Il buon cuore - Anno XIII, n. 08 - 21 febbraio 1914/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XIII, n. 08 - 21 febbraio 1914 Religione

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I santi della chiesa nel secolo XIX


Continuazione e fine del numero 7.


«E neppure il peccato ed i difetti. Affinchè nessuno disperi, causa la sua inclinazione al peccato, anche nell’epoca nostra il Signore ha condotto sulle vette della santità tali che non sempre l’ebbero servito fedelmente. I roveti del peccato, le siepi spinose di difetti profondamente radicati, non furono, per gli eroi della croce, altro che sentieri adducenti alla strada regia della luce. Essi non nacquero santi, divennero tali solo attraverso lotte e patimenti. Noi abbiamo potuto dir poco della loro formazione profonda e della loro vita intima; tuttavia quanto si è detto offre un raggio di luce sulle grandi battaglie d’anima della loro vita. Gli uni ebbero a condurre aspra guerra, contro le proprie inclinazioni naturali; su altri al nemico infernale fu permesso di sfogare tutta la rabbia dell’odio suo verso Dio e verso l’uomo. Ed altri ancora furono bersaglio continuo allo scherno ed alla persecuzione da parte dei loro prossimi e spesso di tali che per prini avrebbero dovuto loro recare aiuto, oppure si trovarono circondati da ogni bruttura e da ogni vizio proprio dell’era moderna. Tutti però dovettero portare la croce; ma nessuno ne gettò il peso quand’esso parve troppo greve alle loro spalle, nessuno perdette il coraggio per quante notti nere siano calate su loro. Coll’Apostolo

si dissero: «Io tutto posso in Colui che mi conforta»; e questa fiducia irremovibile in Dio fu la sorgente fresca della indefessa loro forza operosa e della loro indomabile energia; in ciò stette il segreto della loro riuscita. Perciò rimasero un enigma agli occhi del mondo.

«Miracoli e carismi non sono necessari alla san tità personale; essi sono un dono libero di Dio. La vita di più d’un servitore del Signore fra quelli di cui abbiamo discorso non sa nulla di simili doti straordinarie di grazia. Tuttavia Iddio ha voluto dimostrare che la sua potenza taumaturga è ancora così grande come in altri tempi e che egli è ancora parimenti generoso nella distribuzione dei suoi favori. Quasi tutto quello che noi con profondo stupore ammiriamo nei santi d’una volta ci si presenta anche ora nei santi dell’epoca nostra. Fra di essi si trovano ograndi taumaturghi, grandi ascetici che in sè tutto provarono di quanto la mistica cristiana conosce; anime che già su questa terra si allietarono del commercio visibile di Dio.

«Parrebbe anzi che il Signore, di fronte al forte avanzarsi dell’incredulità, abbia voluto aumentare i segni del soprannaturale. E per non fare che una citazione: quale secolo è testimonio di avvenimenti così straordinari come quelli che vede la grotta sassosa di Lourdes?

«Non è raro leggere nei nostri avversari che ai cattolici sfugge lo spirito interiore, che presso di noi non si trova antro che cerimoniale esterno e soggezione a rigide e fredde forme dogmatiche. E’ questa appunto una di quelle asserzioni mostruose che tradiscono una completa ignoranza della vita cattolica. Già la popolazione cattolica più semplice possiede maggior calore di fede e maggior convinzione intima, e nel suo pensare, volere e sentire è maggiormente compenetffiata in modo vivo delle verità di fede che non avvenga là dove il sentimento religioso è abbandonato all’arbitrio soggettivo. Ma un simile sprofondarsi negli abissi delle verità divine, un simile convivere e consentire delle grandi opere del divino amore; quale noi vediamo nei nostri Santi, è loro affatto sconosciuto. Si tratta qui non già di impressioni sentimentali soggettive o di sogni fantastici, ma di ef- [p. 58 modifica]fetti e conseguenze di fatti la cui verità è incontestabile. Solo su tale fondamento è possibile una fede vivente. E la fede dei nostri Santi fu vivente; non fu frase vacua nè dolce fantasticheria: fu vita ed azione. Essi hanno esercitato carià operosa verso il proSsimo, hanno crocifisso la loro propria carne colle sue cattive inclinazioni, per la causa di Dio hanno compiuto di cuore gaudioso sacrifici dinanzi ai quali la natura inorridiva e quella causa hanno difeSo appunto con tutte quante le loro forze, per ciò porgendo financo il capo alla mannaia del carnefice. La Chiesa si è dunque affermata anche nel se:olo XIX una vera madre d’eroi, un semenzaio di Santi. In essa vive ancora quell’intimità con Dio e quell’amore ardente per la povertà mercè cui un. San Francesco potè rinnovare la faccia della terra; quell’idealismo cristiano pel quale un San Bernardo coi suoi infuocati entusiasmò. l’Europa intiera; quello zelo per la salute delle anime che accendeva e compenetrava un Sant’Ignazio ed un S. Francesco Saverio, Camillo de Lellis, Vincenzo de’ Paoli e tanti e tanti altri eroi della carità che trovano pure oggi caldi imitatori. L’amabilità e la bontà di cuore di un Filippo Neri o di un Francesco di Sales non è estranea neanche ai Santi moderni; ma del pari incontriamo penitenti rigorosi sull’esempio d’un Pietro TA1cantara e d’un Giovanni della Croce. Non abbiamo forse salutato figure muliebri che in grandezza d’animo sembrano gareggiare con Caterina da Siena. Teresa, Elisabetta di Turingia, Francesca di Chantal? L’amore e l’estimazione alta del giglio della purezza verginale che gli antichi dottori della Chiesa esaltano così entusiasticamente, pel quale schiere di martiri diedero la vita giovinetta e Luigi di Ge, zaga rinunciò alla corona principesca ed a tutte le gioie delle grandezze di questo mondo, sono forse scomparis?... E meno che mai s’è estinta nella Chiesa la stirpe dei martiri?. Anche i cristiani del secolo XIX hanno saputo per la propria fede morire da eroi così corre’ i loro antenati nell’arena inzuppata di sangue. E infine, quanto la illumina altresì quel tratto tenerissimo di vera santità che è lo smalto celeste della divozione figliale a. Maria! Vera conoscenza di Cristo ed affatto cordiale a Lui non possono appunto che inspirare venerazione fiduciosa nella santa sua Madre. In magnifica rassegna sóno sfilati innanzi a noi i Santi del secolo XIX.— Stella a stella differt claritale (I Cor. 15. 41) — stelle di luce e fulgore svariatissimi, tutte individualità umane vere illustr’ate e maturate alla scuola di Cristo. La santità non ha distrutto la specialità del loro carattere, chè anzi l’ha svolta ancor più splendidamente. Quando il seme è mortificato, reca molti frutti» (Giov. 12.25). Ma dalla loro diversità irraggia incomparabilmente bella la grande eterna unità: Gesù ’Cristo, l’esemplare primo e la fonte della lor sant:tà. La lor figura complessiva ci mostra il Figlio di Dio così com’egli nella sua Ch;esa continuamente’ si manifesta e continuamente vive. Epperò a buona ragione il Concilio vaticano in dica al mondo la straordinaria santità della Chiesa come un segno sicuro che Cristo in lei vive ed opera. I Santi della Chiesa sono gioielli che solo possono trovarsi nel monile della vera Sposa di Cristo». Riceverà il libro del Kempf veste italiana? Ne esprimiamo l’augurio cordiale. G. B. MONDADA.

Il tipo perfetto del giovalle apologista Non accade molto spesso di incontrare tra le file dei nostri giovani un perfetto apologista della religione. Le difficoltà di questo compito, che esige, da una parte la conoscenza profonda della storia e della dottrina ecclesiastica e dall’altra la cognizione degli errori e della tattica degli avversari, ed inoltre suppone in chi vi si dedica un’acutezza di mente atta a scoPrire ’rapidamente le insidie e le fallacie del sofisma, ed una lequela pronta e capace di ribatterle vittoriosamente, fanno sì che la perfezione in quiésto arringo sia ordinariamente raggiunta piuttosto nella età matura,•che non «nel dolce tempo della prima etad e. E Tuttavia vi sono talvolta delle nature privilegiate, alle quali il cielo largisce in tanta copia quei doni di cui deve essere adorno l’apologista, che, fin dalla gioventù, raggiungono in questa altrettanto difficile che nobile palestra,.se non l’ultima perfezione, almeno un’altissima eccellenza. Uno di questi meravigliosi tipi giovanili di apologista cristiano fu senza dubbio Federico Ozanam, la cui simpatica é• radiosa figura è stata in questo anno che ora volge al tramonto richiamata all’attenzione del mondo cattolico dalla prima ricorrenza centenaria della sua nascita. Egli fu, si può dire, un apologista nato. Appena sedicenne ardisce già prendere pubblicamente le difese della sua fede oltraggiata da compagni, anche a lui superiori di età e di studi, e li riduce al silenzio, imponendo il rispetto. Ciò. egli fece più volte e nello studio dell’avvocato Coulet, ove era impiegato e nella scuola d’i disegno. Non bastandogli però usare per la difesa della sua fede la spada della lingua, non tardò ad aggiungervi l’arma sottile, ma pur sì efficace della penna, che anche in quella freséa età, grazie ai suoi precoci e profondi studi letterari, sapeva maneggiare a meraviglia. Esordì la sua carfiera di pubblicista scrivendo articoli sull"Abeille„ una piccola rivista cattolica, che si pubblicava allora a Lione, e, poco dopo, quando toccava appena diciotto anni, scese fieramente in campo contro la sétta ateo-comunistica dei Sansimoniani, che era allora assai in voga, specialmente tra là gioventù studiosa. I suoi articoli ed un suo opuscolo contro quel sistema gli meritarono le congratu [p. 59 modifica]lazioni dell’abate Lamennais, del Chateaubriand e del Lamartine. Ma un più largo campo di apostolato si dischiuse al suo zelo quando, sul finire del 1831, si recò a Parigi per compiervi gh studi di giurisprudenza. Mentre la maggior parte dei giovani recandosi a studiare nella «Babilonia francese» vedevano mi.seramente spegnersi la fiamma della loro fede, quella di Ozanam divampò sempre più viva, perchè seppe nutrirla di sì buona sostanza, che il vento dell’incredulità, nonchè smorzarla la rafforzò potentemente. Non pago dei quotidiani consigli ed esempi del grande scienziato cristiano Andrea Ampère, di cui era ospite, Ozanam ebbe cura di avvicinare quel drappello di uomini meravigliosi quali, Chateaubriand, Montalembert, Gerbet, Lamennais (prima della perversioliti) e Lacordaire, per opera dei quali doveva sulle rovine della rivoluzione fiorire una delle.più belle primavere dello spiritualismo cristiano. Animato dall’esempio e dalle esortazioni di questi egregi, che univano allo splendore del genio e della celebrità uno zelo ardente per la causa della Chiesa e della sua libertà, Ozanam prese tosto, in quel vastissimo agone intellettuale, che era la capitale parigina, decisa Posizione di battaglia. Frequentando diversi corsi alla Sorbona e all’Università, non tardò ad accorgersi quanto gli assalti ’che dalle cattedre si movevano contro il cristianesiTuo, fossero’ numerosi ed audaci. Il suo spirito generoso fremette, pensando alle rovine, che quelle massime irreligiose, che si propalavano senza incontrare alcuna opposizione potevano fare. alle anime giovanii:, avvezze a prestare ai loro professori una fede quasi illimitata. Senza paventare le difficoltà dell’impresa l’ardito Federico accordatosi con pochi studenti che condiviidevano le sue idee, decise di fare il possibile per arrestare sulla bocca dei professori anticlericali le bestemmie che scagliavano Contro la religione, Ogni volta che udiva qualche insegnante spropositare un po’ alla grossa intorno al cattolicismo, Ozanam scriveva tosto una confutanone e corredata dalle firme dei suoi condiscepoli amici, l’inviava all’incauto professore. Con questo sistema pratico con coraggiosa costanza,riuscì a disarmare parecchi, tra i quali il celebre Teodoro Jouffroy, che era allóra uno dei maggiori orchirnandristi del razionalismo francese. • Mentre però stava sulla breccia sostenendo con giovanile vigore l’urto. di terribili avversarii, l’Ozanam, da saggio e prudente soldato qual egli era, si mostrava premuroso di accumulare armi e munizioni per la difesa religiosa che urgeva da. ogni parte. Quindi non Pago di seguire le conferenze dell’abate Gerbet, si adoperò presso mons. Di Quelen, affinchè si iniziasse a Notre-Dame un corso di conferenze apologetiche, adatte alle necessità dei tempi, ed ottenne che fosse, affidato al Lacordaire, il quale lo sostenne con quello splendore e con quel frutto che tutti sanno. Infine l’attività apologetica del giovane Federico

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si esplicò pure largamente tra i suoi colleghi di studio e di Università. A Parigi esisteva un circolo Universitario Cattolico, detto Societé des bonnes études». Ma quando l’Ozanam vi si iscrisse il Circolo vivacchiava appena; per dargli un impulso vigoroso egli ne fece un centro di cultura, chiamandolo: Conferenza di storia e di filosofia, e si studiò di attirarvi i giovani, anche non cattolici, con l’intento di istruirli e convertirli per mezzo della discussione. La Conferenza divenne ben presto una lizza intellettuale, dove si discutevano tutte le questioni storiche e filosofiche, che avessero qualche aiztinenza con la religione. Pure anche questo coraggioso tentativo non corrispose alle sue grandi speranze; le conversioni in massa, che egli si era illuso di ottenere per questa via, erano lung: dall’avverarsi. Però queste discussioni con gli avversari ebbero il grandissimo vantaggio di fargli conoscere qual era il vinto debole dell’apologia religiosa sua e dei suoi antici. •

sia

Nelle numerose dispute sostenute con compagn. increduli, deisti, sankimoniani, furieristi ecc., quando segnalava alla loro attenzione i grandi benefizii temporali, che il cristianesimo aveva arrecati alla umanità, si era spesse volte sentito rispondere: i Se parlate del passato avete ragioni da vendere; la Chiesa ha in altri tempi operate delle meraviglie per il popolo. Ma oggi le cose. sono cambiate; la Chiesa è incapace di fare alcun bene alla umanità. E voi stessi, che vi vantate di essere cattolici, che cosa fate per i poveri e gli infelici?». Ozanam constatò che i suoi avversari sebbene esagerassero come di consueto, non avevano però tutti i torti e nella sua intrepida generosità risolvette di precludere loro anche questa via di scampo. Spirito profondamente religioso egli comprese che il mezzo più sicuro per attirare sulle proprie fatiche apologetiche la benedizione di Dio, era quello di attirare’ la bened:zione dei poveri; e risolvette di fecondare lo splendore della scienza col calore divino deUd carità. Fu questa la intuizione di un genio veramente cristiano. Non si può negare che le’ opere di carità posseggano una forza apologetica al tutto meravigliosa, perchè è istintivo nello spirito umano il sentimento, che la vera religione non può essere che’ quella, la quale sa ispirare la compassione verso tutte le umane miserie e che è capace di provvedervi efficacemente. Sicchè, per quanto alla giustizia e alla scienza sociologica spetti incontestabilmente una parte importantissima nel risolvere la questione sociale, tuttavia forse non va errato chi crede, che l’ultima parola, la parola veramente viva e trionfatrice da opporre all’incredulità ed al sovversivismo, non sia tanto nelle teorie della scienza, quanto nella ispirazione cristiana e nelle ef fusioni della carità. Sotto questo aspetto io non esiterei a dire che S. Vincenzo de’ Paoli abbia fatto di più per la difesa della religione dello stesso Bossuet; [p. 60 modifica]più del Lacordaire, e il ven. Cottolengo più del card. Alimonda. Non voglio dire con queSto che la carità renda superflua la scienza apologetica, tutt’altro; ambedue hanno la loro particolare efficacia, ma solo ho inteso di far notare la preminenza che spetta alla più divina delle virtù nell’opera divina e sopranaturale della conversione delle anime. Fu quindi merito insigne di Ozanam, non già di avere scoperto questo principio, che è antico quanto il cristianesimo, ma di averlo divulgato e fatto penetrare nello spirito dei giovani e specialmente degli studenti, rendendo così immensamente più fruttuosa 1.a loro azione religiosa e sociale. Se la carità è bella in tutti, è però bellissima ed oltremodo simpatica nei, giovani. E nessuno spettacolo io credo che si possa immaginare più atto ad intenerire un cuore di macigno e a far ravvedere anche lo, spirito più fanaticamente irreligioso, di un giovane- per bene, che, i quando più lieta a lui l’età sorride» invece di abbandonarsi ai sollazzi, che tanto attraggono il cuore giovanile, sale a visitare le squallide soffitte e i tuguri, ricettacolo di tante miserie materiali e morali, per recare a: degli infelici, che forse non conosce, l’obolo caritatevole da lui raccolto o sottratto ai suoi divertimenti, e il conforto inestimabile di una parola amica. Certo non vi può essere che un principio superiore che spinga dei giovani a tanto eroismo.i Non è mia intenzione di diffondermi a parlare dell’istituzione della Società di S. Vincenzo de’ Paoli, della cui origine, natura e prodigioso incremento, altri hanno già parlato più ampiamente e più degnamente su queste colonne; io mi limiterò a rilevare colpe con l’opera ammiranda delle Conferenze, delle quali è unanimemente riconosciuto come l’ispiratore e il principale organizzatore, Federico Ozanam, più ancora che non con le sue bellissime opere storico-letterarie, ha eretto alla religione cattolica un validissimo baluardo ed ha cooperato mirabilmente alla salvezza di innumerevoli anime. A buon dirieo pertanto in questo giovane ventenne

che, oltre al difendere la Chiesa con la spada sfolgorante della parola, pensò anche a francheggiarla con l’arma mite, ma possente della carità, noi possiamo salutare «un tipo perfetto ed incomparabile di giovane apologista», nel quale è desiderabile, che si affissìno ammirando ed imitando, tutti i giovani nostri, che sono bramosi di dedicare all’opera sublime della difesa della loro fede le fiorenti energie della loro gagliarda e pugnace giovinezza. Filippo RobAtti.