I principii scientifici del divisionismo/V

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CAPITOLO IV




Sostanze coloranti e luci.


I
l potere che hanno in sé i corpi di assorbire parte degli elementi semplici della luce che li illumina a appare in modo caratteristico nelle sostanze coloranti, specialmente quelle più intense e che si approssimano dippiù ai colori puri dello spettro, poiché, se il manifestarsi di uno solo dei colori semplici della luce non può avvenire se non dalla sottrazione di tutti gli altri che la compongono, così è forza ammettere che nelle sostanze coloranti il dominio di un sol colore debba dipendere da un forte potere di assorbire raggi semplici di luce.

Ma se consegue dal fatto dell’assorbimento di questo o quel raggio semplice la varietà delle sostanze coloranti, così che quelle che non ne assorbono affatto, ma riflettono tutta la luce bianca quale la ricevono, sono bianche, e nere sono tutte quelle che assorbono ogni luce incidente, non ne deriva però egualmente, che procedendosi a dei miscugli di sostanze coloranti gli effetti risultanti debbano corrispondere perfettamente ai colori presentati dai varî [p. 98 modifica]oggetti del vero, per quanto l'artista si studi di raggiungere l'imitazione, e meno ancora che dal miscuglio delle sostanze coloranti si. possano ottenere combinazioni eguali a quelle prodotte dai miscugli delle varie luci naturali, abbenchè l'uso dei colori materiali si sia sempre fondato sull'opinione che ciò dovesse avvenire, e la pittura abbia avuto origine da simile supposto, ritenuto poi per tradizione una verità inoppugnabile.

Fra il modo di essere dei colori del vero e le tinte fatte sulla tavolozza ed applicate su di una superficie piana corre però una differenza grandissima. Dapprima, perché nel vero, cogli effetti dell'assorbimento, concorre all'aspetto definitivo degli oggetti l’'addizione delle luci prodotte dalle molte riflessioni di raggi colorati che i corpi inviano l’uno sull'altro, e l’addizione delle luci è tanto diversa dall'assorbimento, quanto l'aggiungere è diverso dal sottrarre: inoltre perché, la costituzione degli oggetti reali essendo infinitamente più varia della caratteristica omogeneità delle materie coloranti e dei loro impasti, l'analogia della somiglianza non può essere che tutt'affatto superficiale.

Un esempio che si può scegliere fra tanti, è quello già offerto del verde delle foglie delle piante vive, che allo spettroscopio lasciano scorgere promiscui il ranciato, il rosso, il giallo ed il violetto, che non figurano nel verde fatto di sostanze coloranti, per quanto sembrino imitarlo.

Poi la forzata collocazione in piena luce dei dipinti, perché siano visibili, importa sui colori che adopera il pittore una quantità di luce bianca riflessa cui non sono soggetti gli oggetti del vero, perché questi non hanno tutte le loro superfice su di uno stesso piano, ciò che veramente basterebbe da solo per convincere che l’imitazione del vero fatta colla pittura, è ben lontana dal poter essere affidata al semplice esteriore rapporto che un pezzo di materia [p. 99 modifica]colorata può avere con qualche colore prodotto da mescolanza di luci.

Ma vi è ancora dippiù l'intervento dei glutini necessari alle sostanze coloranti per il loro impiego e la loro durabilità, per il quale concorso che aumenta o diminuisce la velocità di propagazione della luce fra le particelle dei colori, secondo la liquidità ed il potere rifrangente del glutine, si differenziano ancor più i colori del pittore dall’intima natura dei colori reali, e quindi il comportarsi delle sostanze coloranti secondo quella legge di assorbimento che hanno comune cogli oggetti del vero, non è titolo sufficiente, e meno ancora perentorio, per rendere le materie coloranti idonee per sé a funzionare come luci.

Per intendere bene quale sia la differenza fra i miscugli dei raggi luminosi e quello delle sostanze coloranti bisogna ritornare un momento sull'esperienza della ricomposizione della luce dispersa dal prisma, che si è veduto ottenersi tanto col mezzo di una lente biconvessa, che raccoglie i sette raggi colorati all'uscita del prisma per riunirli di nuovo in un punto bianco, come col mezzo di uno specchio concavo, che pure converge i raggi dispersi in un punto luminoso ed incoloro uguale alla luce del sole. Anche valendosi di sette specchietti mobili, disposti in guisa che ognuno possa riflettere uno dei colori semplici ricevuti dal prisma verso un punto comune, questo risulta bianco, quale era il sottile raggio di sole prima dell'ingresso nel prisma.

Coprendo uno degli specchietti, in modo da togliere alla ricostituzione della luce bianca uno degli elementi necessari, se il colore semplice soppresso è il rosso, l'immagine risultante dalla riunione dei rimanenti sei colori spettrali non sarà più bianca, ma verde-azzurra, cioè complementare del rosso sottratto.

Così volta a volta, sopprimendo un raggio semplice, il [p. 100 modifica]fascio residuo mostrerà sempre il colore complementare del raggio eliminato. Ma se, invece di sopprimere interamente un colore semplice, si copre uno degli specchietti solo per metà od un terzo, così che una certa parte, per esempio del rosso, possa ancora mescolarsi agli altri sei colori, il punto luminoso risultante non sarà più assolutamente verde, come si mostrava dapprima coprendo tutto lo specchietto, ma comparirà di un verde mescolato di luce bianca, cioè quanta se ne è ricostituita per la quantità di rosso lasciata libera sullo specchietto. In qualunque modo si esperimenti, sottraendo alcuna parte di qualche raggio semplice si avrà sempre per risultato la scomparsa della luce bianca.

Nei corpi, e conseguentemente nelle sostanze coloranti, non essendovi assorbimento così completo che un solo raggio semplice, o tutti meno uno vengano totalmente estinti, mancheranno tutti gli effetti analoghi non solo, ma si incontra, per la proprietà stessa dell'assorbimento pronunziato nelle sostanze coloranti più che negli altri corpi, tale serie di ostacoli al godimento della loro superficiale analogia coi colori semplici della luce, che il miscuglio suggerito dall'istinto rimane, come si verrà dimostrando, il mezzo meno proprio di utilizzarle per tutti quegli effetti che veramente si possono ricavarne dietro una cognizione più profonda delle loro proprietà intrinseche e dei loro rapporti col fenomeno luminoso.

Allorché si mescola un colore ad un altro colore, si ritiene, in genere, che si aggiunga colore a colore, ma ciò non è in fatto, poiché invece di una addizione di colori, si opera una sottrazione. Per effetto del miscuglio, la luce rinviata dalle molecole dell'una sostanza colorante, dove ha già subito una sottrazione parziale di raggi, penetra nelle particelle dell'altra, subendovi una seconda diminuzione di raggi, onde non può uscirne che doppiamente menomata dalla [p. 101 modifica]sua costituzione primiera di luce bianca. Ed è infatti questo residuo partecipante delle singole proprietà assorbenti dei due colori mescolati, che rappresenta la tinta del miscuglio, ossia il prodotto di due sottrazioni di elementi di luminosità del raggio incidente.

Per contrario, allorché sulla superficie di un oggetto colorato viene a posarsi il raggio pure colorato ma riflesso da un altro oggetto circostante, l’effetto di queste due luci riunite evidentemente risulta dalla somma delle radiazioni sovrappostesi e necessariamente diverso dal prodotto ottenuto col miscuglio delle sostanze coloranti, impiegate a copiare tale effetto di addizione di due luci, per quanto potesse essere simile il colore che imitava il corpo riflettente ed il colore che imitava il corpo riflessato, adoperati dal pittore, se per raggiungere l'imitazione ha impastate le due tinte in una sola.

Si dimostra in modo pratico e facile la grande differenza che esiste fra il mescolare luci dello spettro e sostanze coloranti, quando si fondano un giallo ed un azzurro, i due colori che presentano il risultato più diverso dai singoli componenti di quanti se ne possono vedere dall'unione di due sostanze coloranti, tanto se il miscuglio si opera coi colori in polvere, che sciogliendo le polveri nei soliti veicoli della pittura...

Non essendovi per tale miscuglio alterazione chimica né: del giallo né dell’azzurro, parrebbe che, per quanto suddivise le due sostanze, le particelle minutissime del giallo e dell’azzurro dovessero rimanere sempre coi loro caratteri propri, e sulla superficie formata dal miscuglio di giallo e di azzurro trovarsi disposti come a mosaico punti innumerevoli gialli e azzurri, e l'occhio nostro percepirli come tali, o se avviene fusione di immagini dei punti perché troppo piccoli, risultare della luce bianca, essendosi veduto che [p. 102 modifica]l'addizione dell’azzurro col giallo dello spettro produce luce bianca.

Ma ciò non avviene per quella proprietà di assorbimento della luce, di cui sono dotati i corpi, che nel caso del giallo e dell'azzurro si manifesta col trattenere le particelle gialle tutti i raggi azzurri e violetti, e le particelle azzurre tutti i raggi rossi, aranciati e gialli, cosicché la luce bianca che colpisce il miscuglio, rimanendo priva di tutti i suoi componenti semplici all'infuori del verde, non ritorna più al nostro occhio che di questo colore.

Analogamente succede pei miscugli a due a due di tutte le sostanze coloranti, permanendo il fatto, finché si adoperano impastandole assieme, che i due colori non si sommano, ma ogni componente funziona per conto proprio sottraendo, secondo la sua composizione molecolare, certi raggi piuttosto che certi altri, per cui il risultato finale non può che riuscir discorde da quello della unione dei colori semplici della luce.

Così il rosso ed il verde-azzurro spettrale che uniti formano luce bianca, tradotti in sostanze coloranti come il cinabro ed il verde smeraldo, non producono più che un grigio opaco; il giallo verde ed il violetto, che pure essendo complementari dovrebbero dar luce bianca, coi colori materiali corrispondenti non formano che un verde grigio rossastro di triste aspetto; come grigio peggiore risulta dall’ aranciato coll’ indaco, altra coppia dei colori dello spettro che uniti si trasformano in luce bianca.

Il maggior assorbimento che nasce dall'unione di tre e più colori materiali spinge i miscugli a maggior senso di nero, togliendosi sempre nuovi elementi della luce bianca più che aumentano le combinazioni di sostanze che possono assorbirla, poiché, come si è già detto, l'unione di co- lori materiali, non sia addizione di luci, ma somma di poteri sottraenti della luce. [p. 103 modifica]

In altri termini, quando si mescolano due sostanze coloranti siccome il miscuglio non opera una trasformazione chimica e quindi un sistema molecolare che agisca con unità di effetto riguardo all’assorbimento, restano attive le facoltà assorbenti di ciascun colore, ed essendo ogni assorbimento una sottrazione di luce, che è quanto dire un senso di nero, non si potrà fare miscuglio di due sostanze coloranti senza che avvenga doppia sottrazione di luce o raddoppiamento di oscurità.

Se ciò avviene per il miscuglio di due colori, tanto più deve accadere questa diminuzione luminosa con tre, quattro e più miscugli, e ciò è quanto invariabilmente succede. Le rigorose esperienze di Rood a questo riguardo, fatte comparando gli effetti del miscuglio delle sostanze coloranti con quelli ottenuti da vetri trasparenti o da raggi luminosi, sia coll’apparecchio di Dove che per mezzo dei dischi giranti, sono della maggiore eloquenza, ed è del massimo interesse riportare i due quadri riassuntivi dell’autore stesso, dimostranti la quantità di nero che fa d’uopo aggiungere ai colori di rotazione per equipararli a quelli prodotti dal l’impasto sulla tavolozza.

Miscuglio sulla tavolozza

Miscuglio per rotazione

50 violetto + 50 verde di Hooker........... =

21 violetto + 2,25 verde di Hooker
+ 4 cinabro + 52,5 nero.

50 violetto + 50 gomma gutta................ =

54 violetto + 20 gomma gutta
+ 26 nero.

50 violetto + 50 verde............................ =

50 violetto + 18 verde + 32 nero.

50 violetto + 50 bleu di Prussia............. =

47 violetto + 49 bleu di Prussia
+ 4 nero.

50 violetto + 50 carmino....................... =

36 violetto + 37 carminio
+ 8 oltremare + 19 nero.

50 gomma gutta + 50 bleu di Prussia.... =

12 gomma gutta + 42 bleu di Prussia
+ 41 verde + 4 nero.

50 cinabro + 50 oltremare..................... =

21 cinabro + 26 oltremare
+ 54 nero + 9 bianco.

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50 verde di Hooker + 50 carmino ......... =

23,5 verde di Hooker + 8 carminio
+ 52 cinabro + 18 nero.

50 carmino + 25 verde ........................... =

50 carmino + 25 verde + 26 nero.


Come osserva lo stesso Rood1, la quantità di nero introdotta negli esempi esposti non è sempre la stessa, alcuna volta vi occorse un terzo colore, in altro l’aggiunta del bianco, e in quasi la metà dei casi il concorso di un elemento estraneo, ciò che dimostra come l’impasto delle sostanze coloranti non rappresenti in nessun modo una somma di intensità luminose, e non possa quindi l’impasto né equivalere «alle addizioni di luce, che formano la maggior parte degli effetti del vero, né servire per l'aumento di intensità luminosa di uno stesso colore.

L’addizione di luce che si svolge sempre sugli oggetti del vero — perché il colore locale assoluto di un corpo non potrebbe avvenire se non togliendolo ad ogni influenza di corpi circostanti come se fosse campato nel vuoto — è essenzialmente il modo di essere degli effetti luminosi naturali, essendo questi formati, oltre che dal colore proprio di ogni oggetto illuminato, dai riflessi dei corpi circonvicini e degli strati atmosferici saturi di atomi luminosi che alla lor volta riflettono luci in ogni direzione e fanno da loro stessi un velo irradiante luce situato fra i corpi e chi li guarda.



  1. Roop, op. cit., pag. 124-125.