Il baco da seta/I

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I. — Importanza della produzione della seta in Italia

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I. — Importanza della produzione della seta in Italia
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IL BACO DA SETA




I. — Importanza della produzione della seta in Italia.


Esportazione della seta.


La produzione della seta ha particolare importanza per l’Italia, non tanto perchè risponda a necessità del consumo interno, quanto perchè — con la sua esportazione — è uno dei maggiori coefficienti dell’equilibrio commerciale e finanziario nostro.

Sopratutto durante il periodo della guerra, quando il paese viveva una vita anormale perchè — diminuite le produzioni ed accresciuti i consumi — doveva ricorrere a larghissime importazioni dall’estero per il grano, la [p. 2 modifica]meliga, la carne, i grassi, i latticini; la seta rappresentò il principalissimo cespite di esportazione. Fu detto allora la seta essere oro, nè la espressione era male trovata: alla seta si doveva un apprezzabile compenso fra esportazione e importazione, che valeva a rendere minore l’incremento del debito italiano all’estero.

Le statistiche del Ministero per l’Economia nazionale hanno cifre eloquenti nella esportazione del 1924.

Seta greggia 
L. 1.999.264.815
Tessuti di seta 
» 362.775.395
Tessuti di cotone 
» 1.654.921.320
Formaggi 
» 400.640.087
Automobili 
» 365.516.061
Riso 
» 317.954.541
Vino in fusti 
» 274.891.237
Olio d’uliva 
» 273.868.331
Uova 
» 264.728.458
Frutta fresca 
» 218.628.466

Come si vede, la seta occupa un ottimo posto nella esportazione, nè crediamo abbia a perderlo tanto facilmente, perchè i prodotti della così detta seta artificiale hanno permesso di apprezzare maggiormente le buone qualità di resistenza e durata dei tessuti di seta vera. [p. 3 modifica]


Produzione ed importazione di bozzoli.


Anche nella produzione del bozzolo — la materia prima da cui si trae la seta — l’Italia tiene un buon posto nel mondo. Essa è terza, con quasi 40 milioni di chili di bozzoli, subito dopo il Giappone che ne produce 80 milioni e mezzo e la China che ne produce 70 milioni. Segue il Levante e l’Asia occidentale con 30 milioni e si scende poi alla Francia con 5 milioni di chili ed anche meno.

La produzione che fra il 1901 ed il 1910 oscillò intorno ai 50 milioni di chili di bozzoli, scese nel decennio successivo sotto ai 40 milioni, anche a prescindere dalle annate di guerra in cui rimase sui 30 milioni.

Notevole è l’impiego di mano d’opera che successivamente all’allevamento dei bachi si determina nella industria della seta. Nel 1923 esistevano in Italia 785 filande con 47.993 bacinelle, le quali davano lavoro a 84.217 operai, mentre altri 31.366 erano occupati nelle tessiture.

Per quanto rilevante, la produzione dei bozzoli in Italia non copre di regola il fabbisogno dell’industria, la quale deve ricorrere alla importazione di materie prime, che ritira in buona parte dalla Turchia e dall’Asia Minore. Nelle [p. 4 modifica]annate 1920-1922 furono ritirati dall’estero bozzoli secchi per oltre 1 milione di chili all’anno; cioè circa la dodicesima parte della nostra produzione.

A dire il vero l’allevamento dei bachi ebbe in passato in Italia un periodo di sensibile diminuzione dovuto al basso prezzo cui venivano venduti i bozzoli — alla prima concorrenza della seta artificiale — alla diffusione della diaspis ed al deperimento dei gelsi.


Il prezzo dei bozzoli.


Può essere interessante seguire il variare del prezzo dei bozzoli nella serie degli anni, a rendersi ragione delle ripercussioni che ebbe sulla bachicoltura.

Citeremo i prezzi medii degli incrociati cinesi per il mercato di Cuneo.

lira italiana lira oro
1890 4,54
1895 3,67
1900 3,54
1905 3,39
1910 3,38
1915 3,32 2,89
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lira italiana lira oro
1916 4,77 3,86
1917 11,23 8,19
1918 14,35 8,18
1919 12,86 8,23
1920 23,04 6,55
1921 16,14 3,55
1922 32,79 7,21
1923 32,22 8,05
1924 26,01 5,83
1925 36,03 7,81


Possibilità di sviluppo della bachicoltura.


In ogni modo è per noi accertato che la industria della seta, la quale ha la fortuna di trovare la sua materia prima in una produzione caratteristica dell’agricoltura italiana, è una delle più importanti per il quantitativo di merce esportata e per il largo impiego di mano d’opera che richiede e che trae quasi tutta da famiglie campagnuole.

Sta del pari che la produzione di bozzoli italiana non copre il fabbisogno dell’industria; mentre sarebbe facile provvedere a questa maggiore richiesta. [p. 6 modifica]

La coltivazione dei gelseti nani specializzati permette di giungere dopo solo due anni ad avere foglia per i bachi; vi è quindi la rapida valorizzazione del capitale anticipato.

Permette di raccogliere 100 quintali di foglia ad ettaro; quanta cioè ne occorre per mantenere all’incirca 10 oncie di seme bachi.

Permette di utilizzare ripe, relitti, gerbidi, appezzamenti di terreno che non sarebbero altrimenti meglio goduti.

Permette ai viticultori (preoccupati dalla diffusione della filossera e dubbiosi se sia consigliabile ricostruire tutto il vigneto distrutto) di utilizzare molti terreni, già a vigneti, e che non si prestano ad essere passati a campo.

Tutto ciò proprio in quelle zone collinari o pedemontane, nelle quali le condizioni di ambiente sono particolarmente favorevoli alla buona riuscita del baco.