Il Catilinario/XXXIV

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Capitolo XXXIV

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXXIV
XXXIII XXXV
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CAPITOLO XXXIV.


Come li presi furono dati in guardia; e come il popolo era contra a Catilina.


Lette le predette lettere, avendo prima ciascuno conosciuto il suo suggello, il senato stabilì che Lentulo fosse rimosso dall’officio, e ch’egli e tutti gli altri presi fossono tenuti e guardati alla cortese1: sicchè Lentulo fu dato in guardia a P. Lentulo Spinteri, il quale allora era edile (a)2; Cetego fu dato a Q. Cornificio; Statilio a G. Cesare; Gabinio a Marco Crasso; Cepario, il quale poco innanzi era stato preso quando fuggia, fu dato a Gn. Terenzio senatore. In fra queste cose il popolo, poichè fu palesata la congiurazione, il quale prima era stato desideroso di novità, ora cominciarono a maladire e abbominare li consigli di Catilina, e a levare Cicerone a cielo3; e rallegravansi fortemente, siccome la città di gran pericolo e grande servitudine fosse liberata4 . Chè pensavano che, quanto [p. 50 modifica]al fatto della battaglia5, sarebbe suto più a fare preda che a distruggere in tutto6; ma il fuoco e lo incendio pensavano che sarebbe suto cosa crudele e ismoderata, e cagione di molto lor grande miseria, li quali aveano tutte le ricchezze, che si partengono7 al cotidiano uso e adornamento del corpo8.

Note

  1. e ch’egli e tutti gli altri presi fossono tenuti e guardati alla cortese) Preso è qui adoperato sustantivamente, come l’usiamo noi, per prigione. Alla cortese, posto avverbialmente, vale cortesemente, con maniera cortese, ma qui guardato alla cortese è da intender propriamente non rinchiuso in carcere, ma posto sotto la custodia di alcuno, che napoletanamente dicesi dare per consegnato.
  2. (cioè giudice delle minori cose, sopra le quali aveano potestà di giudicare e ordinamento fare).
  3. e a levare Cicerone a cielo) A cielo, posto avverbialmente, vale sommamente, grandemente; onde dicesi lodare a cielo, innalzare a cielo, dolere a cielo, e simili, e qui levare a cielo, cioe esaltare, lodare grandemente.
  4. di gran pericolo e grande servitudine) Servitudine e lo stesso che servitù; e, venendoci dal latino, ritenne troppo della sua origine, come avvenne pure di molte altre voci, le quali ora non sono così da usare.
  5. quanto al fatto della battaglia) Quanto il leggeva la stampa per quanto al, ovvero per rispetto a, per ciò che risguarda ec.: e col consiglio del Betti abbiamo emendate l’errore, certo, del copiatore.
  6. sarebbe suto più a fare preda ec.) Inten― di: il fatto della battaglia, o la battaglia, sarebbe suto (stato) o valuto più a fare preda, cioè acquistar preda, che a distruggere ec.
  7. partenere è voce antica, ed oggi si ha a dire appartenere.
  8. li quali aveano le ricchezze ec. ) Il testo lat. ha: quippe cui omnes copiae in usu quotidiano et cultu corporis erant, cioè; come quelli di cui tutte le ricchezze consisteano nelle cose che appartengono al cotidiano uso ec. Ma non si dee tacere che in tutto questa periodo il traduttore, forse per difetto del codice di cui fe uso, non ha dato bene nel segno.