Il Trecentonovelle/LXXVIII

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Novella LXXVIII

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LXXVII LXXIX

Ugolotto degli Agli si lieva una mattina per tempo, ed essendoli poste le panche da morti all’uscio, domanda chi è morto égli risposto che è morto Ugolotto, onde ne fa gran romore per tutta la vicinanza.

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E’ non è vent’anni che fu un Ugolotto degli Agli nella città di Firenze, il quale era magro, asciutto e grande, e avea bene ottant’anni; e sempre, perché era uso nella Magna, volea favellar tedesco; e sempre gli dilettò tenere sparviere, ed era pauroso della morte piú che altro uomo. E come spesso avviene, che nelle gran terre è di nuovi uomini, cosí fra gli altri uno, che avea nome... del Ricco, vocato Ballerino di Ghianda, andò una notte, ché spesso andava attorno, e picchiò l’uscio d’Ugolotto. Ugolotto, che avea la camera sopra l’uscio, si destò, e levatosi, si fece alla finestra. Ballerino tirasi a drieto, e Ugolotto dice:
- Chi è la?
Dice Ballerino:
- Sete voi Ugolotto, voi?
Dice Ugolotto:
- Sí, sono.
Dice Ballerino:
- Sia col malanno, e con la mala pasqua, che Dio sí vi dia.
Dice Ugolotto:
- Aspetta un poco, aspetta un poco -; e piglia una sua spada rugginosa e antica, e scende giú per la scala, percotendo sí la detta spada che Ballerino l’udisse, acciò che si fuggisse.
Ballerino, che ogni cosa udía, e sentiasi bene in gambe, si ferma, e aspetta quello che Ugolotto dee fare. E cosí Ugolotto apre l’uscio, e stropiccia la spada al muro.
- Chi è la? ove se’, ladroncello?
Ballerino comincia a latrare, o baiare come un cane, e fare come quando al cane sono tirati gli orecchi. Ugolotto fassi innanzi, e dice:
- Aspetta un poco, aspetta -; e colui fassi in drieto, e continuo l’aizzava, tanto facendo cosí che la famiglia d’uno esecutore, giunto di poco in officio, sopravvenne. Ballerino, che era bene in gambe, levala; e Ugolotto con la spada riman preso, ed ènne menato a furore. E giunto a Palagio l’esecutore domanda; la famiglia dice che ’l trovorono fuori con la spada gnuda. Parve all’esecutore una nuova cosa, e subito il volea mettere alla colla, se non che uno gli disse:
- Costui è vecchio, come vedete; lasciatelo stare di qui domattina, e saprete la verità.
E cosí fece, e con tutto che lo esecutore udisse quello per che Ugolotto era uscito di casa con la spada, non c’era modo (però che egli era de’ grandi, e ’l detto esecutore è sopra loro con gli ordini della Justizia) che non lo volesse condennare per turbare il pacifico stato. Alla per fine con molte preghiere se ne levò e fece pagare al detto Ugolotto per la spada lire cinquantadue e mezzo; e tornossi a casa, rammaricandosi, quando in latino e quando in tedesco, di questa noia a lui fatta e della sventura che gli era occorsa. Ma egli stette poco che gl’intervenne peggio che peggio.
L’altra mattina seguente fu andato alla campana da casa Tornaquinci, dove sempre stanno beccamorti alla bottega d’uno speziale, e appena che si vedesse lume, fu bussato, e detto che mandassino a casa gli Agli, che era morto Ugolotto; quanto io, credo che costui fusse anco Ballerino di Ghianda, o Pero del Migliore, che con lui usava.
Come i beccamorti sentirono questo, subito furono presti, e mandorono a spazzare a casa gli Agli e porre le panche.
Ugolotto, levandosi per tempo, però che non potea dormire per la malenconia delle lire cinquantadue e mezzo che avea pagate, giugne all’uscio per uscir fuori, e veggendo queste panche poste, dice a quelli che le poneano:
- O chi è morto?
E que’ rispondono:
- E morto Ugolotto degli Agli.
E Ugolotto dice:
- Come, diavol, morto Ugolotto degli Agli! ècci piú Ugolotto di me?
- Noi non ne sappiamo nulla, - rispondono coloro, - né conosciamo Ugolotto; noi facciamo quello che c’è detto.
Ugolotto grida:
- Portate via le panche, che siate mort’aghiado.
Costoro senza toccarle se ne vanno, e diconlo a’ beccamorti; li quali, ciò udito, ne vanno là, e come veggono Ugolotto nella via, tutti spaventano:
- Che vuol dir questo?
E Ugolotto fassi incontro a loro, e dice:
- Qual Ugolotto è morto, che siate tagliati a pezzi? per lo corpo di Dio, s’io fussi giovane, come già fui, che voi non faresti mai metter piú panche ad uomo che morisse.
Quelli diceano:
- Voi avete ragione; se colpa ci è, ell’è di chi cel venne istamane a dire.
- O chi fu? - dice Ugolotto.
Dicono coloro:
- Egli era sí per tempo che noi non lo potemmo scorgere.
Dice Ugolotto:
- Serà stato un ladroncello, che mi fece pagare ieri lire cinquantadue e soldi dieci.
Dicono quelli:
- E se voi il sapete, non ne riputate noi.
Dice Ugolotto:
- Io non lo so, chi fosse non posso sapere; ma io me n’andrò testeso all’esecutore -; e messosi in via, cosí fece.
I beccamorti, che aveano tese le panche per beccare, sanza alcun utile se le riportorono a casa; ed Ugolotto si dolse allo esecutore, e del primo caso e del secondo. L’esecutore, avendo la cosa scorta, fra sé medesimo ne cominciò a pigliar diletto; e voltosi a Ugolotto, disse:
- Gentiluomo, avvisiti tu di nessuno che queste cose ti faccia?
Dice Ugolotto:
- Io non mi posso immaginare chi sia.
Disse l’esecutore:
- Pensaci suso, e se nessuno indizio mi darai, lascia fare a me.
Ugolotto disse di farlo, e partissi, pensando e ripensando, tanto che per lo pensare e la vecchiezza e’ stette buon pezzo che parea tralunato; e nella fine si diede pace, e innanzi che passassino quindici mesi, le panche si posono da dovero, e fussene fuori.
Perché questo Ugolotto era ubbioso di temer la morte, però trassono nuovi uccelli aver diletto di lui. E veramente ella fu cosa da un suo pari, da darsene e pena e fatica; e a quelli che ’l feciono, fu il contrario; ché se fussi stato un uomo paziente dovea lasciare andare e ridersene, e al pagare de’ beccamorti se n’avrebbe riso anco elli.