Il buon cuore - Anno XIII, n. 19 - 9 maggio 1914/Religione

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Religione

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Educazione ed Istruzione Beneficenza

[p. 148 modifica] Religione

Domenica 4a dopo Pasqua Testo del Vangelo.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Io vado a Lui che mi ha mandato; e nessuno di voi mi domanda: dove vai tu? Ma perchè vi ho detto queste cose, la tristezza ha ripieno il vostro cupre. Ma io vi dico il vero: E’ spediente per voi che io men vada; perchè, se io noli me ne vo, non verrà a voi il Paracleto; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E venuto ch’egli sia, sarà convinto il mondo riguardo al peccato, riguardo alla giustizia, e riguardo al giudizio. Riguardo al peccato perchè [p. 149 modifica]non credettero in me; riguardo alla giustizia, perchè io vado al Padre, e già non mi vedrete; riguardo al giudizio poi perchè il principe di questo mondo è già stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi; ma non ne siete capaci adesso. Ma venuto che sia quello Spirito di verità, v’insegnerà tutte le verità; imperocchè non vi parlerà da sè stesso; ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annunzierà quello che ha da essere. Egli mi gloritii cherà, perchè riceverà del mio, come lo annunzierà. (S. GIOVANNI Cap. 16).

Pensieri. Come il passato, anche il brano d’oggi, è tolto dal capo XVI di S. Giovanni, dal famoso discorso, che Gesù Cristo premise nell’ultima cena alla sua passione. Mentre sull’inizio del suo dire aveva invitati gli apostoli a rallegrarsi seco lui, perchè Egli andando al Padre, andava presso chi era più grande di lui, ora riprende con tutta dolcezza il loro dolore eccessivo, e muove, quasi a crearsi un pretesto per consolarli, meraviglia, perchè nessuno gli chiede dove, esso vada. Veramente già Pietro l’aveva chiesto Cristo aveva risposto come sopra; ora gli apostoli fisso il pensiero nella dipartita di lui e nella sua perdita irreparabile -più non avevano coraggio di chiedere che cosa era per avvenire... come a noi accade, quando, sigari, che ci sovrasta un rovescio irreparabiie, preferiamo incontrarci col pericolo senza conoscerlo od averlo misurato per avere il coraggio o la forza dell’incosciente; tanto — si dice, — deve accadere, dunque succeda quel che si vuole Registriamo come unico effetto della domanda di Gesù fu di aumentare il dolore degli apostoli, come la più semplice delle richieste strappa la lagrima rattenuta -- con sforzo erculeo — fin a quell’istante.

Perchè tutto questo? Per la qualità che creava l’amore degli apostoli per Gesù. L’aspetto di lui, la sua parola, la sua azione previdente e provvidente, l’amorevolezza del suo tratto, la bellezza della sua dottrina, la potenza dei suoi miracoli aveva legati alla persona di Gesù. Dall’amicizia di lui, dalla sua grandezza derivava a loro qualcosa che li lu singava nella loro ambizione, nel loro interesse; si sentivano migliori degli altri, dagli altri dstinti e superori essi che di tanto venerato Maestro godevano le confidenze. Ma tutto ciò come dire che l’amore degli apostoli per• Gesù era tutto materiato di sentimento naturale! come era egoistico! come era imperfetto in confronto col vero perfetto amore di Dio! Gesù ha bisogno di correggerli, di perfezionarli, di far loro capire dove, e come esista e sia l’amore di Dio, e coglie l’occasione dell’annunzio della sua morte per dire loro del proprio ritorno al Padre. Così ci insegnò a sollevare i nostri pensieri dalle cose mortali all’eterne, dal fenomenico e passeggero della vita alla vita realtà; ci chiese un’amore degno della vita nova, della vita religiosa, non delle esteriorità religiose; ci chiese che per la nostra elevazione continua,

noi dovessimo ai nostri vantaggi temporali, alle nostre soddisfazoni morali e materiali preferire sempre il suo volere, la sua gloria; ci manifestò una nuova, grande concezione della vita, del dolore, che avrebbe cessato di essere la scusa della bestemmia per essere la via più rapida e facile all’ascendere nostro verso la spiritualità, il cielo; ci insegnò tutte le deficienze e le debolezze della effimera nostra vita religiosa fatte di pratiche esterne e morte, mentre la religione ci dice la conoscenza di Dio e del divino nel mondo, l’amore e la conformità del nostro volere al volere di Dio, il servizio di lui nell’azione quotidiana della mente e del cuore. Questo insegna Gesù agli apostoli suoi... a noi. E noi?

Una concezione volgare della religione ci fa famosi di Dio. Non l’amiamo; siamo sottomessi perchè esso ci terrorizza. Più che il Padre, di cui Gesù ci ha parlato tanto e tanto teneramente ’e l’antico Giove pagano armato di fulmini e saette Per questa paura — non savio e santo timore, che è inizio, principio di sapienza, nei flagelli, nei sussulti tellurici, Vilissimi sempre, passato e scansato il pericolo, passa e si dimentica Dio. E’ logico. Una concezione più direi alta fa di Dio una delle tante pratiche quotidiane.. Al mattino S. Messa ed orazioni, fors’anco i sacramenti; a sera l’altra moda soppianta Dio coll’uso del teatro... libero, del ridotto scostumato, della moda procace e provocatrice... Si sa, oggi giorno passata la moda intellettuale, tornato in voga ln spiritualismo — l’empietà sfacciata darebbe fastidio, ed il cristiano sa blaterare di religiosità; religiosissimo ecc. pur spezzando più d’una lancia contro il rigore del dogma e la serenità della morale cattolica. Non noi alla religione: assai più comodo si pieghi la religione e si adatta alle esigenze delle nostre passioni! Quanto diversa la semplice fede di chi lotta per il proprio essere, per avvicinarsi a questo Dio che sente, vede, gli è daccanto; quella fede che sostiene nel dolore, che assiste nelle disgrazie, che tempera le sconfitte, che solleva nelle nostre deficienze morali! quanto diverso quell’amore che --- contradetto — non diminuisce nella pietà, nelle contraddizioni e nei dolori si mantiene fermo, e si rallegra della occasione di potersi sacrificare per R. B. amore di Dio e dei fratelli!

Le colonie del bio Grande Do Sul NOTIZIE GENERALI.

Lo Stato di Rio Grande do Sul è il più meridionale del Brasile. E’ compreso fra i 27", 33’ ed i 33" e 45 di latitudine sud; confina a sud colla Repubblica Orientale dell’Uruguay, ad ovest colle Provincie di Corrientes e Misiones della Repubblica Argentina, ad est coll’Oceano Atlantico, a nord collo Stato di Santa Catharina. [p. 150 modifica]E’ uno degli Stati del Brasile a clima più temperato; il termometro può ragiungere in estate il massimo di 36", in inverno raramente scende a 0°: il fatto che le alte temperature durano solo poche ore del giorno e che le notti sono sempre fresche, verificandosi un abbassamento anche di 15 o 20 gradi, rende sopportabili anche i massimi calori dei mesi di dicembre, gennaio, febbraio,:estate dell’emisfero australe. Le pioggie sono abbastanza regolari ed abbondanti, specialmente nella regione settentrionale, e ciò costituisce grande vantaggio per l’agricoltura. Lo stato è in complesso assai salubre, specialmente nella zona montagnosa, ove si trova la maggior parte delle colonie agricole italiane; malattie tropicali come la febbre gialla, il beri-beri, non si hanno nel Rio Grande se non come oasi sporadici, importati spesso dagli Stati del nord del Brasile. Non mancano apparizioni periodiche di colera e di peste bubbonica, come avvenne l’anno scorso, ma non assumono generalmente proporzioni molto importanti. La malaria, che manca affatto nelle colonie italiane del nord dello Stato, esiste in certe zone della parte centrale e lungo il mare, ma è assai limitata e non entra con cifre importanti fra le cause della mortalità, come lo• è negli Etati del nord del Brasile ed anche, ma in proporzioni minori, nei due Stati di Santa Catharina e Paranà. Le malattie predominanti sono la dissenteria, le febbri tifoidee, e specialmente le malattie polmonari e la tubercolosi: diffusi sono pure i reumatismi, nondimeno, nel complesso è un paese sano. La superficie dello Stato è di 236.553 km.q. cioè 50.000 kmq. meno di quella dell’Italia; I ecifre della nopolazione sono incerte, mancando censimenti recenti. Si calcola vi siano nello Stato da 1.300.000 ad 1.600.000 abitanti. Dopo lo Stato di S. Paolo ed il Distretto Federale di Rio de Janeiro, il Rio Grande do Sul è lo Stato più progredito della Repubblica; la sua prosperità è dovuta allo sviluppo che vi hanno preso l’industria dell’allevamento del bestiame, l’industria agraria, ed anche alcune industrie per la lavorazione dei prodotti del paese. Lo Stato è diviso, da una depressione centrale formata dai due fiumi Jacuhy e Ibicuhy, in due parti che presentano sospetti diversi sia orogra9.camente, sia dal punto di vista della produzione: al nord sono monti coperti di foreste, ed è la znoa esenzialmente agricola; al sud la pianura leggermente ondulata, detta campanha, interrotta da poche catene di colline, la zona del pascolo: qua sono i gauchos brasiliani che allevano il bestiame, là i coloni immigrati dall’Europa che coltivano la terra. Le colonie agricole italiane, aggruppamento numeroso, omogeneo, caratteristico, si trovano in quella prima zona a nord est, fra i monti; ma italiani più o meno numerosi si trovano dappertutto, e formano nuclei considerevoli nelle principali città dello Stato, dediti ai diversi mestieri e negozi.

Prima di parlare delle colonie italiane del nord che sono quele per noi più importanti, accennerò alla parte meridionale dello Stato, sostanzialmente diversa da quella del nord. La zona meridionale del Rio Grande Do Sul. DA URUGUAY NA A PORTO ALEGRE.

Entrai nel Rio Grande do Sul dall’estremo limite sud ovest, passando la frontiera della Repubblica Orientale dell’Uruguay a Quarahim, piccola stazione situata preso alla confluenza del fiume omonimo e del Rio Uruguay, che segna il triplice confine fra il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina. Sul fiume Quarahim manca il ponte; il treno della Repubblica Orientale proveniente da Paysandu e da Salto, dopo aver traversato l’estremo dipartimento di Aritgas, dalle immensè praterie ondulate, popolate di mandre di buoi, si arresta sulla riva sinistra del Rio; non vi sono case, non vi è stazione; solo qualche baracca di legno per deposito di carbone ed un pontile d’approdo donde si imbarcano merci e passeggeri per il trasbordo. Il treno Brasiliano, sull’altra sponda, prosegue per due ore verso nord, fino ad Uruguay, la città più occidentale del Rio Grande do Sul. Il Rio Grande do Sul per ora è collegato all’Uruguay solamente da. questa e da un’altra linea ferroviaria che passa il confine a Sant’Anna do Livramento; ma sono già in costruzione altri rami di ferrovia, che allacceranno in vari punti i due Stati. LA COLONIA ITALIANA DI URUGUAYANA.

La cittadina di Uruguayana situata sulla sinistra del fiume Uruguay, quarta o quinta per ordine di grandezza e di importanza nello Stato, ha circa 15.000 abitanti; l’intero suo municipio ne conta circa 28.000. Si avverte subito che è città di confine; vi si parla tanto lo spauolo come il portoghese, vi è un transito considerevole di merci e passeggeri. Essendo situata a tre e più giorni di distanza dal porto di Rio Grande, l’unico porto dello Stato situato sull’Atlantico — e pur questo poco frequentato da piroscafi transatlantici — tutto il suo commercio, come quello della vasta regione che forma l’estremo angolo orientale dello Stato, trova convenienza a prender la via del fiume Uruguay; per la quale, in meno di tre giorni di viaggio, parte per ferrovia, parte in piroscafo fluviale, si arriva a Buenos Aires,od al porto di Montevideo, ove fanno scalo continuamente i migliori transatlantici europei. La colonia italiana in Uruguayana è la più importante delle colonie straniere; conta otlre duemila individui, compresi i figli degli italiani nati sul luogo: vi sono medici, industriali, professionisti, operai. Tutti provengono da Lauria: di Lauria sono anche il parroco ed il vice parroco. Nei dintorni di Uruguayana, quasi esclusivamente dedicati al pascolo, per opera di italiani si è introdotta la coltura della vite che già ha dato vita ad una industria vinicola considerevole. " ( Continua). [p. 151 modifica]GIUSEPPE MORANDO

Il giorno 4, dopo penosa alternativa di speranze e delusioni, è spirato il prof. Giuseppe Morando a Voghera, dov’era preside del R. Liceo. Assai stimato nel campo degli studi filosofici, era tenuto come il campione più autorevole della scuola rosminiana. In questi ultimi anni dirigeva una rivista da lui fondata, che mirava appunto a tener viva la tradizione del filosofo roveretano, cercando di trarre dal suo sistema metafisico quegli sviluppi che lo tenessero rinnovato con il pensiero moderno. La sua preparazione filosofica si era formata durante la campagna fiera che ardeva venticinque anni fa contro le dottrine del Rosmini. Erano i tempi in cui A. Stoppani si batteva fieramente per il filosofo del suo cuore col periodico Il Rosmini, e promuovendogli l’erezione del monumento in Milano. Non è quindi meraviglia se l’ingegno del Morando si fosse temprato ad una naturale combattività, che traspariva facilmente negli scritti suoi. Era cresciuto nel fervore della lotta. I rosminiani erano pochi in confronto alla potenza numerica degli avversari. Il Morando lascia diverse opere di natura filosofica: Un volume sull’Ottimismo e Pessimismo, una monografia profonda sul Libero Arbitrio, trattato nel quadro della Più impeccabile ortodossia, ed un lavoro poderoso sulle Quaranta Proposizioni di A. Rosmini condannate dal Sant’Uffizio, lavoro tutto in difesa del maestro, dettato Con grande amore e con raro spirito dialettico. Il suo Corso di filosofia in tre volumi, a base rosminiana, è adottato in diversi licei. Antonio Fogazzaro apprezzava degnamente nel Morando la sicura penetrazione e l’ebbe amico; Gaetano Negri sostenne con lui una signorile polemica sul valore del pensiero, apparsa nella Rassegna Nazionale; i seguaci della filosofia rosminiana nutrivano per lui una devota ammirazione.