Il Trecentonovelle/CLXXIV

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Novella CLXXIV

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Gonnella medesimo domanda denari che non dee avere, a due mercatanti, l’uno gli dà denari, l’altro il paga di molte pugna.

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Vassi capra zoppa, se ’l lupo non la intoppa. Veggendo adunque con quanta malizia, e falsa arte, il Gonnella ha in due novelle arrapato o rubato, con utile di sé, e con danno altrui, come che a chi ode le dette novelle con festa se ne rida, nientedimeno quelli, contro a cui elle son fatte, ispesse volte ne piangono, come l’albergatore da Norcia e i gozzuti da Roncastaldo. Ma perché spesse volte sono degli uomeni che come di sí fatte novelle rideno, pur alcuna volta serebbono molto allegri che la volpe fosse colta alla trappola, e per dare contentamento a questi tali, come che in questa terza novella il Gonnella rubasse cinquanta fiorini con nuova astuzia, nella fine pur colto ma non come meritava.
Essendo venuto questo Gonnella da Ferrara a Firenze, e tornando su la piazza di Santa Croce in casa uno buffone chiamato Mocceca, e sentendo la qualità de’ mercatanti di Firenze, pensò un nuovo modo d’avere danari, e forse mai non piú usato. Costui se ne andò una mattina a uno fondaco d’una buona compagnia in Porta Rossa; i quali forse non stavano bene, come altri pensava, però che cominciavono a mancare del credito; e giunto al cassiere, disse:
- Vedi la ragion mia, e dammi quelli duecento fiorini che io debbo avere.
Costui, e alcuno scrivano che v’era, disse:
- In cui son elli scritti?
E quelli rispose:
- Buono, buono! in me; e’ non pare che voi mi vedessi mai piú; cercate quel libro, voi mi vi troverrete bene.
Costoro cercano e ricercano, e nulla trovavano; di che dicono a costui:
- Noi non troviamo alcuna cosa; quando i nostri maggiori ci seranno, e noi il diremo loro.
Costui comincia a gridare, dicendo:
- Io griderò tanto: «Accorr’uomo» che ci trarrà tutta Firenze; dunque mi mettete voi il mio in questione?
Uno d’un fondaco che era allato a quello si fa cosí oltre, e dice al Gonnella:
- Buon uomo, va’, e tornaci dopo mangiare, e pensaci bene, che io credo che tu abbi errato il fondaco.
Dice il Gonnella a costui:
- Non l’ho errato, no; io verrò bene a te per quelli che tu mi déi dare che cotesta è un’altra ragione che io ho a fare teco.
Di che costui si scosta, e dice:
- Io ho fatto un bello acquisto; io volea levare la questione altrui, e holla recata a me.
Tornasi nel fondaco suo, e ’l Gonnella grida nel primo fondaco, e dice che vuol essere pagato. Giunge uno de’ capomaestri, e maravigliasi:
- Che vuol dire questo?
E il Gonnella grida:
- Voi non mi ruberete.
Brievemente, la cosa andò tanto oltre che costui il tirò nel fondaco della mostra dentro, e chiamò il cassiere dicendo:
- Questa è dell’altre mia venture -; e disse: - Dara’gli fiorini cinquanta, e non ci dir piú parola.
Al Gonnella parve mill’anni torseli, e andossi con Dio. L’altra mattina, e quelli disse al Mocceca:
- Vuo’ tu venire? io voglio andare a tirare l’aiuolo a cinquanta fiorini, s’io posso.
Quelli disse:
- Maisí, che io verrò, forse me ne toccherà qualche cosa.
E cosí mosso il Gonnella col Mocceca, giunse al fondacaio da lato, a cui egli avea detto che avea avere anco da lui, e disse:
- Truova la mia ragione, e pagami.
Il fondacaio che avea considerato la condizione di costui, e come elli avea aúto fiorini cinquanta dal fondaco da lato, disse:
- Buon uomo che de’ tu avere?
E quelli disse:
- Fiorini dugento che io gli depositai a un’ora con quelli da lato.
Colui rispose:
- Il cassiere è istamane ito riscotendo; tornaci dopo mangiare, e averai ciò che tu déi avere.
Il Gonnella disse:
- Sia con Dio; io ci tornerò oggi.
E andato a desinare col Mocceca, disse:
- Io credo d’avere oggi da quel fondaco buon pagamento, però che non ha voglia che io gridi.
Dice il Mocceca:
- Questo mondo è degl’impronti; io non ci avrò mai nulla.
Il fondacaio, come saggio e avveduto, dice:
- Per certo che io non gitterò fiorini cinquanta, come il vicino mio di qua; d’altra moneta pagherò costui -; vassene in Mercato Vecchio a due suoi amici barattieri, e dice: - Io voglio un grande servigio da voi, che quando voi avete desinato vegnate al fondaco, e darete a uno quante pugna e calci voi potrete; e la cagione è che questa cosa è licita a Dio e al mondo; e disse loro come il fatto stava di passo in passo.
Risposono che molto volentieri, e che parea loro mill’anni essere alle mani; e cosí fermorono, che dopo mangiare furono al fondaco di buon’ora, e ’l fondacaio ancora con loro; il quale li menò dentro nella mostra, e disse:
- Statevi qui; quando colui verrà per li danari, e io il menerò dentro, e dirò: «Date quelli danari a costui»; e voi sprangate.
Detto e acconcio questo fatto, e ’l Gonnella giunse, e lascia il Mocceca di fuori, e dice al fondacaio:
- Io vengo per quelli danari.
Il fondacaio dice:
- Volontieri; andiamo di là al cassiere -; e avviasi di là, dove coloro erano; e ’l Gonnella drieto.
Il quale, come giunse dentro, il fondacaio dice a coloro:
- Date quelli danari a costui.
Come costui dice questo, e costoro aprono le braccia, e cominciono a pagare colui di quella moneta che meritava; e dannogliene per sí fatta maniera che tutto il ruppono; e se volea gridare, e quelli diceano:
- E di quelli ti paga.
Di che avendogliene dato, non per un pasto, ma forse per tre corredi, il detto Gonnella con le mani e col mantello al viso, per ricoprirsi, esce per lo mezzo del fondaco, dicendo:
- O pagano i mercatanti a questo modo chi dee avere? - ed escesene fuora, là dove il Mocceca l’aspettava.
Veggendolo uscire del fondaco cosí rabbuffato e venire verso lui, dice:
- Se’ tu pagato?
E ’l Gonnella risponde:
- Mainò: ma io sono sodo molto bene, in forma ch’io non gli ho piú a domandare.
Disse il Mocceca:
- Vuo’ tu ch’io ti dica il vero, Gonnella? el t’è colto, d’assai cose che tu hai fatte, buona ventura; ma pur tu hai fatte assai di quelle che tu averesti meritato di perder la vita, non che di avere una gran battitura come tu hai aúta oggi; questo ti puote essere esemplo al tempo che dee venire. Tu sai che l’arte nostra è d’acquistare con piacevolezza, e non di rubare, né di tòrre, se non come l’uomo vuole; non con falsità, non con malizia, se non in quanto, con ogni modo che puoi, tu facci che ti sia donato; lascia andare queste falsità che sono da pericolare e te e altrui, e tòrnati dal marchese tuo da Ferrara, e statti pianamente, e viviti di limatura, e non di rubatura.
Il Gonnella udendo costui disse:
- Mocceca, tu non se’ mocceca e da’mi buon consiglio, e vie migliore me l’averesti dato se tu fosse stato partecipe del pagamento che ho aúto stamane; e bene ho sempre udito dire: «Passasi il folle con la sua follia, e passa un tempo, ma non tuttavia».
E cosí prese commiato dal Mocceca, stando molti anni che non tornò a Firenze, e andossene a Ferrara.
Or cosí intervenisse a tutti gli altri che domandono falsamente quello che non debbono avere; che è venuto il mondo a tanto che ciascuno si mette a domandare quello non dee; e veggendo che niuna pena se ne dà oggi nel mondo, dicono: «Io non posso altro che acquistare; se non se n’avvede, io me la abbo, e se se n’avvede, io me la gabbo». E l’altro dice: «Muovi lite, acconcio non ti falla». E cosí va oggi il piú del reggimento che è sopra la terra. Volesse Dio che almeno ciascuno la comprasse come qui la comprò il Gonnella.