Il buon cuore - Anno X, n. 48 - 25 novembre 1911/Notiziario

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Notiziario

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Società Amici del bene
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NOTIZIARIO


Per un benefattore. — Il Consiglio degli Orfanotrofi e del Pio Albergo Trivulzio segnala alla pubblica gratitudine il defunto cav. Pietro Clericetti, il quale dispose un legato di L. 12,000 a favore del Pio Albergo Trivulzio.

Beneficenza. — La duchessa Ida Visconti di Modrone ad onorare la memoria del compianto consorte Duca Guido, nel nono anniversario della morte, fece la generosa oblazione di L. 500 al Patronato della Scuolasanatorio pei tignosi e granulosi di via Arena; il Duca Guido Visconti di Modrone, pure all’Associazione Nazionale per la difesa della Fanciullezza Abbandonata, elargiva L. 500.



L’Enciclopedia dei Ragazzi spiega e insegna tutto divertendo.


Necrologio settimanale


A Milano la signora Giulia Corbetta; — il signor Camillo Pozzi; — il Cav. Pietro Gandini; — il signor Carlo Guaita; — la signora Nene Secco d’Aragona.

— A Torino il signor Giuseppe Momigliano.

— A Borgotaro la Contessa Maria Maddalena Albertoni di Macherio nata Baronessa Picenardi.

— A Como l’Avv. Comm. Lazzaro Pagani.

— A Bologna il Comm. Giacomo Raimondi, maggior generale comandante l’artiglieria in quella città. Il Raimondi, per le sue eminenti qualità di ufficiale dotto, ebbe a coprire importanti uffici; col grado di maggiore fu per vari anni aiutante di campo di Re Umberto; come colonnello fu capo ufficio all’ispettorato generale d’artiglieria, comandò in 2° la scuola d’applicazione d’artiglieria e genio ed ebbe l’incarico di direttore capo divisione al Ministero della guerra.



BIBLIOGRAFIA


Sac. Carlo Locatelli. — I Secentisti nella Canonizzazione di S. Carlo. — Monza, Tipografia Artigianelli, 1911, e vendibile anche presso la Ditta L. F. Cogliati.

L’egregio Monsignor Locatelli, ha voluto continuare l’uso di illustrare con opportune monografie la ricorrenza della festa di S. Carlo. Prima aveva fatto la novena in preparazione al terzo centenario della Canonizzazione di S. Carlo; adesso incomincia l’ottava. Nelle monografie precedenti ricordò cronologicamente quanto veniva fatto dai contemporanei in preparazione dell’atto di Canonizzazione. Parte principale della monografia era di solito la pubblicazione del discorso che oratori distinti tenevano nel Duomo di Milano. Ora pubblica una serie di brani scelti di discorsi tenuti pure in Duomo, e prima e dopo la Canonizzazione di S. Carlo. Caratteristica di questi discorsi è la forma del più accentuato seccentismo. Cosa strana, osserva l’autore, che la forma usata dagli oratori fosse in aperta contraddizione al carattere di S. Carlo che fu sempre alienissimo di esagerazioni e stravaganze.

Il seicentismo della forma non è però la negazione della serietà della sostanza: e il Locatelli cita in proposito una frase di Manzoni, altra prova del suo spirito indipendente e arguto, quando in una conversazione essendosi in modo assoluto asserito «nulla è paragonabile alle stravaganze che si leggono nei nostri predicatori del seicento» faceva osservare: «sicuramente, la forma è stravagante, ma la materia è sempre seria. E [p. 384 modifica]io tante volte, leggendo un predicatore secentista, mi son detto a me stesso: Oh, quanto sarei savio, se facessi quanto dice questo matto!»

Nei lettori può essere sorto il desiderio di avere un qualche saggio delle prediche di questi savii matti: e noi li accontentiamo subito.

Ecco un brano del Padre Gesuita Negroni, nel discorso detto nel Duomo di Milano, il 4 novembre 1602: «L’animo di Carlo, a guisa di quella davidica colomba uscita e sprigionata dalla gabbia di corpo mortale, col petto inargentato di innocenza, col dorso indor sto di carità, col collo fasciato et cinto dal vago cangiante delle altre virtù sovrumane, portato dalle ali della divina grazia e dei propri meriti ratta volò direttamente sopra il cielo in Paradiso, dove posatasi nel nido dell’eternità....»

Poi parlando di S. Domenico dice: «ecco che nasce nella Cattolica Spagna quel generoso Cane di Domenico, il quale abbaiando colle prediche, e mordendo con le dispute...»

Per far buon sangue, aggiungiamo un altro saggio, l’esordio del discorso del Padre Gavante, che pure era dotto distinto: «Veggo luce e veggo tenebre, se pure le tenebre vedere si possono. Chiarissima luce veggo, profondissime tenebre; luce che mi toglie gli occhi; tenebre che me li chiudono; luce, che non però dilegua le tenebre; tenebre che neppure offuscano la luce. Nè manco è la luce, che succeda a tenebre, nè tampoco sono tenebre dopo la luce; ma le veggo insieme (non vedendole) in un tempo medesimo, in un soggetto stesso: ed è immensa luce, e sono immense tenebre. O prodigio, o portento divino!

«Non dite voi, o Signori Illustrissimi e Reverendissimi, che la gloria anche di qua è splendore e luce? parimenti che la cristiana umiltà è oscurità e tenebre? Dunque quanta luce, quante tenebre nel Santo nostro Cardinale Carlo, tutta umiltà, e insieme tutta gloria?»

Finiamo con un brano del dottor Gerolamo Carandini dei Canonici Regolari Lateranesi, tolto da un discorso detto in Duomo nel 1605. Dopo aver ricordato Atlanta e Fatonte ed Icaro, cosi saluta il Card. Federico: «Federico, di fede ricco....» e aggiunge: «Hor, mentre poco pratico guerriero scioglio dal lido della mia bocca, la nave della mia orazione, carica delle preziosi merci delle laudi del Beato, e col vento del mio fiato, e coi remi delle mie mani, per la marina le spingo dal vostro consesso, ondeggiante al mio dire, fate vi prego col silenzio bonaccia, perché riceva entro l’orecchio porto....».

Questa predica, udita adesso, desterebbe il senso della più viva ilarità: allora destava interesse e ammirazione. Questione di tempi di gusti. Non si sapeva, dice il chiaro autore, concepire, scrivere, disegnare che a questo modo. Si viveva di caricature e di bisticci.

E a conferma ricorda un bisticcio, che noi, per stare in carattere, poniamo qui a chiusa della nostra breve recensione.

«Chi percorre la valle Anzasca in uno dei gruppi di case che sono a sinistra della via postale in cui si trova Piedimulera, può leggere su un camino: «Io mi chiamo camino, e pur son fermo».

L. V.



DIARIO ECCLESIASTICO


26 novembre — Domenica terza d’Avvento — S. Corrado vesc.
27, lunedi — Ss. Massimo e Virgilio.
28, martedi — S. Sostene m.
29, mercoledi — S. Saturnino m.
30, giovedi — S. Andrea ap.
1 dicembre, venerdi — S. Castriziano.
2, sabato — S. Bibiana m.

Adorazione del SS. Sacramento.

26, domenica — A S. Bartolomeo.
30, giovedi — A S. Francesco da Paola.


Nella chiesa di S. Maria Ara-Cœli, Via Fatebenefratelli, 9, Domenica, 26, vi sarà la festa di S. Giovanni di Dio colle seguenti funzioni:

Ore 9.30: Messa conventuale — Breve discorso.

Ore 16.45: Rosario — Panegirico — Benedizione solenne.

NB. — Indulgenza plenaria a quelli che confessati e comunicati visitano questa Chiesa.



PICCOLA POSTA


MILANO. — Signore Capi-Gruppo del Comitato della Fiera. — Il giorno 30 corr. alle 14 i banchi saranno pronti nel Salone di Via Vivajo, aspettando d’esser coperti dalle soffici montagne d’indumenti per i poveri, da oggetti svariati che attireranno i compratori, speriamo numerosi e generosi.

MILANO. — Allieve dell’Istituto dei Ciechi. — Grazie a nome dei nostri fratellini e delle nostre sorelline dell’Asilo, di tutti gli altri poveretti dei quali diventate pietose benefattrici coi vostri lavori tanto ben preparati per la Fiera a loro vantaggio.




Gerente responsabile.

Romanenghi Angelo Francesco.


Milano. Tip. L. F. Cogliati, Corso P. Romana, 17.