Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/LXXII - Aspere rupi, incolti sassi e aperte
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LXXII.
In viaggio per impervii cammini, insidiato da fiere, l’animo suo mai non è distratto dalla visione della Mencia lontana. Sonetto descrittivo d’una certa efficacia pittoresca.
Aspere rupi, incolti sassi e aperte
Dal terremoto e profondate grotte
D’orror, di fredda tema, e d’atra notte
4Piene, e caverne inospiti e deserte;
Strade mai sempre perigliose ed erte,
D’alte roine attraversate e rotte,
Acque schiumanti con furor condotte
8Per valli ognor di nuvole coperte;
Di famelici lupi, e crude fiere,
D’orsi, di serpi e di mill’altre belve
11Covi, spelonche, buconi, antri e tane,
E voi sì spaventose e oscure selve,
Com’è che mi facciate qui vedere
14Chi m’arde e fa le mie speranze vane?
Note
V. 1. Sassi, luoghi sassosi e perciò incolti.
V. 3. Fredda tema, timor panico; atra notte, grotte profonde e oscure.
V. 11. Ogni sorta, adunque, di covi dove trovano ricetto gli animali selvatici.
Enumerazioni consimili spesseggiano nel Petrarca, cfr. Canz.: «Orsi, lupi, leoni, aquile e serpi» (LIII, v. 70); «Selve, sassi, campagne, fiumi e poggi» (CXLII, v. 25); «Fior’, frondi, erbe, ombre, antri, onde, aure soavi» (CCCIII, v. 5); «Monti, valli, paludi e mari e fiumi» (CCCLX, v. 50).
V. 12. Com’è, come mai avviene che mi ridestate pur voi l’imagine della Mencia?
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