Il Trecentonovelle/CLXVII

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Novella CLXVII

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CLXVI CLXVIII

Messer Tommaso di Neri manda un suo lavorante di lana al maestro Tommaso perché lo curi d’alcuno difetto; e portando l’orina al maestro, ne porta un pieno orinale e un mezzo orciuolo; e quello che ne seguita.

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Un’altra bella sperienza mi fa venire a memoria la precedente novella; la quale consigliò maestro Tommaso del Garbo.
Fu, non è gran tempo, un fattore di arte di lana, il quale era grandissimo bevitore, e stava con messer Tommaso di Neri di Lippo, e messer Tommaso di lui spesse volte avea gran piacere, e tenealo per suo grande amico. Avvenne per caso che questo fattore piú volte s’era doluto col detto messer Tommaso, come spesse volte si sentía gran doglia nella testa, e che volentieri ne averebbe consiglio con qualche medico intendente. Messer Tommaso disse:
- Vattene lunedí mattina, che è festa, da mia parte al maestro Tommaso, e portagli l’acqua tua, e digli il tuo difetto, e guarderai quello che ti dice.
Questo fu un sabato dopo nona, e messer Tommaso gli disse del lunedí, acciò che la domenica stesse riposato, e poi il lunedí portasse il segno. Come gli disse, cosí pensò di fare. La domenica seguente, dove costui dovea tenere vita di mezzo, e’ cominciò la mattina andare bevendo con sue brigate, e insino alla sera giurò non restare. Vegnente la notte, e levandosi per orinare su la mattina, la donna li porse l’orinale, e orinando lo empié che traboccava; disse alla donna che tosto trovasse uno orciuolo; e quello empié ben mezzo.
Fatto dí, costui porta, non il segno, ma uno diluvio d’orina al medico, e portò l’orinale e l’orciuolo; e giunto nella bottega di Pietro... nel Garbo, che era speziale, sotto le case del detto maestro Tommaso appiccò l’orinale, e l’orciuolo si ritenne sotto... e là postosi a sedere, tanto stette che ’l maestro giunse a procurare l’acqua degl’infermi, com’è d’usanza, o di quelli che si vogliono purgare. E vedute piú e piú, giunse a quella dell’amico; il quale subito se gli accostò allato, dicendo essere uno fedel servitore di messer Tommaso di Neri, il quale a lui il mandava acciò che gli desse aiuto e consiglio a quello difetto che si sentía.
Maestro Tommaso disse:
- Ov’è l’acqua tua?
E quelli tolse l’orinale che presso gli era.
Come il maestro misse le mani nella cassa per trarre l’orinale fuori, attuffò le dita nell’orina però che era pieno sanza gorgiera; tirò fuori, e maravigliandosi, disse a costui:
- E’ non pare che tu abbi il male del fianco -; e veggendo fare alcuno atto di quello orciuolo che avea sotto il mantello, disse: - Che hai tu costí?
E quelli rispose:
- È l’avanzo dell’acqua che io feci.
Veggendo questo il maestro, disse a costui:
- Che facestú ieri?
E quelli rispose che avea bevuto co’ suoi compagni.
Allora disse il maestro:
- Va’, e fa’ tre dí allato allato come facesti ieri, e non aver pensiero che se alcun difetto averai, si purgherà per l’orina.
Costui tolse i vasi suoi, e ritornossi con essi, salvo che quando fu in Santo Martino, gli votò in una cateratta di quelli lanaiuoli, che ne corse il rigagnolo piú di venti braccia; e tornossi a casa mettendo in esecuzione ciò che ’l maestro Tommaso gli avea detto.
E messer Tommaso di Neri il dimandò il dí medesimo quello che ’l maestro Tommaso gli avea detto. E quelli rispose:
- Dice che io facci alcuna cosa assai agevole, e serò guerito.
Disse messer Tommaso:
- O bene sta.
Avvenne per caso che scontrandosi il martedí messer Tommaso col maestro, il maestro disse:
- Messer Tommaso, ho io a fare oricello?
E quelli rispose:
- Come?
E quelli disse come un suo fattore era venuto a lui per sua parte, e aveagli recato un segno maraviglioso e sformato d’uno orinale pieno e d’uno orciuolo. Messer Tommaso uscí quasi di sé, e udendo la novella, e del bere la domenica, e del rimedio di maestro Tommaso, disse:
- Deh, morto sie egli a ghiado; non maraviglia che non è stato oggi a bottega, che seguirà su le taverne el consiglio che gli avete dato; - e partissi con risa.
E messer Tommaso disse il tutto al suo fattore, e ripreselo forte; ma non sí che non seguisse quello che ’l medico gli aveva detto che facesse, affermando che molto gli giovava; e se prima era bevitore, diventò tracannatore; e messer Tommaso se ne strinse le spalle.
E questa era la doglia del capo: ché sono molti che berranno tanto che non che dolga loro il capo, ma e’ diventeranno paralitichi ritruoplichi, e col male della gocciola che piú tosto si potrebbe dire il male del quarto; che a tanto è venuto questo misero difetto ch’e’ giovani tutti se ne guastono, usando la mattina piú e piú volte bere la malvasía e altri vini, e poi corrono alla lussuria; e cosí si guastano e mancano i corpi.