Il buon cuore - Anno X, n. 22 - 27 maggio 1911/Religione

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Vangelo della domenica dopo l’Ascensione



Testo del Vangelo.


Il Signore Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, è giunto il tempo; glorifica il tuo Figliuolo, onde anche il tuo Figliuolo glorifichi te; siccome hai data a lui podestà sopra tutti gli uomini, affinchè egli dia la vita eterna a tutti quelli che a lui hai consegnati. Or la vita eterna si è che conoscono te, solo vero Dio, e Gesù Cristo mandato da te. Io ti ho glorificato in terra, ho compito l’opera che mi desti da fare: e adesso glorifica me, o Padre, presso a te stesso, con quella gloria che ebbi presso di te, prima che il mondo fosse.

S. GIOVANNI, Cap. 17.


Pensieri.


«La vita eterna poi è questa, che conoscano te, solo vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo».

La vita eterna sta nella cognizione d i Dio; ma notiamolo subito, non in una cognizione puramente intellettuale, bensì in una conoscenza che, illuminando la mente, scuota il sentimento e porti all’azione: in una cognizione che, abbracciando e mente e cuore dell’uomo, si dirà meglio, esperienza di Dio. Non si può pensare vera vita eterna, la felicità per la virtù, dalla sola visione del vero scompagnata dall’operare santo.

La cognizione di Dio, di cui parla il Vangelo, non è una di quelle che lasciano freddi, inoperosi; ma quella di qualcosa che eccita il sentimento, che agisce in noi.

Per il cristiano la virtù sta nella conoscenza di Dio e di Gesù Cristo, nell’esperienza dell’azione divina in sè. Chi sente l’azione del Cristo vivo è, da questo sentimento ineffabile, spinto alla perfezione morale. Se questa morale perfetta non è quella di tutti i cristiani (oh, quanto lontana non solo dalla perfezione, ma dalla stessa moralità la vita di tanti di essi!) è perchè costoro hanno una fede incompleta, basata solo sulla conoscenza di ciò che da altri è stato sentito e ripetuto.

«Io t’ho glorificato in terra dove ho compito l’opera che m’hai data a fare».

La glorificazione di Dio procede dal compimento della sua volontà, di quella volontà santa sopra di noi che a noi è manifestata dalle contingenze nelle quali veniamo a trovarci. Sta bene: l’enunciazione della via da seguirsi è facile; ma è altrettanto facile il seguirla? Come la seguiamo noi?

Oh, mio Dio! quante volte, invece di anelare a compiere il disegno di Dio, che è poi il migliore per noi, noi vorremmo avere il potere di piegare la volontà del Signore ai desideri nostri! Ciò è visibile nell’ardore ansioso di certe preghiere stesse. Come siam lungi dal [p. 171 modifica]pregar nello spirito di Gesù, ripetendo la sua sublime parola: La tua volontà sia come in cielo, in terra!

Sia sincera e sentita sulle nostre labbra la preghiera che Gesù ci ha insegnato e quando vien l’ora che si attua su noi un disegno di amore sempre, anche se è disegno di dolore, pieghiamo la fronte e ripetiamo l’altra grande parola: Se è possibile, passi da me questo calice, però sia fatta non la mia, ma la tua volontà.

«Ho manifestato il tuo nome agli uomini che a me desti nel mondo».

Ecco la parola che dovrebbe esser quella di ogni apostolo, la testimonianza che ogni anima sacerdotale dovrebbe poter rendere davanti a Dio: ma è pur la parola che dovrebbe dire e la testimonianza che dovrebbe rendere anche ogni cristiano.

A ogni creatura Dio ha dato qualcuno da guidare, da educare: come adempiamo noi questo divino mandato? Dio ci ha dati questi suoi figli, come figli nostri, come nostri discepoli, nostri amici, perchè noi ad essi, si manifesti il suo nome. Quale predicazione cristiana scaturisce dal nostro insegnamento, dalla nostra parola, soprattutto dalla nostra vita? Oh, dar Cristo ad un’anima è darle la vita vera, quella che non vien meno mai, è darle forza nel dolore, rifugio nell’affanno, serenità nella contradizione, è il benefizio massimo che ad un uomo si possa fare! E questo vuole da noi il Signore!

Siam noi preparati a rispondere alla nostra vocazione? Oh, che Cristo viva in noi, che da noi irradii anche sui nostri fratelli e che tutti s’entri un giorno nel gaudio del Signore!