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Il Trecentonovelle/XXX

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Novella XXX

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XXIX XXXI

Tre ambasciadori cavalieri sanesi e uno scudiere vanno al Papa. Fanno dicitore lo scudiere, e la cagione perché, e quello che con piacere ne seguío.

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Non fu meno coraggioso questo ambasciadore sanese a dire arditamente la sua ambasciata dinanzi al Papa, che fosse il cavaliero di Francia.
Fu in Siena al tempo di Gregorio papa decimo ordinato di mandarli una solenne ambasciata, ed elessono tre cavalieri e uno che non era cavaliere, il quale era il migliore dicitore di Siena, quando tre o quattro volte avesse bevuto d’un buon vino prima che disponesse l’ambasciata: e non beendo per lo modo detto, non averebbe saputo dire una gobbola. E questa condizione, o natura, a me scrittore mi pare che fosse delle strane e delle diverse che mai s’udissono.
Mossonsi questi quattro ambasciadori sanesi, e andarono a Corte: ed essendo la mattina che doveano sporre l’ambasciata, tiratisi da parte all’albergo, cominciò a dire alcuno de’ cavalieri:
- Chi dirà?
Disse uno di loro:
- Cioè? E chi nol sa chi dee dire? dica il tale.
Costui si cominciò a difendere, che non era cavaliere; e che, dicendo egli, era fare vergogna agli altri compagni ambasciadori, che erano cavalieri; e quella per niun modo volea fare.
Brievemente, e’ si poteo ben dire di Berta e di Bernardo, che costui pinto da’ tre convenne che fosse il dicitore. E col modo usato fu mandato per lo migliore vino della terra e per li confetti. Beúto che n’ebbe il dicitore tre volte, andorono a disporre l’ambasciata, la quale fu per lo scudiere tanto ben disposta, quanto altra che disponesse mai. Fatto questo, ed essendo per quella mattina dal papa licenziati, tornorono all’albergo. Ed essendo alquanto ristretti insieme, disse il dicitore a’ cavalieri:
- Io non so se io dissi bene, e a vostro modo.
Dissono li cavalieri:
- Per certo tu dicesti meglio che tu dicessi mai.
Rispose il dicitore e presto:
- Per lo santo sangue di Dio, che se io avesse beúto un altro tratto io gli averei dato nel viso.
Quanto li cavalieri del detto di questo loro compagno risono, non si potrebbe dire. E ’l dicitore mostrò che, chi non ha cuore, lasciando ogni temerità, giammai non può ben dire.
E cosí è veramente, che ’l dicitore, quando parla, conviene che sia sicuro e coraggioso, però che ’l dire sempre manca per lo timore; e chi è ben pronto e ardito dinanzi al sommo pontefice, rade volte o non mai avviene che dinanzi ad ogni signore non dica arditamente.