Il Trecentonovelle/VII

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Novella VII

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VI VIII

Messer Ridolfo da Camerino, al tempo che la Chiesa avea assediato Forlí, fa una nuova e notabile assoluzione sopra una questione che aveano valentri uomeni d’una insegna.

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Messer Ridolfo da Camerino, savissimo signore, con poche parole e notabil judicio, contentò una brigata di valentri uomeni di quello che domandorono sopra una questione, sí come il Basso d’un nuovo uccello contentasse il marchese.
Al tempo che la Chiesa, e messer Egidio di Spagna cardinale per quella, avea per assedio costretta la città di Forlí per gran dimora; e di quella essendo signore messer Francesco Ardelaffi, notabile signore, molti signori notabili e valentri uomeni a petizione della Chiesa erano concorsi al detto assedio; ed essendo in una parte raccolti con una questione quasi quelli che erano i maggiori del campo, e tra loro essendo messer Unghero da Sassoferrato, il quale avea l’insegna del Crocifisso, la quale è quella insegna che è piú degna che alcun’altra; ed essendo gran contesa tra loro, però che quello che avea l’insegna dicea aver caro quel beneficio fiorini duemila; altri diceano: io vorrei innanzi fiorini duecento; e tali diceano fiorini cento, e tali fiorini trecento, e chi dicea di meno e chi di piú; passando per quel luogo messer Ridolfo da Camerino, che andava provveggendo il campo, s’accostò a loro domandando di quello che contendeano; di che per loro gli fu detto la cagione, pregandolo ancora che la loro questione diffinisse, e quello che si dovea prezzare la detta insegna.
Messer Ridolfo, avendo tosto considerata la questione, fece la risposta dicendo che chi tenea che la detta insegna si dovea prezzare e avere cara duecento, o trecento, o mille, o duemila, non potea avere ragione; però che quando il nostro Signore Jesú Cristo fu in questa vita, e di carne e d’ossa, fu venduto trenta danari, e ora ch’egli è dipinto nella pezza e morto e in croce, che si possa o debba ragionevolmente stimar piú, è cosa vana, e per la ragione allegata non potere justamente seguire. Udito che ebbono tutti questa sentenzia, con le risa s’accordorono a por fine alla questione, e dissono tutti, eccetto messer Unghero, messer Ridolfo avere ben detto e giudicato.
Notabile detto e strano fu quello di messer Ridolfo, e come che paresse ostico, raccontando come disse del nostro Signore, a ragione il judicio fu giusto; e mostrò, sanza dirlo, che son molti che fanno maggiore stima delle viste che de’ fatti. E quanti ne sono già stati che hanno procacciato d’essere Gonfalonieri e Capitani, e d’avere l’insegna e reale e dell’altre, solo per vanagloria, ma dell’opere non si sono curati! E di questi apparenti ne sono stati, e tutto il dí sono piú che degli operanti. E non pur nelle cose dell’arme ma eziandio di quelli che in teologia si fanno maestrare, non per altro, se non per essere detto Maestro; Dottore di leggi, per essere chiamato Dottore; e cosí in filosofia e medicina, e di tutte l’altre cose: e Dio il sa quello che li piú di loro sanno!