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Il Parlamento del Regno d'Italia/Lorenzo Valerio

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Lorenzo Valerio

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Ottavio Tupputi Ferdinando Zanetti

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senatore.


Profondi scienziati hanno stabilito mediante irrecu sabili dati, che gli animali e le piante che sembrano di natura loro disutili e perfino nocivi, hanno purtanto la loro ragione d’essere e concorrono per una parte ascosa o mal nota che sia alla grande armonia del creato, armonia in cui non soltanto tutto si accorda, ma anche tutto si lega così strettamente e provvidentemente che ove bene si consideri quell’ammiranda struttura non si rinviene atomo alcuno da scartare o da togliere.

Se noi diciamo questo a proposito di Lorenzo Valerio egli è perchè durante un assai lungo periodo di tempo quest’uomo politico, questo eminente oratore che rese non tenui servigi all’Italia fin dai più giovanili suoi anni, dacchè fu uno degli ardenti promotori delle concessioni di franchigie politiche si gloriosa mente fatte e così lealmente mantenute da re Carlo Alberto, ebbe a tenersi alla testa d’un’opposizione assai violenta e che sembrava a molti inopportuna e inceppante. Eppure abbiamo fede che la parte da esso rappresentata non nuocesse e giovasse fors’anco. Ad ogni modo da quell’uomo di mente e di fatto ch’egli è, quando vide che ormai quella sua opposizione non aveva più un motivo ragionevolmente giustificabile, mentre il conte di Cavour sapeva essere rivoluzionario così ardito quanto altri mai non sognava, scese da quel piedistallo sul quale aveva troneggiato lunga pezza e si mise alla disposizione di quel grand’uomo da esso per molto tempo combattuto e nelle abili mani del quale non poteva non ammettere essere le sorti d’Italia egregiamente affidate.

[p. 902 modifica]Il conte di Cavour lo inviò nel 1859 commissario straordinario in Lombardia, poscia lo nominò prefetto di Como, nei quali due incarichi il Valerio dette saggio di tutta quell’energia ed avvedutezza che ognuno che il conoscesse gli attribuiva.

Nel 1860 il Valerio ebbe dall’antico suo avversario politico una nuova e splendida prova di fiducia essendo da esso mandato in qualità pure di commissario straordinario nell’Umbria.

E una volta che questa provincia ebbe pronunciato per mezzo di plebiscito la sua ferma decisione di riunirsi alle sorelle province che già si trovavano sotto lo scettro del Re galantuomo, il Valerio ebbe l’insigne onore di recare il resultamento di questo unanime voto della popolazione alle sue cure affidate ai piedi del primo Soldato dell’italiana indipendenza, onore che gli valse il gran cordone dell’ordine cavalleresco dei santi Maurizio e Lazzaro.

Elevato quindi alla dignità senatoriale il Valerio riprese il suo posto di prefetto di Como, ove egli si fa tanto amare quanto stimare dai suoi amministrati.