Il buon cuore - Anno XIII, n. 06 - 7 febbraio 1914/Religione

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Domenica di Settuagesima Testo del Vangelo. In quel tempo disse il Signòre Gesù a’ suoi discepoli questa parabola: E’ simile il regno de’ cieli a un padre di famiglia quale andò di gran mattino a fermare de’ lavoratori per la sua vigna. Ed avendo convenuto co’ lavoratori a un denaro per giorno, mandolli alla sua vigna. Ed essendo uscito tuoni circa all’ora terza, ne vide degli altri che se ne.Rtavano per la Piazza senza far nulla, e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna, e darovvi quel che sarà di ragione. E quelli andarono. Uscì anche di bel nuovo circa l’ora di sesta e la nona, e fece l’istesso. Circa l’undecima poi uscì, e trovonne degli altri che stavano a vedere, e disse loro: Perchè- state qui tutto il giorno in ozio? Quelli risposero: Perchè nessuno ci ha presi a giornata. Venuita la sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga ad essi la mercede, cominciando dagli ultimi sino ai primi. Venuti adunque quelli, che erano andati circa l’undecima ora, ricevettero un denaro per ciascheduno. Venuti poi anche i primi, si pensarono di ricever di più: ma ebbero anch’essi un denaro per uno. E riceputolo mormoravano Contro del padre di famiglia, dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora, e gli hai uguagliati a noi, che abbiam portato il peso della giornata e del caldo. Ma egli rispose a uno di loro, e disse: Amico, io non ti ft) ingiustizia: non hai tu convenuto meco a un denaro? Piglia il tuo, e vattene:" io voglio dare anche a questo ultimo quanto a te. Non posso io dunque far quel che mi piace? Od è crytivo" il tuo occhio, perch’io son buono? Così saranno ultimi i primi, e primi gli ultimi: imperùcchè molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. (S. MATTFO, Cap. zoi

I SS. Padri interpretarono questa parabola considerando l’infinita bontà di Dio, che non bada nè

al come nè al quando di nostra conversione: Egli • ci accoglie in qualunque ora della giornata: Egli a tutti dà la ricompensa del paradiso.’ Risposta solenne e perentoria agli isterismi dei giudizi umani, per cui noi anticipiamo — col guardo d’una spanna — i santi giudizi di Dio, quarti:io avviene la morte o la fine di persona non troppo f edéle.nè legata a Dio. Chi può dire che siasi rinutata alla chiamata.di:lui in quell’ultimo, supremo Istante?! Non ci è lecito, non è umano, non è cristiano disperare ponendo un, limite alla misericordia di Dio — della salute dei nostri fratelli pur traviati! Si può osservare ancora il solenne rimprovero del padrone agli operai oziosi, agli operai dell’undecima ara. Perchè li rimprovera dell’ozio loro? non potevano usare del loro- diritto, stando oziosi? Pare di no, almeno dalla vivacità del rimproVero: pare li abbia rimproverati perchè non si sono dati attorno in cerca di lavoro, perchè non si sono curati di fruttificare, perchè sono rimasti tutto dì meriggiando., Col nostro criterio essi usavano della loro libertà • il padrone non tollera l’ozio: per lui è grave, è degno di pena e di rimprovero la vita vuota, nulla, scioperata... Amici cristiani, come giustificare tante vite, esistenze di cristigni sola contenti di non far male, assenti d"ogni bene, contenti d’un formalismo religio, so, lontani e fuggenti ogni fatica, ogni pericolo di lotta, ogni cosa che sa di sacrifició? Chi può dire cristianesimo — forse perietto certe menti e in certi cuori grettissimi — una simile vita? Dio li rimprovererà d’oziosità, di neghittosità, nè vorrà premiare. mai il servo cattivo ed inutile che non trafficò e nascose il talento ricevuto. Ci fa poi avvisati Gesù come delle nostre avventurate vocazioni alla religione non sia il caso di gloriarci e insuperbire: non potrebbe darsi che ci sopraggiungesse o non ci superasse il chiamato dopo di noi, forse all’ultima ora? E’ così raro il caso, così ipotetico da non aver mai osservato un fortissimo risveglio dove meno lo si sospettava, e non trovarlo dovè era lecito o logico supporlo, o trovarlo così turbato e frammisto a cure od anche ad umane sollecitudini?

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Potrebbe qui toccarsi la quistione sociale. Per vero se tutti i padroni d’oggi fossero come il padrone del Vangelo o detta quistione non sarebbe nata, o nata sarebbe morta fin dal principio. Lo so: vano è sperare — nell’attuale egoismo — il modellarsi sul padrone evangelico. Se lo tentassi farei ridere per la mia ingenuità: non sarei ascoltato da quelle orecchie, da quelle menti e cuori, che non odono, non apprezzano e non amano che l’oro, il grande, l’unico, mezzo per garantire la grande vita! Lo so, lo so! So ancora che — appunto per questa _mentalità --il sottosuolo sociale brontola, armeggia e manda tali [p. 45 modifica]boati da farci capire quale disastro darà il terremoto sociale: so, che vani sono gli accorgimenti umani innanzi alla terribile logica di certi principii: so la forza di certe organizzazioni... so che — deriso e compatito la teoria cristiana del «salaria famigliare» — z.pplicazione santa della giustizia e carità cristiana — domanderanno - terribile conto alla società le passioni umane.... Ma qui ’vediamo le ragioni degli operai — che credonsi ingiustamente dannificati — contro la giustizia caritatevole del buon padrone della parabola. • •

Già il padrone ha risposto: essi han avuto il pattuito: non ’poteva usare cogli altri,di una maggiore generosità dopo l’Uso di sua giustizia?, EpPure; anche oggi, quanti lamenti per le sociali, economiche differenze! quanti lamenti contro la divina Provvidenza per la disparità di trattamento fra noi e gli altri! — Quanto ci sa di male, d’insofferenza il vedere che con altri Dio — il superiore -largheggia più che noi? Avete avuto il vostro?!... Che dunque più volete? Non è una doppia mostruosità morale.questo? Contro Dio giusto e generoso: contro il fratello, che s’invidia, solo perchè fortunato? Oh! noi abbiamo avuto il nostro, e più ancora nell’ordine di natura,, di, grazia: invece di guardare avanti ed al meglio, riguardiamo indietro... il problema ha due faccie contrarie.’ Qui troveremo la soluzione ai nostri lamenti; quando non si troverà che causa di rovesci, di disgrazie non siano le nostre colpe, i nostri peccati: quando noi, noi colle nostre indomate passioni non siamo noi gli stessi artefici di nostra,rovina materiale e Morale: quando della giornata nostra da noi magnificata tanto — dovremmo esaminare arrossendo -- le tante infedeltà e le misere cadute, dove una vigoria di forza e d’etiergia l’avrebbe resa degna di lode e premio. B. R. Agt

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Jill’Esposizione di scultura futurista Sono stare incaricato di recarmi all’Esposizione di kulture futuriste, che fu inaugurazione, per la semplice ragione,ch’io non m’intendo per la compiacenza O no delle mie facoltà visive. E mi sono divertito assai.., ammirando i visi degli intervenuti, una piccola e gaia folla di artisti, curiosi, curiose e ’giornalisti. Perchè, vedete, oggi ridere delle manifestazioni del futurismo è un riso anche troppo! Ed allora

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si sottopone volentieri a farsi prendere in giro,,con una certa aria d’indolenza che vuoi, dire: --Tanto non si paga nulla! Le opere del pittore e scultore futurista Unioettc Boccioni furono esposte per la prima volta a Parigi nella «Galerie La Boétie» l’anno scorso. Esse rappresentano o dovrebbero rappresentare queski... canoni d’arte a cui s’ispira e ai cui gioisce n Boccioni: Le torme uniche della continuica nello spazio i — re forme umane in movimento L — i la rusione di una cesta coi suo anamente» — «il prolungamento degli oggetti nello spazio» e «la luce e l’atmosfera moaeliate»i io visto, con cortese•delucidazione d’uno spettatore più intelligente ai ine; ia statua d’un «uomo chi, ia quaie — parra strano -- mi ha tatto ricordare quel famoso quadro aei giadiatore vittorioso, ove i, giddiatore stesso è fornito a’un’armatura,utta contornata ai punte, di spirali, ai, uncini, ai cnIcui ai altre cose pungenti. im tarai un poeta futurista roseo, tremolante come una canna e col pizzo alla moschiektiera ridott6; a nome Dinamo Correnti (tutto uneprogramina in quei nonae).ha «spiegato» un’altra opera del boccioli’, quella che dovrebbe chiamarsi il capolavoro. vedete....tsoccioní ha plasmato una Gonna che s’allaccia ad una finestra in un cortile... L’autore ha reso tutto ciò che ha colpito il suo sguardo... C’è il viso della donna... si, ques&o è il viso... solcato, si per il riflesso della luce... ie mani strette con violenza... ecco perché sono grosse queste mani, enormi anzi e nodose... Ancne nodose? Sicuro, i nodi sono segno di forza... -- Lo sa il pettine quando gli vengono sotto... C’è tutto in questo gruppo... Ecco il cortile, Una facciata della casa rimpicciorita perchè l’occhio dell’artista con più forza ha visto le mani, poi la donna e con minor forza ha visto l’ambiente... C’è un po’ di tutto come vedono: un pezzo di ringhiera... • Peccato che manca il vaso del prezzemolo sulla ringhiera! -Volgare insinuazione!

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4 M’allontano un po’ indignato contro la mia supina ignoranza e penso che il futurismo se non si spiega con un po’ d’intuiLo e di buona volontà; E mi fermo estatico dinanzi ad un altro gruppo dove c’è un occhio di-cristallo e dei capelli femminili veri posti a ciocche qua a là nel... come dire? nel masso scolpito. Ammiro e sento ad un tratto di non avere più il cervello a posto. Che voglia diventare anch’io futurista2 Domandò ad un vicino, accennando: Che significa? - Cerco d’indovinare. Cerchiamo assieme. Pare una testa che gira... come la mia. Vero? -, Sarà. Le altre sculture rappresentano delle bottiglie Viro [p. 46 modifica]te. Peccato! Più in là c’è una girandola? Non è una, gira.nctoia, è un viso preso da vertigine. _Ecco un uomo in decomposizione «pardon», aecomposto nelle sue Wel e nei suoi moviniería. Ea ecco i disegni. Si guarda e si pensa ai giuocherein ci inianzia: cercate ia lepre, cercate n cacciatore e cercate ia porta d’uscita per respirare una boccata d’aria fresca! ivia c’è IVlarinetti. Marinettti deve parlare e bisogna ascoltarlo... per dovere di cronaca. r-ntra Marinezti. E’ accigliato. Lo rivedo sorridente sopra un palcoscenico d’un teatro lombardo. Gli chiesi allora: -- Il pubblico gode delle sue trovate e lei gode di questo godimento i ’12roVate? (con gesto di sdegno). En I (annuenao). ma queste sono opere immortali! (con sicurezza

v i or ante). -- Scusi... non è un burlone lei? (con faccia ingenua). iViarmetti sgranò tanto d’occhi. Voleva mangiarmi. E ne aveva befi donde. Lo avevo onero nella sua lede, a cui egli offre il miglior sangue del cervello quattrini sonanti I Si dice...

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duce del futurismo è già al posto dove spezzerà ancora una lancia pel futurismo. Trovo un delegato di Y. S. che mi avverte: Nel viso di 1Vlarinetti non sfavilla il genio... Già... filò passare anche per un «rosticciere»...

- E’ l’autore di «Roi Bombante». E poi soprapensiero: Ma lei è venuto per arrestare Marinetti, forse? Risata in due. Un signore mi ammonisce:

Non bisogna ridere con leggerezza. Chi ci dice che costoro non siano dei precursori? Chissà se il

Questa volta pero Marinetti ne ha detto una più carina delle altre. -- Noi sorridiamo — ha esciam,ato ad un punto - ma nostro sorriso non e che il breve riposo cne ci conceaiamo. La nostra vita e tutto un tormento, una lebbre, un eroismo nella ricerca dei nuovo sopra n nuovo. La nostro anima napoieonica e sempre assetata di conquiste! Echeggiano nella sala vari «boum l» farse per una delicata allusione alla bataglia di Waterloo.’ ConLmua la sfilata delle frasi mordenti e taglienti

nell’intenzione dell’autore il quale termina il suo discorso annunciando cne la scultura e la pittura futuriste hanno sorpassato le poesie idem, e ai molto Eri efficacia ed in potenza. Ma lui, poeta, e i liberi altomari, e le correnti eletti-iene e le aure uaterlun.ari ed i palazzesern cangiulii renderanno la loro brava rivincita al più presto. (Congratulazioni 1). E ne vedremo delle belle, specie con quell’«arte dei rumori» che, si dice, Para molto rumore. rer ora accontentiamoci ai queste poesie con parole

libere che 1Viarinetti recita uopo la conferenza. Sono sue, di Altomare e di Cangiullo. Ne recita una anche Dinamo Correnti che parla più col naso che con la oocea, forse per lasciar questa aperta interamente ali’ uditorio, il, quale oramai vorrebbe andar via se.viarinetti non dovesse presentare un nuovo e giovanissimo poeta futurista cne è lì, dietro le sue spalle,

magro, sparuto, nero, commosso. — Ora’ potreste andar via — grida• Marinetti agli spee..atori — ma ho per la «bonne bouche» un’ultima poesia, piena di violenza. Si tratta d’un episodio della recente guerra bulgara. I bulgari fecero un ponte sopra un nume’ in una notte ed al mattino ii ponte fu distrutto dai turchi. Sentite e poi giudicate: Del resto è violenta e vi piacerà. (;) Zum pa-pa zum trrr....

tempo...

Allibisco e rientro in me stesso, tacenao. Poi guardo l’orologio e penso che il tempo è galantuomo. Sono le 6,3o ed alle 7,3o devo trovarmi in redazione. Marinetti incomincia la -sua conferenza. Non vedo il suo volto perchè ho proprio di faccia la a giran dola». Il Conferenziere ha la voce un pci’ velata e soltanto ora mi accorgo che prouncia male la a enne» quando non la trangugia addirittura. M.arinetti ricorda la sua rivista «Poesia» che per insegna aveva un verso dantesco — ahi quanto passatista: -e qui la morta poesia restelga

ricorda le sue battaglie; quelle degli amici di cui alcuni iersera lo circondavano, beati e sorridenti, e tante altre cose ricorda che non vale la pena di ricordare qui.