<dc:title> Il Baretti - Anno II, n. 16 </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giuseppe Raimondi/Evgenij Abramovič Baratynskij/Giovanni Titta Rosa/Alfredo Polledro/Piero Gobetti/Nino Frank/Vito Giuseppe Galati/S. C. Grenier</dc:creator><dc:date>1925</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Il Baretti - Anno II, n. 16, Torino, 1925.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Baretti_-_Anno_II,_n._16/La_Musa&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200319220842</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Baretti_-_Anno_II,_n._16/La_Musa&oldid=-20200319220842
Il Baretti - Anno II, n. 16 - La Musa Giuseppe Raimondi/Evgenij Abramovič Baratynskij/Giovanni Titta Rosa/Alfredo Polledro/Piero Gobetti/Nino Frank/Vito Giuseppe Galati/S. C. GrenierIl Baretti - Anno II, n. 16, Torino, 1925.djvu
Non accecato son io dalla Musa mia:
una bellezza non la nomeranno,
e i giovinetti, scortala, a lei dietro
in invaghita turba non correranno.
Di adescar con ricercata foggia,
con giocar d’occhi, con brillante eloquio,
non ha ella l’inclinazione, né il dono;
ma colpito è subitamente il mondo
dalla non comune espressione del suo volto,
dalla calma semplicità dei suoi accenti;
ed esso, piuttosto che con mordace biasimo,
la onora con negligente lode.