I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Del castello medioevale/Degli avvenimenti che si riferiscono a questo castello

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2. Degli avvenimenti che si riferiscono a questo castello

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Del castello medioevale - Della sua origine e delle sue vicissitudini Degli obelischi di Benevento
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2. degli avvenimenti che si riferiscono a questo castello


Giovanna I.a Regina di Napoli, moglie di Ludovico Re di Ungheria, secondo riporta il cronista Domenico di Gravina1, avrebbe rimesso in questo Castello, racchiuso in un gran cuoio, il cadavere di Carlo d’Artus Conte di Montederisi, fatto da Lei uccidere come sospetto di avere partecipato nel 1345 alla uccisione del giovinetto Andrea di Ungheria, fratello del nominato Ludovico2. L’invio del cadavere ad Castrum Beneventanum sarebbe stato fatto allo scopo di dare autentica testimonianza del maleficio al Papa Clemente VI, che mostrava interesse di scoprire i complici del triste dramma.

Questo Castello nel 1385 abitò forse Urbano VI dopo la sortita da Nocera3.

In esso fu tenuto prigione per alcun tempo Ambrogio Abbate di S. Sofia; e ne fu scarcerato nel 1412 per ordine di Ladislao, Re di Napoli, che allora possedea Benevento, con lettera da Lui scritta ad Arrigo de Martinis di Vico, Rettore di questa città4.

Giacomo della Marra, marito di Giovanna II.a Regina di Napoli, in questo Castello nell’Agosto o Settembre del 1415 fe’ [p. 483 modifica]prigione Sforza Attendolo da Cotignola, il quale, passato dai servigi di Papa Giovanni XXIII a quelli di Ladislao e quindi della sudetta Giovanna II.a, da costei era stato elevato al grado di Gran Contestabile del Regno, carica che gli tirò addosso l’odio dei Baroni5. Ma il detto Sforza, tradotto nel Castello Nuovo di Napoli, non solo l’anno appresso fu rimesso in libertà6, ma quanto nel 1418, col consenso di Papa Martino V, dalla stessa Regina Giovanna fu investito della Rettoria di Benevento, che egli lasciò poi in retaggio a suo figlio Francesco nel 1424, e venne ad abitar questo Castello dove era stato fatto prigione7.

Ritornato indi a poco Benevento sotto il dominio Pontificio, vi furono ripristinati i Rettori Ecclesiastici; e da quel tempo non si trova più cenno alcuno di questo Castello nelle istorie.

Questi brevi ricordi fan chiaro però che non bene si avvisavano coloro i quali anni addietro propugnavano la demolizione di questo Castello; imperocchè esso costituisce sempre una pagina della storia locale; e le memorie son più conservate allorchè hanno a riscontro la testimonianza dei monumenti.

Oltre a ciò, da secoli questo Castello corona la città nella sua parte più eminente, e le dà una impronta propria. Il forestiere di lontano non la ravviserebbe più, ove le fosse mozzato il capo.

Oh, i moderni demolitori! Essi, senza accorgersene, sono più barbari dei vandali.

Presso questo Castello vedesi un leone sopra una colonna formata di due stilobati identici prismatici ottagonali sovraccarichi di ornati, opere della decadenza romana, retti a loro volta da un piedistallo moderno. Una iscrizione moderna sul fronte di questo piedistallo vorrebbe darci a credere che quel leone sia il simbolo della vigilanza, della maestà e fortezza dell’antico popolo dei Sanniti, e ci dice che la colonna (cioè quei due stilobati romani) trovata fra le macerie del Castello, fu innalzata in onore di Papa Urbano VIII dal Senato e dal popolo di Benevento nell’anno 1640. È la seguente: [p. 484 modifica]

VRBANO VIII PONT. MAX.
PRINCIPI OPTIMO BENEFICENTISS.o
S. P. Q. B.
ANTIQUAE SAMNITVM VIGILANTIAE
MAIESTATIS ET FORTITVDINIS INSIGNIA
LEONEM DICAVIT
COLVMNAM EREXIT
ANN. DOM. MDCXXXX
IOANNE A SUMMAIA FLORENTIN.
BENEVENTI V. GVBERN.
OPERIS AVCTORE AC PROMOTORE.

Stefano Borgia8 asserisce che questo leone rappresenta l’arme degli Sforzeschi, in memoria di Sforza Attendolo e di Francesco Sforza figlio di costui, che tennero la Rettoria di Benevento.

A me pare, a giudicar dallo stile, che questo leone sia uno dei tanti dell’epoca longobarda che si vedono interi o in frammenti per la città, e non abbia alcuna relazione nè con i Sanniti nè con gli Sforza.

Note

  1. De reb. gest. in Apul. ab. ann. 1333 ad ann. 1350 tom. 12. r. Ital.
  2. Vedi pure Borgia, op. cit. parte II pag. 199 e 200.
  3. Id.id.pag. 159, 200 e 273 in nota.
  4. Id.id.pag. 200.
  5. Borgia op. cit. parte II. pag. 200 a 202.
  6. Id.id.parte II. pag. 201.
  7. Id.id.id. pag. 195, in nota, e 202.
  8. Memorie Istoriche di Benevento, parte III, pag. 355.