Il buon cuore - Anno XII, n. 19 - 10 maggio 1913/Religione

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Vangelo della solennita di Pentecoste

mi ama. me. Echi ama me, sarà amato dal Padre mio, e gli manifesterò me stesso. Dissegli Giuda (non l’Iscariota): Signore, donde viene che manifesterai te stesso a noi, e non al mondo? Rispose Gesù e gli disse: Chiunque mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e verremo a lui, e faremo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole. E la parola che udiste, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Queste cose ho detto a voi dimorando in voi. Il Paracleto poi, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome mio, egli insegnerà a voi ogni cosa, e vi ricorderà tutto quello che ho detto a voi. La pace lascio a voi, la pace mia do a voi. S. GIOVANNI, cap 14.

Pensieri. Dopo di avere Gesù Cristo nei brani evangelici delle domeniche antecedenti — promesso agli apostoli i molti benefici che avrebbe loro dato la sua partenza per il cielo: dopo aver promesso loro che — in seguito alla sua dipartita — egli avrebbe loro dato dal cielo tale potenza taumaturga per cui essi avrebbero operato miracoli assai maggiori di quelli a cui avevano assistito, Gesù li assicura dell’efficacia che avrebbe loro dato lo Spirito Santo, inviato per la loro perfezione. • Ed oggi commemoriamo la promessa di Gesù. La storia, l’economia divina dei primi tempi della Chiesa ci assicura e ci ’mostra visibilmente l’opera di Tic.: sto Spirito. Trasmutava, trasnaturava gli uomini e dava ad alcuni il dono della profezia, ad altri il dono della pluralità delle lingue, ad altri la grazia di cure, ad altri ancora grazi ed’operazioni diversissime: prova visibile della presenza reale dello Spirito divino, invisibile. In seguito cessò questo fatto meraviglioso e al di là delle forze naturali. Non indaghiamo il perchè della disposizione divina: tanto non muteremo manco un apice del volere di lassù, ma... Gesù promise agli Apostoli soli, oppure anche a noi? Se a noi, come vanno le operazioni di questo Spirito, che Cristo ci assicura che verrà a noi e col Padre e Figlio farà presso di noi dolce mansione, dolce dimora? • •

Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù a’ suoi discepoli: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, e vi darà un altro Consolatore, af,finchè resti con voi eternamente; lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perchè non lo vede, nè lo conosce; voi però lo conoscerete perchè abiterà con voi. Ancora un po’ di tempo, e il mondo più non mi vede. Ma voi mi vedete, perchè io vivo, e vivete anche voi. In quel giorno voi conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me ed io in voi. Chi ritiene i miei comandamenti e li osserva, questi è chi

’Gesù — come rilevasi dalla lettura del brano evangelico — non promise tangibile la presenza dello Spirito Santo. Promise altri effetti: necessario un breve esame. Primo dono di questo divino Spirito è l’infusione nel nostro animo della conoscenza. Incapaci gli apostoli nel loro limitato intelletto d’arrivare alle più semplici verità, dopo che lo Spirito Santo illustrò la loro mente, ebbero una capacità da superare gli intelletti più colti di Roma, Alessandria ed Atene, e poterono afferrare verità impossibili ad essere toccate dalla mente più poderosa, dopo aspre fatiche [p. 150 modifica]e lunghe meditazioni. Ciò opera pur oggi molte, il massimo delle verità religiose che il popolo senza indugi, senza preparazione, con una convinzione che sfida la morte, ritiene e fa oggetto di fede e scienza, sono imperiose, dure, impossibili ad intelletti colti, a mente d’altronde superba. Come va la cosa? La conoscenza delle cose divine, il problema dell’al di là, se non ripudia il libro, si risolve assai più facile nell’intima comunione con lo spirito di Dio: ciò che Dio nascose ai sapienti, egli rivelò ai pargoli: vicini al centro la luce è più forte, più vivida: la verità ci arriva intera non attraverso l’ombre, non attraverso il pregiudizio. Così pure si svolge l’opera della santificazione. Simboleggiata dalle lingue di fuoco, rimane pur sempre il simbolo di quel fuoco di cui si infiamma il cuore dei cristiani, la carità. Gli Apostoli jeri -- prima della Pentecoste — erano nello stato di grazia: eppure quante imperfezioni, difetti, quanta fiacchezza, instabilità nella loro vita... come erano lontani da quel sublime stato di grazia, per cui — sfidando il mondo -- avrebbero gridato: Siate nostri imitatori!... Disceso lo Spirito, non solo sono santi, ma modello di santità: affrontano il mondo, la morte, sono superiori ad ogni interesse, che non sia l’interesse di Gesù. E gli spauriti d’ieri sono i leoni, sono i giganti, sono i difensori della libertà e della giustizia completa, gridando ai pontefici: Meglio è obbedire a Dio, che agli uomini! Quale mutamento!... niente•di visibile, di tangibile, ma ultima, potente realtà delle operazioni divine.

Una breve conseguenza. Lo Spirito Santo non muta, non consuma; il suo braccio, la sua potenza non soffre diminuzione. Ma oggi? Lo studio delle verità religiose è ridotto ad un oggetto di lusso, di pochi eclettici, fatto con una curiosità che non è la semplice ricerca della parola di Dio: è l’amor della disquisizione sottile, arguta. Pari alla poca coltura, il disamore del bene, la fuga dal sacrificio; la stessa virtù ha perso l’in-eanto che soggiogava i mille generosi: il grido della massa è l’antico: pane e piacere!... Perché? Non abbiamo la risposta nel vangelo d’oggi?

stinto industriale in seta, appassionato agricoltore, carattere adamantino, pio, benefico, fu lavoratore instancabile, e nella numerosa famiglia, tra gli operai, tra i contadini, fu maestro illuminato ed efficace coll’esempio e colla pratica applicazione di sane dottrine e di ben basate esperienze. Era un uomo veramente prezioso, e la sua conversazione riusciva sempre un utile insegnamento in largo campo, tanto che noi dobbiamo affermare di non averlo mai avvicinato in,:ano e di aver avuto dalla sua saggia parola continui ammaestramenti. Erano `ammaestramenti derivanti da un uomo che tutto approfondiva da sè stesso e che sapeva comandare e istruire, perchè aveva saputo prima condurre ogni lavoro dal principio alla fine. Religiosissimo, fu sempre contrario ai politicanti mistificatori, e avrebbe voluto che la religione non fosse sciupata mai dai giornali e dalle lotte di partito. E la sua beneficenza? Fu larga sempre e quasi sempre nascosta. Alla Camera di Commercio in Milano, quale Presidente, e al suo diletto Valmadrera quale Sindaco, il cav. Giuseppe Gavazzi portò i tesori della sua mente e la rettitudine della sua anima nobile, rifuggente da ogni debolezza, da ogni convenzionalismo, mirante sempre ai più elevati obbiettivi. Tenace nelle sue convinzioni. si sarebbe- lasciato spezzare piuttosto che piegare dinanzi all’affarismo o all’opportunismo. Ci sembra ancora di vederlo in un famoso comizio tenuto in Olginate, ove, insofferente d’ogni imposizione, Egli segnalava e stigmatizzava, con citazioni irrefutabili e con frasi incisive, gli errori del Governo di quel tempo nel combattere la fillossera. Lunga e laboriosissima fu la giornata del cavaliere Giuseppe Gavazzi, e grande sarà il premio che Egli conseguirà nella seconda vita, accanto alla sua diletta, indimenticabile Angela. Angelo Maria Cornelio.

LUIGI MEDA

B. R.

Il Cav. GIUSEPPE GAVAZZI

E’ scomparso all’età di quasi 82 anni quest’uomo venerando che impersonava tante belle tradizioni f amigliari e rifulgeva delle più elette virtù di mente e di cuore. Studioso in tutti i rami dello scibile umano, di A 74 anni, preparato sempre all’incontro di Dio, ma specialmente negli ultimi mesi per infermità ribelle ad ogni- cura, è spirato il padre dell’onorevole deputato avv. Filippo Meda. Intelligente, onesto, laborioso, seppe guadagnare col lavoro un’agiata, onorata posizione, ed ebbe la soddisfazione di vedersi crescere intorno una figliolanza esemplare. Luigi Meda fu benemerito specialmente dell’Opera degli Oratori festivi, ai quali dedicò le migliori energie della sua giovinezza e la preziosa esperienza de’ suoi più tardi anni. La di Lui memoria sia benedetta! [p. 151 modifica]A Casalmaggiore, il 2 andante, il Rev, Monsignor Abate Mitrato, Cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano. Lascia nel suo popolo che ha tanto beneficato, e specie tra i poveri che evangelicamente soccorreva, larga eredità di affetti. Resse la parrocchia abbaziale per ben rà anni con zelo, rettitudine, prudenza e pietà esemplari. Modello di virtù, nell’ultima dolorosa infermità, nell’approssimarsi — cosciente — all’estremo de’ suoi giorni mortali, diede ai suoi parrocchiani un solenne edificante esempio di santa rassegnazione al Divino Volere. Così, dopo avere coll’esempio e colle parole costantemente insegnato ai suoi figli come si vive, ha loro insegnato anche come si muore da cristiani; ed ora li benedice dal Cielo.