Il Parlamento del Regno d'Italia/Cesare Bertea

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Cesare Bertea

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Achille Bernardi Giuseppe Bravi
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Il 28 giugno del 1823 in Pinerolo dall’avvocato Giuseppe e da Elisabetta Du-Perron de Minzier è nato Cesare Bertea.

Egli ha l’onore di contare nella propria famiglia, e nella persona del proprio avo materno Antonio Du-Perron de Minzier, una vittima della rivoluzione del 1821. Capitano in allora della già brigata d’Alessandria, cotesto suo avo, fu con sentenza contumaciale della regia delegazione in data 25 agosto 1823 condannato alla pena della galera perpetua. Visse esule in Francia, ed ivi morì, or son pochi anni, dopo, però, ch’ebbe veduta spuntare per l’amata patria la spendida alba del 1848, e che il governo piemontese, a rimunerazione delle patite sventure, gli ebbe riconosciuto il grado di maggiore.

L’avvocato Bertea si sentì sempre il più vivo trasporto per gli studî legali. Compitili nella regia università di Torino, e tolta la laurea nel 1845, dopo fatte le prescritte pratiche, coprì per alcun tempo la carica di luogotenente giudice di Pinerolo, quindi, sulle orme del padre, che da oltre quarant’anni specchiatamente esercita il patrocinio in quella città, diessi egli pure a professare l’avvocatura.

Inutile il dire che Cesare Bertea salutò col più vivo entusiasmo l’instaurazione delle costituzionali franchigie in Piemonte. I suoi liberali principî e l’indipendenza del di lui carattere gli cattivarono le simpatie [p. 137 modifica]della maggioranza degli elettori del collegio di Pinerolo e Cunciana; dimodochè resosi esso collegio vacante, il Bertea, vi fu eletto a deputato il 29 giugno dello scorso anno. Come lo si sa, la Camera era allora prorogata; sciolta che fu poi con reale decreto del 21 gennajo 1860, il nostro protagonista ebbe senza contestazione rinnovato il mandato nelle elezioni generali del 25 marzo.

Nella Camera l’avvocato Bertea ha votato ordinariamente colla sinistra. Egli dice apprezzare come merita esserlo il patriottismo e l’ingegno degli uomini che ora stanno al potere; ma alcuni atti della loro amministrazione, e segnatamente la cessione di Nizza alla Francia, lo spinsero verso l’opposizione, non però sistematica.