Il Circolo Pickwick/Capitolo 56
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Il signor Pickwick se ne stava tutto solo a sedere, pensando a tante cose e cercando il miglior modo di provvedere alla sorte della giovane coppia la cui incerta posizione gli era cagione di tanta ansietà e di così continuo dispiacere, quando Maria entrò svelta e leggiera in camera di lui, e avanzandosi verso la tavola, disse con una certa fretta:
— Scusate, signore, Sam è da basso, e vuol sapere se permettete al padre che venga su a vedervi.
— Certamente, — rispose il signor Pickwick.
— Grazie, signore, — disse Maria, saltellando verso la porta.
— È tornato da molto tempo Sam? — domandò il signor Pickwick.
— Oh, signor no, — rispose con calore Maria. — È arrivato proprio or ora. Non vi chiederà altre licenze, non ve ne chiederà più, me l’ha detto.
È possibile che Maria si accorgesse del soverchio calore messo nel dare questa notizia, e del sorriso di buon umore con cui il signor Pickwick la guardò prima ancora ch’ella finisse di parlare. Certo è ch’ella abbassò il capo ed esaminò la cocca di un suo aggraziato grembiuletto con molto più interesse che non fosse assolutamente necessario.
— Dite loro che possono venir su, — disse il signor Pickwick.
Maria, molto rinfrancata in apparenza, scappò con la sua imbasciata.
Il signor Pickwick andò su e giù per la camera due o tre volte, grattandosi il mento e sprofondato nei suoi pensieri.
— Bene, bene, — disse poi in tono triste ed amorevole, — è la miglior ricompensa che potrei dare alla sua affezione e alla sua fedeltà; e sia pur così in nome del cielo. È destino di un vecchio scapolo che coloro che gli stanno intorno vadano formando novelli legami e ad uno ad uno lo abbandonino. Io non posso pretendere che per me si faccia un’eccezione. No, no, — conchiuse con un certo senso di buon umore, — sarebbe egoismo ed ingratitudine. Dovrei invece esser felice di avere una opportunità di fargli del bene. E sono felice, certamente che sono felice...
Era così assorto in queste sue riflessioni che non udì una bussata alla porta che la terza o la quarta volta. Rimettendosi subito a sedere e riassumendo la consueta affabilità, rispose che favorissero pure, al che Sam Weller entrò, seguito dal suo genitore.
— Ho piacere di vedervi, Sam, — disse il signor Pickwick. — Come state, signor Weller?
— Sano come una lasca, — rispose il vedovo; — spero che anche voi stiate bene.
— Benissimo, grazie.
— Dovevo dirvi due parole, signore, — riprese il signor Weller, — se mi potete dare nient’altro che cinque minuti.
— Ma certo, ma certo. Sam, date una seggiola a vostro padre.
— Grazie, Sam, ne ho una qui, — disse il signor Weller tirandone una avanti. — Bellissima giornata, signore, — soggiunse, posando il cappello a terra e mettendosi a sedere.
— Bellissima davvero, — rispose il signor Pickwick. — Tempo asciutto e sano.
— Il più sano che abbia mai visto, signore.
E ciò detto il signor Weller fu preso da un violento accesso di tosse, terminato il quale, scosse il capo, ammiccò e fece vari segni deprecativi e minacciosi al figliuolo, dei quali Sam ostinatamente non si volle accorgere.
Il signor Pickwick, vedendo che da parte del vecchio vetturino c’era un tal quale imbarazzo, fece le viste di essere occupato a tagliar le pagine di un libro che aveva vicino, ed aspettò pazientemente che il signor Weller arrivasse con tutto suo comodo all’oggetto della visita.
— Non ho mai visto un ragazzaccio della vostra specie, Sam, — disse il signor Weller, volgendo al figliuolo un’occhiata d’indignazione; — mai, in tutto il tempo della mia vita.
— Che cosa ha egli fatto, signor Weller? — domandò il signor Pickwick.
— Non vuole incominciare, signore, — rispose il signor Weller; — sa benissimo ch’io non son buono di azzeccar due parole quando bisogna dire qualcosa di proposito, e se ne sta lì a guardarmi per togliervi il vostro tempo prezioso e per far ridere del fatto mio, invece di aiutarmi con una mezza sillaba. Non è da buon figliuolo cotesto, Sam, — disse il signor Weller, asciugandosi il sudore dalla fronte; — tutt’altro, Sam, tutt’altro.
— Mi avete detto che volevate parlar voi, — rispose Sam — come potevo sapere che sareste incespicato proprio al principio?
— Dovevate accorgervi che non ero buono a partire; mi trovo dal lato cattivo della strada, infangato, quasi in un fosso, e voi intanto non mi date una mano. Io mi vergogno di voi, Sam.
— Il fatto è, signore, — disse Sam con un lieve inchino, — che il genitore qui è stato a ritirare la sua moneta.
— Bravo, Sam, bravissimo, — approvò con aria soddisfatta crollando il capo il signor Weller. — Io non volevo mica sgridarvi, Sam. Bravissimo. Cotesto è il modo d’incominciare; venire subito al punto. Bravissimo davvero, Sam.
Il signor Weller crollò un infinito numero di volte il capo nell’eccesso della sua soddisfazione, e si atteggiò ad ascoltare, aspettando che Sam ripigliasse il filo del discorso.
— Potete sedere, Sam, — disse il signor Pickwick, prevedendo che il colloquio sarebbe stato più lungo di quanto in principio avea creduto.
Sam tornò ad inchinarsi, sedette, e mentre il padre lo guardava fiso, continuò:
— Il genitore ha riscosso dunque cinquecentotrenta sterline.
— Consolidati, — appoggiò sottovoce il signor Weller.
— Consolidati o no, poco importa, — disse Sam; — son cinquecentotrenta sì o no?
— Bravissimo, Sam, — rispose il padre; — andiamo avanti.
— Alla qual somma egli ha aggiunto per la casa e pel negozio...
— Cessione, affitto, masserizie, — insinuò il signor Weller.
— ... E tutto insieme, — conchiuse Sam, — vengono a fare mille e centottanta sterline.
— Davvero! — esclamò il signor Pickwick. — Mi fa proprio piacere. Mi compiaccio con voi, signor Weller, per aver saputo far così bene i fatti vostri.
— Un momento, signore, — disse il signor Weller alzando la mano in atto supplichevole. — Avanti, Sam.
— Questa moneta qui, — riprese Sam un po’ esitante, — ei la vuol mettere in qualche posto al sicuro, ed io pure lo desidero con tutto il cuore, perchè se la tiene lui, l’andrà dando in prestito a qualcuno, o l’investirà in cavalli, o si lascerà cadere il portafogli, e in un modo o nell’altro si darà a conoscere per una vera mummia egiziana.
— Bravissimo, Sam, — osservò il signor Weller con tanta compiacenza che pareva le parole di Sam suonassero il più sperticato elogio della prudenza e previdenza di lui. — Bravissimo.
— Per le quali ragioni, — proseguì Sam stirando nervosamente la tesa del cappello, — per le quali ragioni egli ha ritirato oggi questo suo danaro, ed è venuto qui per dirvi, o in altri termini per offrirvi, cioè a dire per...
— Per dirvi questo, — venne su impaziente il signor Weller padre, — che a me non mi serve nè punto nè poco. Io mi rimetterò a fare regolarmente il mio mestiere, e non l’ho dove riporre, a meno che non voglia pregare la guardia di serbarmelo, o metterlo in una delle tasche della carrozza, il che sarebbe una gran tentazione pei passeggieri di dentro. Se me lo vorrete tener voi, signore, vi sarò veramente obbligato. Forse, — disse il signor Weller accostandosi al signor Pickwick e parlandogli all’orecchio, — forse vi potrebbe anche servire prima o dopo per quella vostra condanna, sapete. In somma voi tenetelo fino a che io non ve lo domandi di nuovo.
Con queste parole il signor Weller pose il portafogli nelle mani del signor Pickwick, afferrò il cappello e scappò dalla camera con una celerità che non si sarebbe aspettata da un corpaccione come il suo.
— Fermatelo, Sam, — esclamò il signor Pickwick. — Raggiungetelo; riconducetelo qui subito! Signor Weller, — qua, dico! — signor Weller!
Sam vide che non c’era da disobbedire; sicchè afferrando il padre pel braccio in mezzo alle scale, lo trascinò sopra per forza.
— Mio buon amico, — disse il signor Pickwick prendendo il vecchio per mano, — la vostra fiducia mi confonde.
— Io non ci vedo nessuna ragione per cotesto, — rispose ostinato il signor Weller.
— Vi assicuro, mio buon amico, che io ho più danaro che non me ne bisogni; molto più che un uomo della mia età possa aver tempo di spendere.
— Nessuno sa mai quel che è capace di spendere, fino a che non prova.
— Può darsi; ma siccome io non ho alcuna intenzione di far queste prove, debbo pregarvi, signor Weller, di ripigliare questo danaro.
— Benissimo, — disse il signor Weller con un viso molto scontento. — Statemi bene a sentire, Sam, io farò qualche cosa di disperato con questa maledetta proprietà; qualche cosa di disperato assai!
— No, no, — fece Sam, — lasciate stare.
Il signor Weller stette un po’ a riflettere, e quindi abbottonandosi con grande risolutezza, disse:
— Mi metterò come guardia in una barriera.
— Come, come? — esclamò Sam.
— In una barriera, — ripetette a denti stretti il signor Weller; — in una barriera. Dite addio a vostro padre, Sam, io dedico tutto il resto dei miei giorni ad una barriera.
La minaccia era così terribile e il signor Weller pareva così risoluto e nel tempo stesso così mortificato dal rifiuto del signor Pickwick, che questi, dopo avere alquanto riflettuto, disse:
— Bene, bene, signor Weller, mi terrò il danaro. Forse ne potrò far più bene io che voi.
— Precisamente, si capisce, — disse ripigliandosi il signor Weller, — è naturale, signore.
— Non se ne parli più, — conchiuse il signor Pickwick chiudendo a chiave il portafogli nella scrivania; — io vi son grato di tutto cuore, mio buon amico. Sedete adesso; ho bisogno di un vostro consiglio.
L’interna ilarità destata dal successo trionfale della sua visita, e che avea messo in convulsione non solo il viso del signor Weller, ma le braccia, le gambe e tutta la sua persona, nel veder chiudere a chiave il suo portafogli, diè subito luogo alla serietà più dignitosa nell’udir queste parole.
— Vorreste aspettar di fuori qualche minuto, Sam? — disse il signor Pickwick.
Immediatamente Sam si ritirò.
Il signor Weller fece un viso pieno di profondità e di stupore quando il signor Pickwick incominciò dal dire:
— Voi, signor Weller, non siete mica fautore del matrimonio?
Il signor Weller crollò il capo. Non trovava parola nè modo di articolar sillaba, perchè certi vaghi pensieri di una qualche vedova maligna che avesse tirato in rete il signor Pickwick lo presero a dirittura alla gola.
— Avete notato nel venir su con vostro figlio una ragazza da basso le scale? — domandò il signor Pickwick.
— Sì, ho veduto una ragazza, — rispose secco il signor Weller.
— Che ne pensate? sentiamo un po’. Francamente, signor Weller, che ve n’è sembrato?
— Mi è sembrata grassotta e ben fatta, — rispose con aria critica il signor Weller.
— E così è in effetto. E che mi dite dei suoi modi, da quel tanto che n’avete visto?
— Molto aggraziati. Aggraziati ed ariosi.
Il significato preciso di questo secondo aggettivo non si vedea ben chiaro quel che potesse essere, ma si capiva dall’intonazione che il sentimento non era sfavorevole, e il signor Pickwick ne fu soddisfatto come se ne avesse pesato tutto quanto il valore.
— Io m’interesso molto a lei, signor Weller, — disse il signor Pickwick.
Il signor Weller tossì.
— Un interesse, s’intende, pel suo bene; un desiderio di vederla ben situata e contenta. Capite?
— Capisco, — rispose il signor Weller che non avea capito niente.
— Questa ragazza dunque ha una certa affezione per vostro figlio!
— Per Samuele Weller!
— Per l’appunto.
— È naturale, — disse dopo un momento di riflessione il signor Weller; — è naturale, ma è grave; Sam ha da stare attento.
— Che volete dire?
— Ha da stare attento a non dirle nulla, a non lasciarsi andare, così, senza pensarci sopra, a dirle qualche cosa che lo tiri poi in un processo come quel vostro. Non si è mai al sicuro con coteste donne, signor Pickwick; quando fanno un loro progetto sopra di voi, non c’è mai da sapere da che parte vi piglieranno, e mentre ci pensate su, vi hanno bell’e pigliato. Io stesso, signore, mi trovai ammogliato a questo modo la prima volta, e Sam fu la conseguenza della manovra.
— Le vostre parole non m’incoraggiano gran fatto a proseguire, — osservò il signor Pickwick; — ma è meglio che dica tutto ad un tratto. Non solo questa ragazza ha per vostro figlio una certa affezione, signor Weller, ma vostro figlio ha una certa affezione per lei.
— Bravo, — esclamò il signor Weller, — l’è una bella notizia questa qui per le orecchie di un padre, una bella cosa davvero!
— Gli ho osservati in varie occasioni, — disse il signor Pickwick, non rilevando l’ultima osservazione del signor Weller, — e non ne dubito punto punto. Supponendo dunque ch’io avessi l’idea di stabilirli per benino come marito e moglie in qualche piccolo negozio dal quale potessero cavare un’onesta sussistenza, che ne pensereste voi, signor Weller?
Sulle prime, il signor Weller accolse con certi suoi brutti visacci una proposta relativa al matrimonio di una persona cui egli s’interessava; ma dopo che il signor Pickwick ebbe con vari argomenti sostenuto il punto, appoggiandosi specialmente sul fatto capitalissimo che Maria non era vedova, s’andò facendo a grado a grado più maneggevole. Il signor Pickwick aveva sull’animo di lui molta influenza; ed a lui stesso avea fatto un’impressione eccellente la figura di Maria, alla quale aveva anche ammiccato in modo tutt’altro che paterno. Finalmente disse che non toccava a lui opporsi al desiderio del signor Pickwick, e che anzi era felicissimo di rimettersene a lui in tutto e per tutto; al che il signor Pickwick, prendendolo subito in parola, richiamò Sam in camera.
— Sam, — disse il signor Pickwick, — vostro padre ed io abbiamo un po’ discorso di voi.
— Di voi, Sam, — disse il signor Weller con voce piena di solennità e di protezione.
— Io non son tanto cieco, Sam, — riprese il signor Pickwick, — da non aver veduto già da un pezzo che voi nudrite un sentimento più che amichevole per la cameriera della signora Winkle.
— Avete inteso, Sam? — disse il signor Weller con lo stesso tono magistrale di prima.
— Spero, signore, — disse Sam, rivolgendosi al padrone, — spero che non ci sia niente di male se un giovane si occupa un pochino di una giovane, che certamente è ben fatta e di buona condotta.
— Certo che no, — rispose il signor Pickwick.
— Assolutamente no, — confermò il signor Weller con affabilità da magistrato.
— Lungi dal credere che ci sia alcun che di male in una condotta così naturale! — riprese il signor Pickwick, — è mio desiderio di secondarvi ed aiutarvi in questa faccenda. A questo scopo ho avuto con vostro padre una piccola conversazione, e trovandolo della mia opinione...
— Visto che la signora in questione non è una vedova, — interruppe il signor Weller.
— Visto che la signora non è una vedova, — ripetette sorridendo il signor Pickwick, — io desidero, Sam, di liberarvi dalla soggezione in cui vi tiene la vostra condizione presente, e di mostrarvi il conto che fo della fedeltà vostra e delle vostre molte ed eccellenti qualità, mettendovi in grado di sposar subito cotesta ragazza e di guadagnare una onesta sussistenza per voi e per la vostra famiglia. Io sarò orgoglioso, Sam, — disse il signor Pickwick ripigliando il tono sicuro della voce già alquanto commossa, — io sarò orgoglioso e felice di aver sempre a cuore ed in cima a tutti i miei pensieri il vostro avvenire.
Vi fu un breve e profondo silenzio, e quindi Sam disse con voce rotta ma ferma:
— Vi sono obbligatissimo, signore, per la vostra bontà che è proprio degna di voi, ma non è affare che va.
— Non è affare che va! — esclamò stupefatto il signor Pickwick.
— Samuele! — disse con dignità il signor Weller.
— Dico e ripeto che non è affare che va, — riprese Sam con tono più alto. — E voi, signore, come farete?
— Mio buon amico, — rispose il signor Pickwick, — i recenti mutamenti fra i miei amici muteranno del tutto il mio sistema di vita; senza contare che mi fo vecchio ed ho bisogno di riposo e di quiete. I miei viaggi, Sam, son finiti oramai.
— O che so io di cotesto? — oppose Sam — Lo dite adesso, e sta bene. Supponete che abbiate a cambiar d’idea, come è probabilissimo, perchè voi ci avete in corpo tutti i sette spiriti, come farete senza di me? Non è affare che va, signore, non è affare che va.
— Benissimo, Sam, c’è qualche cosa in cotesto, — disse il signor Weller con tono incoraggiante.
— Io parlo, Sam, dopo averci molto pensato e con la certezza di mantener la mia parola, — disse il signor Pickwick crollando il capo. — Non ho più voglia di veder nuove scene; le mie peregrinazioni son chiuse.
— E sta bene, — ribattè Sam. — E questo è proprio il motivo per cui dovreste aver sempre vicino una persona che vi capisce, per tenervi un po’ su e badare alle cose vostre. Se vi bisogna un giovinotto più istruito e più raffinato di me, allora non c’è che dire, fate pure il vostro comodo; ma salario o non salario, licenza o non licenza, vitto o non vitto, alloggio o non alloggio, Sam Weller tale e quale lo pigliaste dal cortile del vecchio albergo, sta attaccato a voi e ci starà sempre, qualunque cosa accada, e che facciano tutto e tutti i loro sforzi più terribili, niente, assolutamente niente me lo potrà impedire.
Alla chiusa di questa dichiarazione, che Sam fece con grandissima commozione, il signor Weller padre si alzò dalla sua seggiola e dimenticando tutte le considerazioni di tempo, luogo e convenienza, agitò in aria il cappello e dette tre grida veementi.
— Mio buon amico, — disse il signor Pickwick, — quando il signor Weller fu tornato a sedere confuso anzi che no del proprio entusiasmo; — voi dovete anche considerare la giovane.
— E io la considero la giovane, signore, — rispose Sam, — io l’ho considerata la giovane, le ho parlato, le ho detto come son situato, e lei è pronta ad aspettarmi fino a che sarò pronto, e credo bene che m’aspetterà. In caso contrario, ella non è quella giovane che io mi credeva, e ci rinunzio subito e volentieri. Voi mi conoscete già da un pezzo, signore. La mia decisione l’ho fatta e non c’è niente che la possa mutare.
Chi poteva combattere questa risoluzione? Non già il signor Pickwick. L’affetto disinteressato dei suoi modesti amici gli gonfiava il cuore di più orgoglio e di gioia più profonda che diecimila proteste dei più grandi uomini viventi non avrebbero potuto fare.
Mentre questa conversazione avea luogo in camera del signor Pickwick, un vecchietto in soprabito color tabacco, seguito da un facchino con una valigia, si presentò nel cortile; e dopo aver fissato un letto per la notte, domandò al cameriere se la signora Winkle alloggiava lì, alla quale domanda il cameriere rispose naturalmente di sì.
— È sola? — domandò il vecchietto.
— Credo di sì, signore, — rispose il cameriere; — posso chiamare la cameriera, se mai...
— No, non ne ho bisogno, — rispose secco il vecchietto. — Conducetemi da lei senza annunziarmi.
— Eh? — fece il cameriere.
— Siete sordo?
— Signor no.
— E allora, uditemi. Mi udite adesso?
— Signor sì.
— Bene. Conducetemi in camera della signora Winkle senza annunziarmi.
E così ordinando, il vecchietto fece scivolare cinque scellini in mano del cameriere e lo guardò fiso.
— Davvero, signore, io non so, se...
— Ah! mi ci condurrete, lo vedo. Meglio è che lo facciate subito. Tanto tempo risparmiato.
C’era nei modi del vecchietto un certo tono di freddezza concentrata così irresistibile, che il cameriere intascò i cinque scellini e lo menò su senza aggiunger parola.
— È questa la camera? — domandò il vecchietto. — Potete andare.
Il cameriere obbedì, domandandosi chi mai poteva essere e che potea volere il vecchietto; e questi, quando vide il cameriere lontano, bussò all’uscio.
— Entrate, — disse Arabella.
— Uhm! una bella vocina però, — borbottò il vecchietto; — ma questo non vuol dire.
Spinse l’uscio ed entrò. Arabella, che stava seduta a lavorare, si alzò nel vedere un forestiere, un po’ confusa ma non senza una certa grazia.
— Prego, signora, non vi scomodate, — disse lo sconosciuto avanzandosi e richiudendo l’ uscio. — La signora Winkle, non è così?
Arabella inchinò il capo.
— La signora Winkle che ha sposato il figlio del vecchio di Birmingham? — domandò il forestiero osservando Arabella con visibile curiosità.
Arabella tornò ad accennare col capo, e si guardò intorno un po’ inquieta quasi incerta se dovesse chiamare aiuto.
— Vedo che vi sorprendo, signora, — disse il vecchietto.
— Piuttosto, ve lo confesso, — rispose Arabella sempre più stupita.
— Prenderò una seggiola, se permettete.
Ne prese una; e cavando di tasca un astuccio, ne trasse un par di occhiali e se li aggiustò sul naso.
— Voi non mi conoscete, signora? — domandò poi, guardando così fiso ad Arabella, che la povera donna incominciò ad aver paura.
— No, signore, — rispose ella timidamente.
— No, — ripetette il vecchietto intrecciando le mani sul ginocchio sinistro; — non so davvero come avreste potuto conoscermi. Conoscete però il mio nome, signora.
— Lo conosco? — disse Arabella tremando, senza saper perchè. — Potrei domandarvelo?
— Adagio, signora, adagio, — rispose il forestiero, sempre fissandole gli occhi addosso. — Siete sposata di fresco, non è così?
— Sì, — rispose Arabella con un fil di voce, posando il lavoro, e presa da una terribile agitazione per un pensiero che prima l’era balenato alla mente e che ora le s’imponeva con più forza
— Senza aver fatto notare a vostro marito la convenienza di consultare suo padre, dal quale, credo, ei dipenda?
Arabella si mise il fazzoletto agli occhi.
— Senza nemmeno uno sforzo per accertarvi, indirettamente, quali erano i sentimenti del vecchio sopra un punto nel quale naturalmente doveva essere molto interessato?
— Non lo posso negare, signore.
— E senza possedere voi stessa abbastanza da poter offrire a vostro marito un aiuto solido, duraturo, in cambio di quei vantaggi materiali ch’egli avrebbe certamente ottenuto ammogliandosi secondo i desideri di suo padre. Questo è ciò che i ragazzi e le ragazze chiamano affezione dissinteressata, fino a che non arrivano ad aver ragazzi e ragazze per conto proprio, e allora è che vedono la cosa in tutt’altra luce.
Arabella piangeva a calde lagrime e rispondeva intanto ch’ella era giovane e senza esperienza; che soltanto l’amore l’avea spinta a dare quel passo disperato, e che era stata privata del consiglio e della guida dei genitori fin dall’infanzia.
— Male, — disse il vecchio in tono più mite, — male. Una ragazzata, del romanzo, niente pratica, una vera follia.
— Fu colpa mia, tutta colpa mia, signore, — rispose piangendo la povera Arabella.
— Scioccherie! — disse il vecchietto. — Non fu mica colpa vostra ch’ei s’innamorasse di voi. Benchè... Fu vostra colpa, sì; ei non ne potea far di meno.
Questo piccolo complimento, o il modo un po’ strano di farlo, o il tono mutato del vecchietto — tanto più gentile di prima — o tutte e tre queste cose, costrinsero Arabella a sorridere fra le lagrime.
— Dov’è vostro marito? — domandò il vecchio di botto, trattenendosi egli stesso da una minaccia di sorriso.
— Lo aspetto da un momento all’altro. L’ho indotto a andar fuori per dar quattro passi. È tanto giù di animo, tanto infelice perchè non ha notizie di suo padre.
— È giù, eh? Gli sta il dovere.
— Se ne dispiace per me, temo; ed io poi me ne dolgo per lui. Io sola sono stata la causa della sua condizione presente.
— Non badate a lui, cara voi. Gli sta il dovere. Ci ho gusto, ci ho proprio gusto... per lui.
Non aveva appena pronunciato queste parole, che dei passi si udirono per le scale, riconosciuti subito dal vecchietto e da Arabella. Il vecchietto si fece pallido; e facendo un grande sforzo per parer calmo, si alzò in piedi nel punto stesso che il signor Winkle entrava.
— Babbo! — esclamò subito il signor Winkle.
— Sissignore, — rispose il vecchietto. — Ebbene, signore, che avete da dirmi?
Il signor Winkle rimase in silenzio.
— Non vi vergognate di voi stesso, eh? — domandò il vecchietto.
— No, babbo, no! — rispose il signor Winkle pigliando sotto il proprio braccio il braccio di Arabella. — Non mi vergogno di me stesso nè di mia moglie.
— Ah, ah! — esclamò il vecchio ironicamente. — Davvero?
— Mi duole moltissimo di aver fatto qualcosa che abbia scemato il vostro affetto per me; ma vi dirò nel tempo stesso, che non ho alcuna ragione di vergognarmi di aver per moglie questa signora come voi non dovete averne alcuna di saperla vostra figlia.
— Qua la mano, Nataniele, — disse il vecchietto con voce commossa. — Un bacio, figliola mia! siete una nuora proprio carina in fin dei conti!
Subito il signor Winkle andò in cerca del signor Pickwick, lo menò con sè, lo presentò al padre, col quale il nostro amico scambiò una stretta di mano che durò cinque minuti buoni.
— Signor Pickwick, io vi ringrazio proprio di cuore per la vostra bontà verso mio figlio, — disse il vecchio Winkle in modo brusco e franco. — Io son di primo sangue, e quando vi vidi l’altra volta, fui preso di fronte e un po’ seccato. Adesso ho giudicato da me e son più che soddisfatto. Debbo farvi delle altre scuse, signor Pickwick?
— Nemmeno mezza. Voi avete fatto l’unica cosa che mancava alla mia completa felicità.
Qui vi fu un’altra stretta di mano della durata di cinque minuti, accompagnata da molti e varii complimenti che aveano anche il merito di esser sinceri.
Sam avea, da buon figliuolo, accompagnato il padre fino alla Belle Sauvage. Tornando, incontrò nel cortile il ragazzo grasso, che era stato incaricato di portare un bigliettino da parte di Emilia Wardle.
— Dico eh, — disse Joe che era insolitamente loquace; — che bella ragazza quella Maria, non vi pare? Mi piace tanto, mi piace!
Il signor Weller non rispose a parole, ma sbirciandolo con maraviglia, lo trascinò pel collo in un angolo, e lo congedò con una pedata, innocua sì ma cerimoniosa; dopo di che se ne tornò a casa zufolando.