Il Trecentonovelle/XCIX

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Novella XCIX

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XCVIII C

Bartolino farsettaio, veggendo la sua donna esser molto nera, con belle parole la morde, come ch’ella non mostrasse intenderle.

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Bartolino farsettaio menò moglie una donna vedova, la quale era nerissima; e la sera andando al letto, questa donna era tutta spogliata, e sedea sul letto, segnandosi, dicendo sue orazioni. Bartolino era già coricato, e non coricandosi la donna, e quelli la guata, e pareagli ch’ella fosse in gonnella monachina, però che le carne sua aveano quel colore. Dice Bartolino:
- Spogliati, e vatti al letto.
Dice la donna:
- Io sono spogliata.
Bartolino la tocca; ed ella squittisce.
- O di’ tu di vero? entra sotto.
Ed ella entrò.
Questo ho detto per tanto ch’ella era nerissima, tanto che fra l’altre volte Bartolino desinando una mattina carne di castrone, e oltre disse facesse molto bene della salsa, ché n’era vago. Venneli innanzi piccola scodellina di salsa. Dice Bartolino:
- O che vuol dir questo, che io ho sí poca salsa?
La donna disse:
- E’ non si trovorono dell’erbe.
Dice Bartolino:
- E’ mi pare bene che se ne trovassino, che tu te l’hai mangiata, per tal segnale che tu hai il viso tutto verde.
Dice la donna:
- E’ non è quel che tu credi.
- O che è?
- È che io mi voglio levare questa carne salvatica di sopra, che per lo stare in contado è arrozzita.
Dice Bartolino:
- Datte ben fatica, che poi che tu foste mia moglie t’ha’ fatto piú volte il dibuccio, come che tu creda che io non me ne sia avveduto; e quanto piú cavi, piú mi pare che truovi il nero; e però per lo mio amore, donna mia, non cavare piú, però che tu potrai trovare lo ’nferno, tanto anderai giú.
La donna disse:
- Deh, ben istà; io voglio pur comparire come l’altre, e non voglio parere una manimorcia.
Dice Bartolino:
- Or fa’ che ti piace, ch’egli è meglio a mio parere che tu cuopra il tristo, anzi che tu lo scuopra.
La donna disse:
- Non so che tristo; se io sarò trista, io me n’avrò il danno.
E se mai si fece uno dibuccio, da questa volta in là se ne fece quattro, tanto che ella diventò un’aringa nera, e col suo senno s’andò sempre al mercato, parendoli esser bellissima; e Bartolino stette contento, e alla mostarda e alla salsa.
Molto è ingannata la donna di sé per lo vizio della vanagloria; e quanto piú si vede nello specchio sozza, meno si conosce; ma con nuove arti s’ingegna pur di comparire, non lasciando stare né ’l viso, né alcuno membro come Dio l’ha creato; e non pensa che la piú bella che sia, in piccol tempo, come un fiore, vien meno, e diventa secca nell’ultima vecchiezza, e in fine diventa uno testio.