
Al Signor diede dolorosi gridi:
Ed ei soccorsi fidi.
Gli porse in tutti i grevi affanni sui.
Intorno a’ suo’ tementi
Son gli Angeli presenti
In grosso stuol ed arringato campo,
Per dar ad uopo lor aita e scampo.
4 Mirate quant’è buono e grazioso
Il nostro Dio, e fatene saggio e prova.
L’uom, cui porre in lui giova
La fede, è pur beato e venturoso.
Riverenza ed onore
Date, o santi, al Signore:
Perchè chi ’l teme umil, di cor devoto,
Di ben giammai non troverassi voto.
5 Sovente ha fame il leoncel feroce:
Ma chi cerca il Signor con viva spene,
Non manca d’alcun bene.
Udite, o figli, mia paterna voce,
E ’l timor casto e pio
V’insegnerò di Dio.
Qual è quell’uom a cui del viver cale,
E gioir ama in questa vita frale?
6 Guarda la lingua altrui non sie nociva,
N’avvenga mai che da le labbra s’oda
Uscirti inganno o froda.
Fa pur il ben e ’l mal oprar ischiva:
Procaccia l’alma pace
D’un affetto seguace.
Gli occhi a’ giusti il Signor volge clemente,
E tiene a’ gridi lor l’orecchie intente.
7 Ma di giusto furor l’accesa faccia
Incontro a’ felli malfattori affisa:
E gli divelle in guisa,
Che ’n terra non riman di loro traccia.
A lui gli stridi e pianti
Spandon i giusti e’ santi:
Ed ei propizio a’ lor disiri attende
E d’ogni afflizion salvi gli rende.
8 Di color il Signor vicin si trova
Il cui dolente cor macera e frange
Aspro dolor, che l’ange.
Travagli senza fin il giusto prova:
Ma ’l Signor, che ’l percote,
Da tutti lo riscote.
D’esso le membra egli conserva e l’ossa
N’alcun fiaccarne può fiera percossa.
9 Il malvagio perir vedrassi, estinto
Da sua malvagità propria e natia:
E chi ’l giusto odia fia
Diserto ed in total ruina spinto.
Il Signor salva e cura
Chi ’l serve in dirittura.
Ned esser può ch’abbandonato pera
L’uomo, che ’n lui costantemente spera.