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Il Trecentonovelle/XCII

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Novella XCII

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XCI XCIII

Soccebonel di Frioli, andando a comprare panno da uno ritagliatore, credendolo avere ingannato nella misura, e ’l ritagliatore ha ingannato lui grossamente.

— * —

Fu in Frioli nel castello di Spilinbergo già uno ritagliatore fiorentino; e andando uno friolano, che avea nome Soccebonel, a comprare panno, cominciò a domandare del panno di qualche bel colore, però che volea fare una cioppa da barons. Lo ritagliatore dice:
- Vuo’ tu celestrino?
- No.
- Vuogli verde?
- No.
- Vuogli sbiadato?
- No.
- Vuogli cagnazzo?
- No.
- Vuogli una cappa di cielo?
- Sí, sí, sí.
Avvisossi al nome, che vi fosse il sole e la luna, e le stelle, e forse gran parte del Paradiso. Fatto venire questo cappa di cielo, furono in concordia del pregio per quattro canne. Il ritagliatore truova la canna, e dice a Soccebonel:
- Piglia costí, e comincia a metter su la canna.
Il friolano metteva, e tirava il panno piú su che la canna, quando uno sommesso, e quando piú, e stavasi tanto attento che ad altro non guatava. Il fiorentino, che nel principio subito se ne fu avveduto, quando mettea il panno su la canna lasciava mezzo braccio della canna a drieto, e quando piú, sí che ogni quattro braccia tornavano al buon uomo forse tre e mezzo. Misurate le quattro canne, e pagato, il friolano se ne fa portare il panno; e perché lo ’nganno s’occultasse, dice il venditore:
- Vuo’ tu far bene? attuffalo in una bigoncia d’acqua e lascialo stare tutta notte, sí che bea bene, e vedrai poi panno ch’el fa.
Costui cosí fece; e la mattina lo scola alquanto dall’acqua, e mandalo al cimatore, che l’asciughi nella soppressa e che lo cimi. Cimato il panno, e Soccebonel va per esso, e dice:
- Che de’ tu avere?
Dice el cimatore:
- E’ mi par nove braccia; da’ nove soldi.
Dice costui:
- Come nove braccia? oimè! che di’ tu?
Il cimatore il truova, e dice:
- Vedilo, misuralo tu.
Rimisuralo, e non lo truova piú; e dice:
- Per lo corpo della madre di Jesu Cristo, che mi serà stato furato.
E va al ritagliatore, e va di qua, e va di là; l’uno gli dicea:
- Questi panni fiorentini non tornano nulla all’acqua.
E il ritagliatore dicea:
- Guarda dov’egli stette la notte che ’l mettesti in molle, che chi che sia non l’avesse imbolato.
Un altro dicea:
- Questi cimatori sono tutti ladri.
E un compagno del ritagliatore, che forse sapea il fatto, dicea:
- Vuo’ ti dica il vero, gentiluomo? Ché non è molto che io udi’ dire che uno levò un braccio di panno fiorentino, e la sera l’attuffò, come tu facesti questo, in uno bigonciuolo d’acqua, e lasciovvelo stare tutta notte, la mattina quando andava per trarlo dell’acqua, egli lo trovò tanto rientrato che non vi trovò nulla.
Dice Soccebonel:
- Au, può esser cest?
E que’ rispose:
- Sí, può esser canestre.
Or cosí costui credendo ingannare, rimase ingannato, e fu per impazzarne; e la cappa di cielo tornò che non arebbe coperto un ciel d’un piccol forno; e la cappa da barons si convertí in un mantellino, che parea un saltamindosso.
E cosí avviene spesse volte che tanto sa altri quant’altri.