Il Tesoro (Latini)/Illustrazioni al Libro I/Capitolo XII

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Illustrazioni al Libro I - Capitolo XII

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Illustrazioni al Libro I - Capitolo XII
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Capitolo XII.


Questa dottrina sugli angeli, è di s. Tommaso, (Summa pars I, quaest. IX ad secundum): Angeli habent immutabilitatem electionis ex divina virtute. Dimostra poi, che ex natura est in eis mutabilitas secundum electionem ex bono in malum. De quolibet ordine quidam peccaverunt (Quaest. 63).

Dice di Lucifero: «E perciò ch’egli peccò senza nulla cagione, cadette di cielo in terra senza nullo ritorno» ecc. L’oscuro concetto, è chiarito più sotto, dove dice dell’uomo: «L’uomo trovò perdono, perciò che la fallenza del peccare, venne in lui da parte del corpo, ch’è del limo della terra. Ma gli angeli cacciati peccaro, che non ebbero caricamento di nulla carne, né di nulla malizia.» [p. 179 modifica]

L’Allighieri, il quale più di qualunque altro poeta, eccettuato il Milton, introdusse gli angeli e buoni e malvagi nel suo poema, ripete ad ogni canto la dottrina di Brunetto. Diamo qualche esempio:

Non per avere a sè di bene acquisto,
     Ch’esser non può, ma perchè suo splendore
     Potesse, risplendendo, dir: subsisto:
In sua eternità, di tempo fuore,
     Fuor d’ogni altro comprender, come i piacque,
     S’aperse in nuovi Amor l’eterno Amore
                                                            (Par. XXIX).

O cacciati dal ciel, gente dispetta (Inf. IX).
     Io vidi più di mille in sulle soglie
     Dal ciel piovuti (Inf. VIII).

Vedea colui che fu nobil creato
     Più d’altra creatura, giù dal cielo
     Folgoreggiando scendere, da un lato
                                                            (Purg. XII).

                    Il primo superbo
     Che fu la somma di ogni creatura,
     Per non aspettar lume, cadde acerbo
                                                            (Par. XIX).

S’ei fu sì bel, com’egli ora è brutto,
     E contra ’l suo Fattore alzò le ciglia,
     Ben dee da lui procedere ogni lutto
                                                       (Inf. XXXIV).

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Ancora sul Capitolo XII.


Il penultimo capoverso è copiato da Isidoro, Sentent. I, 10. Nè il Volgarizzamento, nè il t francese risponde perfettamente al latino. Col testo di Isidoro sono meglio giustificate le correzioni che io vi feci. Ecco il latino di Isidoro: Angeli in verbo Dei cognoscunt omnia, antequam in re fiant, et quae apud homines adhuc futura sunt... Praevaricatores Angeli, etiam sanctitate amissa, non tamen amiserunt vivacem creaturae angelicae sensum. Triplici enim modo praescientiae acumine vigent: id est, subtilitate naturae, experientia temporum, revelatione superiorum potestatum.