I colloqui/II. Alle soglie/Cocotte

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Cocotte

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II. Alle soglie - L'amica di nonna Speranza III. Il reduce
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COCOTTE.


i.


Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
4mi protese la mano ed il confetto....


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ii.


«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»

3Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
6fretta d’un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.

9Sempre ch’io viva rivedrò l’incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
12ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!

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15«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì.... vedi la mia Mamma e il mio Papà?»
18Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità....

21«Una cocotte!....»

                         «Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
24non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte.... La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
27un senso buffo d’ovo e di gallina....

Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l’Isole Felici....
30Co-co-tte.... le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate....
Fate saranno, chi sa quali fate,
33e in chi sa quali tenebrosi offici!


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iii.


Un giorno - giorni dopo - mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
3«O Piccolino, non mi vuoi più bene!...»
«È vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise.... E mi baciò
6con le pupille di tristezza piene.


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iv.


Tra le gioie defunte e i disinganni,
dopo vent’anni, oggi si ravviva
3il tuo sorriso.... Dove sei cattiva
Signorina? Sei viva? Come inganni
(meglio per te non essere più viva!)
6la discesa terribile degli anni?

Oimè! Da che non giova il tuo belletto
e il cosmetico già fa mala prova
9l’ultimo amante disertò l’alcova....
Uno, sol uno: il piccolo folletto
che donasti d’un bacio e d’un confetto,
12dopo vent’anni, oggi, ti ritrova

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in sogno, e t’ama, in sogno, e dice: T’amo!
Da quel mattino dell’infanzia pura
15forse ho amato te sola, o creatura!
Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
Se leggi questi versi di richiamo
18ritorna a chi t’aspetta, o creatura!

Vieni. Che importa se non sei più quella
che mi baciò quattrenne? Oggi t’agogno,
21o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
del tuo passato! Ti rifarò bella
come Carlotta, come Graziella,
24come tutte le donne del mio sogno!

Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
27che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state.... Vedo la casa, ecco le rose
30del bel giardino di vent’anni or sono!

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Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia....
33Vieni! T’accoglierà l’anima sazia.
Fa ch’io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacierò: rifiorirà, nell’atto,
36sulla tua bocca l’ultima tua grazia.

Vieni! Sarà come se a me, per mano,
tu riportassi me stesso d’allora.
39Il bimbo parlerà con la Signora.
Risorgeremo dal tempo lontano.
Vieni! Sarà come se a te, per mano,
42io riportassi te, giovine ancora.