I colloqui/I. Il giovenile errore/Le due strade

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Le due strade

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I. Il giovenile errore - L'ultima infedeltà I. Il giovenile errore - Elogio degli amori ancillari
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LE DUE STRADE.


i.


Tra bande verdigialle d’innumeri ginestre
la bella strada alpestre scendeva nella valle.

Ecco, nel lento oblio, rapidamente in vista,
4apparve una ciclista a sommo del pendio.

Ci venne incontro: scese. «Signora: sono Grazia!»
Sorrise nella grazia dell’abito scozzese.

«Tu? Grazia? la bambina?» - «Mi riconosce ancora?»
8«Ma certo!» E la Signora baciò la Signorina.

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«La bimba Graziella! Diciott’anni? Di già?
La mamma come sta? E ti sei fatta bella!

La bimba Graziella: così cattiva e ingorda!...»
12«Signora, si ricorda quelli anni?» - «E così bella

vai senza cavalieri in bicicletta?...» - «Vede!...»
«Ci segui un tratto a piede?» - «Signora, volentieri.»

«Ah! Ti presento, aspetta, l’avvocato: un amico
16caro di mio marito. Dagli la bicicletta....»

Sorrise e non rispose. Condussi nell’ascesa
la bicicletta accesa d’un gran mazzo di rose.

E la Signora scaltra e la bambina ardita
20si mossero: la vita una allacciò dell’altra.


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ii.


Adolescente l’una nelle gonnelle corte,
eppur già donna: forte bella vivace bruna

e balda nel solino dritto, nella cravatta,
4la gran chioma disfatta nel tocco da fantino.

Ed io godevo, senza parlare, con l’aroma
degli abeti l’aroma di quell’adolescenza.

- O via della salute, o vergine apparita,
8o via tutta fiorita di gioie non mietute,

forse la buona via saresti al mio passaggio,
un dolce beveraggio alla malinconia!

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O bimba nelle palme tu chiudi la mia sorte;
12discendere alla Morte come per rive calme,

discendere al Niente pel mio sentiero umano,
ma avere te per mano, o dolcesorridente!

Così dicevo senza parola. E l’altra intanto
16vedevo: triste accanto a quell’adolescenza!

Da troppo tempo bella, non più bella tra poco
colei che vide al gioco la bimba Graziella.

Belli i belli occhi strani della bellezza ancora
20d’un fiore che disfiora, e non avrà domani.

Sotto l’aperto cielo, presso l’adolescente
come terribilmente m’apparve lo sfacelo!

Nulla fu più sinistro che la bocca vermiglia
24troppo, le tinte ciglia e l’opera del bistro

intorno all’occhio stanco, la piega di quei labri,
l’inganno dei cinabri sul volto troppo bianco,

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gli accesi dal veleno biondissimi capelli:
28in altro tempo belli d’un bel biondo sereno.

Da troppo tempo bella, non più bella tra poco,
colei che vide al gioco la bimba Graziella!

- O mio cuore che valse la luce mattutina
32raggiante sulla china tutte le strade false?

Cuore che non fioristi, è vano che t’affretti
verso miraggi schietti in orti meno tristi;

tu senti che non giova all’uomo soffermarsi,
36gettare i sogni sparsi, per una vita nuova.

Discenderai al Niente pel tuo sentiere umano
e non avrai per mano la dolcesorridente,

ma l’altro beveraggio avrai fino alla morte:
40il tempo è già più forte di tutto il tuo coraggio. -

Queste pensavo cose, guidando nell’ascesa
la bicicletta accesa d’un gran mazzo di rose.


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iii.


Erano folti intorno gli abeti nell’assalto
dei greppi fino all’alto nevaio disadorno.

I greggi, sparsi a picco, in lenti beli e mugli,
4brucavano ai cespugli di menta il latte ricco;

e prossimi e lontani univan sonnolenti
al ritmo dei torrenti un ritmo di campani.

Lungi i pensieri foschi! Se non verrà l’amore
8che importa? Giunge al cuore il buon odor dei boschi.

Di quali aromi opimo odore non si sa:
di resina? di timo? o di serenità?...


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iv.


Sostammo accanto a un prato e la Signora, china,
baciò la Signorina, ridendo nel commiato.

«Bada che aspetterò, che aspetteremo te;
4si prende un po’ di the, si cicaleccia un po’....»

«Verrò, Signora; grazie!» Dalle mie mani, in fretta,
tolse la bicicletta. E non mi disse grazie.

Non mi parlò. D’un balzo salì, prese l’avvio;
8la macchina il fruscìo ebbe d’un piede scalzo,

d’un batter d’ali ignote, come seguita a lato
da un non so che d’alato volgente con le rote.

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Restammo alle sue spalle. La strada, come un nastro
12sottile d’alabastro, scendeva nella valle.

«Signora!... Arrivederla!...» gridò di lungi, ai venti.
Di lungi ebbero i denti un balenio di perla.

Tra la verzura folta disparve, apparve ancora.
16Ancor s’udì: «...Signora!...» E fu l’ultima volta.

Grazia è scomparsa. Vola - dove? - la bicicletta....
«Amica, e non m’ha detta una parola sola!»

«Te ne duole?» - «Chi sa!» - «Fu taciturna, amore,
20per te, come il Dolore....» - «O la Felicità....»