Il buon cuore - Anno XI, n. 25 - 22 giugno 1912/Beneficenza

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Beneficenza

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Il buon cuore - Anno XI, n. 25 - 22 giugno 1912 Religione

[p. 193 modifica]Beneficenza


Scuola Infermiere
Principessa Jolanda

Siamo dinanzi a un nuovo trionfo della beneficenza milanese: una scuola d’infermiere, imperniata ad un nuovo ospedale medico-chirurgico, che, dedicato al nome della gentile principessa Jolanda, è sorto sotto il patronato di S. M. la Regina Elena. Ad un tratto, senz’alcun rumore, senza istanze, senza nessuna di quelle industrie che sono indispensabili alle iniziative, ci troviamo di fronte ad un fatto compiuto, che, pur dal lato dell’estetica, parla di munificenza, di beneficenza larga e illuminata.

È un prodigio dovuto specialmente a signore intelligenti e munifiche, le quali dal dire al fare non han trovato il mare.

A pochi passi dalla vetusta basilica delle Grazie, in via Caradosso, si presenta nelle sue belle linee architettoniche la Scuola delle infermiere, nella quale va ora ad effettuarsi un nobile intento ispirato ad affettuoso interessamento per l’umanità sofferente.

L’esempio è venuto dall’estero e si è imposto ad anime generose.

Assai sentito è il bisogno di provvedere all’assistenza dei malati a seconda delle esigenze e dei progressi della scienza, e in armonia ai naturali sentimenti di pietà. Si tratta di elevare le assistenti dei malati alla loro giusta posizione, di toglierle dalla classe delle mestieranti e di metterle in grado di esercitare, più ancora che una professione, una missione santa con amore ed intelligenza. Garanzie morali, quindi, e garanzie tecniche, sì da rappresentare, come si è ben detto, una tra le più onorevoli professioni da affidarsi a chi può aggiungere al sentimento altruistico di una pietà speciale, una competenza ottenuta con particolari studi pratici.

L’utilità di tale istituzione dovrebbe estendersi dagli ospedali alle case private, dove, se non manca l’assistenza affettuosa, ispirata da affetti famigliari o da sentimento religioso, manca sovente l’assistenza efficace, che rappresenti la mano esperta e perseverante, fedele e intelligente coadiutrice del medico e del chirurgo.

Bisogna pertanto rendere accessibile l’ospedale a giovani donne di civile condizione, di elevato sentire, e ciò senza implicare un onere finanziario e procurando invece una posizione rispettabile a chi sente inclinazione per un ufficio nobile in cui può esplicarsi largamente la bontà del cuore umano senza costrizione ad alcuna rinuncia.

Risulta evidente, per raggiungere l’intento, la necessità di un armonico coordinamento di tutti i servizi sanitari e amministrativi; quindi la necessità di un ospedale autonomo, dove l’infermiera possa non solo munirsi di un’adeguata cultura tecnica, ma altresì corredarsi di una indispensabile educazione morale, igienica ed economica, sì da dare pieno affidamento per la migliore assistenza dei malati col minore dispendio.

A questo ideale si mira colla Scuola delle infermiere e col relativo ospedale, ove sono fin d’ora aperte le iscrizioni per le aspiranti animate da speciale vocazione.

L’istituto sorge in uno dei punti migliori della Milano nuova, e consta della scuola-convitto, con camere separate per ciascuna allieva, con bagni, biblioteca, sale da pranzo e di studio, con riparti medico-chirurgici perfettamente distinti per malati gratuiti o solventi, e con ogni conforto igienico, nonchè colla gaiezza derivante da un promettente giardino.

Le rette dei paganti vengono erogate come contributo al funzionamento dell’istituzione.

Il corpo sanitario proviene da quello incaricato dell’insegnamento, da personale medico di assistenza interna e da consulenti, e la immediata direzione morale [p. 194 modifica]e disciplinare della scuola è affidata ad una direttrice infermiera, coadiuvata da assistenti diplomate e provette per tirocinio all’estero, dove il problema dell’assistenza ospitaliera si è felicemente risolto.

Il funzionamento, per il primo quinquennio, sarà sotto la dipendenza del Comitato promotore, così composto: signore Sita Meyer Camperio, donna Rita Perez Seismit Doda, donna Beatrice Marconi O’ Brien, Rosa De Marchi Curioni, e signori comm. Guglielmo Marconi, Alberto Meyer Camperio e dott. Marco De Marchi.

Direttore sanitario è il prof. Gio. Perez della R. Università di Pavia.

Sono fin d’ora aggregati come consulenti per l’edilizia e per la parte legale, il cav. ing. Luigi Repossi, l’avv. conte Iro Bonzi e il notaio dott. Domenico Riva.

Naturalmente si apre un campo nuovo alla beneficenza pubblica e privata con letti di patronato stabiliti in cinque categorie.

L’inaugurazione.

Il grazioso edificio — un’ala di convento eretto dall’on. architetto Nava, ora egregiamente trasformata e adattata per ospedaletto dal cav. ing. Repossi — già benedetto dal prevosto mons. Pogliani — venne inaugurato nella mattinata di domenica, con innondazione di sole e di aria e con intervento di autorità e personalità distintissime.

La cerimonia si svolse cordialmente tra le arcate gentili del portichetto ricordante il convento e il ridente, fragrante giardino.

Intervenne per il Governo il Prefetto sen. Panizzardi col segretario avv. Gori. Notammo l’assessore Vittorio Ferrari per il Comune, il comm. Sperati per la Deputazione Provinciale, il generale Mainoni per la Croce Rossa, l’avv. Mezzi per l’Ospedale Maggiore, il comm. prof. E. Grassi per il Brefotrofio, il prof. Maroni per l’Ospedale Fatebenefratelli, il senatore Cesare Mangili, il dott. Polli per la Guardia Medica presieduta dal dottor Rezzonico, il prof. Falchi, direttore della Clinica oculistica di Pavia, il prof. Carlo Baslini, i dottori Bertarelli, Bordoni Uffreduzzi, Clerici, Denti, Medea, Pampana, ecc.

Per la prepositura di S. Vittore erano presenti i coadiutori don Pietro Baj e don Gio. Gatti, nonchè il superiore dei Domenicani.

Le signore del gruppo promotore erano circondate da numerosissime signore e signorine, le quali, tra verdi pianticelle, cinguettavano come uccelletti, facendo un coro armonioso, un inno di felicitazioni alle zelatrici ed agli zelatori della novissima opera di beneficenza.

Notammo la baronessa Bagatti Valsecchi, le signore Anna Mylius, Conti, Brioschi, Luling, Lepetit, Maino, Noerbel, Sessa, Zanoletti, la baronessa Saner, la contessa Bonzi, le signorine Scaravaglio, ecc.

La signora Meyer pronunciò un breve ma elevato discorso a nome del Comitato, ringraziando gli intervenuti ed esprimendo sentimenti di speciale riconoscenza per le anime entusiaste e generose incontrate nel difficile cammino percorso dal 1904 in poi. Accennò all’obbiettivo della istituzione, mirante ad ottenere infermiere istruite ed educate pur colla prospettiva di una carriera rimuneratrice. Inneggiò poi alla graziosa Regina d’Italia, che subito comprese l’alto intendimento del Comitato, ed espresse la certezza di vedere nell’interessamento della cittadinanza una conferma delle nobili tradizioni della Milano benefica.

Il prof. Perez, in un elaborato discorso, illustrò l’alta finalità dell’iniziativa, la necessità di avere nelle infermiere, non delle fredde e rozze spettatrici, bensì delle fedeli e intelligenti cooperatrici dei medici. Pur sciogliendo un inno gentile alle Suore di Carità, eroine decorate fin dai tempi di Napoleone I, anime rifuggenti da ogni idea mercenaria, l’oratore fece comprendere come l’opera di una infermiera idealizzata col nuovo ospedaletto e già realizzata all’estero, verrebbe a completare la missione della suora.

Il prof. Perez diede poi lettura di bellissimi telegrammi di plauso, inviati da S. M. la Regina Elena, da S. M. la Regina Madre, dagli onorevoli Giolitti e Credaro, da senatori e deputati, da medici distintissimi, come Leonardo Bianchi, Chimienti, Durante, De Giovanni, ecc.

Il Prefetto si compiacque vivamente del nuovo trionfo della beneficenza milanese, e, seguito dal Comitato e da tutti gli intervenuti, visitò con vivo interessamento le sale pei malati, l’armamentario lucidissimo, le linde camerette delle allieve infermiere, facendo caldi auguri e promesse di appoggio.

Sono trenta i candidi letti che aspettano i malati nel nuovo ospizio della carità. Il piano superiore è tutto riservato alle allieve infermiere.

Dalle finestre delle sale e delle rosee camerette, lo sguardo riposa sul verde e s’innalza alla splendida cupola delle Grazie, che pare protegga e benedica il nuovo ospizio della carità.

Al momento di congedarci, avendo noi espressa la più viva ammirazione anche per certe particolarità del mobiglio, la gentile signora Rosa De Marchi Curioni ci fece osservare come tutto quello che potesse sembrare eccedente fosse uscito da mani gentili e generose.

Non può mancare il trionfo di quest’opera ispirata a vero progresso ed a carità verso l’umanità sofferente; no, non può mancare il desiderato trionfo, anche per. chè si presenta col nome di un gran trionfatore: Guglielmo Marconi.

A. M. Cornelio.

Per l’Asilo Convitto Luigi Vitali pei bambini ciechi


OBLAZIONI.

La signora Elisa d’Anna di Trento, che visitò l’Istituto e l’Asilo Infantile dei Ciechi, come ringraziamento inviò due pezze di cotonina bianco-rosa, e bianco-celeste, pei bambini e per le bambine dell’Asilo.

N. N., paste pei bambini ammessi alla Cresima.|||
Marianna Balestrini Niccolini, in omaggio alla festa di San Luigi |||
 L. 10 ―


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CASA DI RIPOSO PEI CIECHI VECCHI


Somma retro L. 7262 —

Marianna Balestrini Niccolini, in omaggio alla festa di S. Luigi |||
   » 10 ―


Totale L. 7272 —

OPERA PIA CATENA

(CURA DI SALSOMAGGIORE).


OBLAZIONI.

21 giugno: R. B. M., per l’onomastico di G. C. |||
   » 15 ―

Opera Cattolica internazionale

per la protezione della giovane.

Nei giorni 29 e 30 dello scorso maggio, si svolse in Torino il IV Congresso Internazionale dell’O.C.I. per la protezione della giovane, congresso ben riuscito sotto ogni aspetto, aperto e chiuso da S. E. il Cardinale Richelmy, arcivescovo di Torino.

Numerosissimi i rappresentanti dei vari Comitati dell’Opera Cattolica di Protezione, sia italiani che stranieri, venuti non solo da ogni parte d’Europa, come Italia, Svizzera, Francia, Spagna, Portogallo, Belgio, Danimarca, Inghilterra, Irlanda, Germania, Russia, ma ancora dall’Egitto, dall’Argentina, dal Canadà, una vera affermazione mondiale di umana solidarietà, di cristiana fratellanza.

Interessanti le relazioni delle varie nazioni; interessantissime le discussioni, vibranti di Fede, di zelo, d’amore agli umili ed ai diseredati, in cui l’universalità della Chiesa Cattolica e de’ suoi caritatevoli intenti, ebbero una nuova e splendida conferma.

Il prof. R. Bettazzi, presidente del Comitato Nazionale, con la consueta eloquenza, diede particolareggiata relazione dello sviluppo dell’Opera in Italia ne’ suoi dieci anni di vita, e disse, con parola commossa, delle condizioni in cui si trovano le nostre operaie emigrate all’estero; parlò dei loro bisogni, delle loro aspirazioni, dei loro difetti e delle loro virtù, esortando gli stranieri a voler studiare e comprendere l’anima italiana!

Autorevoli e numerosissime le adesioni: da SS. Pio X, che accordò speciali benedizioni a tutti i congressisti; da S. M. la Regina Elena, da S. M. la Regina Madre, dal card. Mery del Wall, dal card. Ferrari, dal card. Maffi, dal card. Mercier, dall’Arcivescovo di Monreal, da moltissimi Vescovi e da molte personalità dell’azione cattolica sociale.

Accolta da significanti applausi l’adesione del senatore Rossi, Sindaco di Torino.

La principessa Letizia e la duchessa Isabella di Genova onorarono di loro presenza alcune sedute.

Il Comitato Nazionale Italiano e il Comitato Torinese fecero gli onori di casa con grande signorilità ed ebbero vivi e meritati ringraziamenti da tutti i convenuti.

La Baronessa di Montenach superò se stessa per la fine intelligenza, la versatilità dell’ingegno, la straordinaria perspicacia con cui presiedette e diresse i lavori del Congresso e specialmente per la esuberante carità del suo nobile cuore. Fu per acclamazione eletta presidente del Comitato Internazionale in sostituzione della rimpianta contessa Luigia de Reinold, fondatrice dell’Opera di Protezione, passata a miglior vita lo scorso marzo.

Furono giorni di lavoro intenso, ma di grande conforto e di incancellabile memoria.