I versi latini di Giovanni del Virgilio e di Dante Allighieri/Altri versi latini/IV

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Giovanni del Virgilio

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Altri versi latini - III
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DELLO STESSO.




 
     Il Teologo Dante, il non ignaro
Di domma alcuno, cui Filosofia
L’almo petto dischiuda, e le sia caro;

     Ei gloria delle Muse, e che ognor fia
5Autor vulgare al popolo gradito,
Qui giace, e in ciel del nome empie ogni via.

     Distribuì agli estinti il proprio sito
Egli, ed il regno delle doppie spade,
Di retore e di loico usando il rito.

     10Presso al morir suonar feo le contrade
Pierie al suon di pastorali avene;
Ma il coglie Atropo, ahi cruda!, e l’opra cade.

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     Fiorenza ingrata un frutto amaro bene
Diègli a gustar, da quando al suo poeta
15Dell’esilio patir fece le pene.

     La pietosa Ravenna invece è lieta,
In sen del Duca suo Guido Novello,
D’avergli dato almen stanza quïeta.

     Tredici volte cento, e unito a quello
20D’anni vent’uno il novero volgea,
Quando Settembre, agl’idi, apria l’avello,

     Che agli astri suoi redir l’alma ne fea.