Il buon cuore - Anno XIV, n. 13 - 27 marzo 1915/Educazione ed Istruzione
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Educazione ed Istruzione
Nella Luna
(continuaz. e fine v. n. 12)
Non è escluso che alla formazione di questo cratere abbiano contribuito anche delle meteore, cadendo con forza sulla superficie della luna precisamente al tempo in cui la massa fluida e incandescente si veniva raffreddando; e finalmente alcuni astronomi attribuiscono l’origine dei crateri lunari a eruzioni vulcaniche.
Qualcuno potrebbe domandarsi perchè anche sulla terra non si siano formati crateri come quelli della luna. La risposta non è difficile; anzitutto il movimento di flusso e riflusso sulla terra è settanta volte più debole di quel che sia sulla luna; in secondo luogo, dato anche si siano avuti in tempi remotissimi di questi crateri di piccole dimensioni, essi si dovrebbero essere disgregati per effetto delle intemperie; e finalmente le meteore non potevano cadere sulla luna, giacchè coll’avvicinarsi alla nostra terra trovavano nell’atmosfera un impedimento, e prima d’arrivare alla superficie terrestre si dissolvevano in una pioggia di pietre.
Dopo i monti richiamano la nostra attenzione le numerose striscie chiare che dai grandi crateri irradiano sulla superficie della luna in tutte le direzioni raggiungendo delle lunghezze superiori a quella del raggio della luna.
Queste striscie chiare non sono nè monti nè valli, e il Nasmyth e il Carpenter hanno supposto che debbano la loro origine a certi spaccamenti della superficie della luna, dai quali uscì della lava. Senonchè le osservazioni telescopiche non rivelano la presenza di masse di lava o di altra materia simile uscita
UN CRATERE LUNARE. dall’interno; e l’ipotesi più probabile è quella di sostanze sottili e chiare che si sono depositate indistintamente su monti e su valli e che probabilmente non
sono altro se non dei grandi getti di materie fluide emanati dai crateri per effetto d’una forte pressione
vulcanica e poi ricaduti sulla superficie della luna e
qui rapidamente cristallizzati. Il loro color chiaro
sarebbe dovuto precisarnente.a questa cristallizzazione; noi sappiamo infatti, che i cristalli appaiono chiari perchè la luce ai loro spigoli viene scomposta nei
colori dello spettro e ricomposta formando il colore
bianco.
Un’altra caratteristica della superficie della luna
sono certi solchi sottili e a mala pena visibili, i quali
probabilmente non sono altro che delle fenditure apertesi nella superficie della luna per effetto di qualche notevole cambiamento di temperatura. Esse possono paragonarsi a quelle spaccature che si formano
sulla superficie del nostro globo, e precisamente nei
terreni argillosi e paludosi, nei più caldi giorni dell’estate. Sulla terra queste fenditure spariscono alla
prima pioggia; sulla luna invece, dove non v’è traccia
di precipitazione atmosferica, esse rimangono immutate.
I così detti mari della luna sono delle regioni abbastanza piane, però alquanto ondulate, la maggior
parte di notevole estensione, come l’Oceanus Procellarum, che ha un diametro molto più grande di
quello della luna. Essi sono di colore scuro, e devono consistere d’una specie di roccia, la quale poco
si prestava alla formazione dei crateri, giacchè in
questi mari i crateri sono relativamente rari.
A queste grandi superficie di colore scuro, fanno riscontro delle superficie molto più piccole di colore chiaro, con gli orli alquanto sbiaditi; per caratterizzare queste superficie si può dire che sono composte di lencite, ossia pietra bianca, mentre nella superficie dei mari si potrebbe vedere della melanite, o
pietra nera. Ma noi dobbiamo rinunciare ad addentrarci nella mineralogia della luna, poichè non
sappiamo di quale materiale consistano le varie formazioni che si osservano alla sua superficie; molto
probabilmente si trovano sulla luna quelle stesse
specie di roccie che si trovano anche sulla terra; ma
quali parti di questa superficie si compongono di granito, quali di basalto, quali di gneis, ecc., noi non
lo sappiamo.
Recentemente sono stati fatti dei tentativi per
misurare l’angolo di polarizzazione di alcune singole parti della superficie lunare per confrontarlo con
l’angolo di polarizzazione di minerali conosciuuti.
Forse in avvenire, questo metodo di ricerche darà dei
risultati, ma per ora questi studi si trovano ai loro
primi principi.
Rivolgiamo ora la nostra attenzione ai fenomeni celesti che si vedono•dalla luna.
Di notte, sul nero fondo del firmamento, si vedono le stelle disposte nello stesso modo in cui esse
si presentano a„. chi le osservi dalla terra; anche i
pianeti appaiono nella stessa grandezza e in posizione poco diversa; tutte le stelle, però, anche le
più piccole, non subiscono il più piccolo indebolimento nella loro luce, nessuna rifrazione dei raggi, poi
chè fra esse e l’osservatore lunare, si può dire ch.2
non si interpone nessuna atmosfera.
Improvvisamente, in mezzo all’oscurità della notte, ecco nel cielo un punto risplendente; è la cima
di un monte la quale viene illuminata dal sole che
sorge, senza essere preannunciato da alcun crepuscolo. Un po’ alla volta, altre vette dei monti più bassi
s’illuminano, mentre le valli rimangono ancora immerse nella più profonda oscurità. Il disco rifulgente
del sole sale lentamente nel cielo; esso impiega un’ora (terrestre) ad apparire tutto intero sull’orizzonte,
e fin da principio si mostra subito fulgido e risplendente. Via via che l’astro radioso sale nel cielo, le
roccie e i cristalli dei monti s’illuminano e scintillano: e il terreno, che durante la notte si è raffreddati fino quasi a raggiungere lo zero assoluto, ossia 27à°, si riscalda sempre più.
Il sole si presenta agli osservatori lunari qua.
si con lo stesso diametro col quale esso appare agli
osservatori terrestri; ma esso spicca maggiormente
sul fondo nero del cielo, e accanto ad esso si vedono,
anche di giorno, le stelle, manca, infatti, quell’azzurro del cielo il quale proviene, unicamente dalla atmosfera e dalle numerosissime particelle infinitesimali
di polvere che in essa sono librate. Il cielo rimane
perpetuamente sereno, il sole non è velato dalla più
piccola nube, e i suoi raggi fanno aumentare un po’
alla volta la temperatura della superficie lunare, specialmente nelle regioni equatoriali, di parecchie centinaia di gradi.
Il giorno, sulla luna, ha una durata eguale a
ventinove volte e mezza la durata del giorno terrestre; e quando, dopo aver brillato ininterrottamente
per due delle nostre settimane, il sole tramonta, un
po’ 211a volta, tutto il paesaggio lunare viene ricoperto dal velo della notte la quale, a sua volta, dura anch’essa due settimane.
La luna dovrebbe esser, per gli astronomi, un
vero paradiso; le osservazioni non vengono mai ostacolate dalle nuvole; la luce non viene mai indebolita dai vapori atmosferici in vicinanze dell’orizzonte; perciò sulla luna, le osservazioni astronomiche si dovrebbero poter fare con molta maggiore precisione di quanto ciò sia possibile sulla terra; e specialmente sarebbe possibile determinare le ascensioni tutte delle stelle, con una precisione infinitamente
maggiore di quel che sia possibile fare da qualunque osservatorio astronomico- del globo terrestre,
giacché l’apparente movimento di rotazione del cielo
si compie agli occhi dell’osservatore lunare con una
velocità trenta volte inferiore a quella che esso ha
per un osservatore terrestre.
D’altra parte, le osservazioni fatte dalla luna dovrebbero presentare speciali difficoltà per il fatto che
il punto in cui l’osservatore si trova si muove non
soltanto intorno al sole, ma anche intorno alla terra; e la difficoltà è complicata da questa circostanza
che l’orbita percorsa dalla luna non è perfettamente
regolare.
Dalla, parte della luna rivolta verso il nostr -)
globo, questo naturalmente, è continuamente visibi le, ma specialmente di notte, e più ancora di quanto
sia visibile di notte, la luna agli abitanti della terra,
Inoltre, per gli osservatori lunari, la terra si trova
su per giù, costantemente nello stesso punto del cielo: per esempio, per un osservatore il quale sia in
quei punto della luna che a noi pare come il centro
del disco lunare la terra viene a trovarsi perpendicolarmente al di sopra, e solo di poco, e precisamente di circa io gradi, essa si sposta da una parte
all’altra nel corso di un mese terrestre, il quale mese corrisponde a quello spazio di tempo che per la
luna viene riempito da un giorno e da una notte. Sicché, mentre in un mese terrestre il sole e le stelle
compiono un giro nel cielo, la terra invece apparisce come un punto fisso.
Ad uno il quale stia sulla luna in vicinanza della
linea che per gli abitatori della terra costituisce la
periferia del disco lunare, la terra appare naturalmente in vicinanza dell’orizzonte; e ci deve essere
anzi una zona della luna per la quale la terra sorge
e tramonta, alternativamente, sollevandosi solo di
poco sull’orizzonte e sempre nella stessa regione del
cielo
All’osservatore lunare la terra si presenta con
un diametro di 2 gradi, e il suo disco ha una grandezza, uguale a tredici volte quella del disco lunare
quale si presenta agli osservatori terrestri; perciò essa rischiara così vivamente la notte lunare, che dalla terra stessa si può vedere distintamente la luce che
il nostro globo riflette sulla luna.
Le fasi terrestri, quali si presentano all’osservatore lunare, sono il complemento delle fasi lunari,
quali appaiono all’osservatore terrestre; quando noi
abbiamo luna piena, la luna ha «terra nuova»; al
nostro ultimo quarto di luna, corrisponde sulla luna
il «primo quarto di terra»; al novilunio la «terra
piena», al primo quarto di luna l’«ultimo quarto di
terra». In tal modo la terra, colle sue fasi, è per
la luna un vero orologio.
Inoltre, siccome la terra gira intorno al proprio
asse, così in ciascuna delle notti lunari ogni punto
della superficie terrestre si presenta quindici volte agli occhi dell’osservatore lunare; il quale osservatore vede il disco terrestre circondato da un orlo luminoso evanescente, e lungo il limite di questa corona, un colore crepuscolare; egli vede inoltre nell’Oceano rispecchiato il sole, e guardando bene attentamente nella parte della terra che è immersa
nella notte, egli scorge i fuochi dei vulcani attivi,
quelli dei camini delle grandi fabbriche e l’illuminazione delle grandi città.
Un fenomeno strano turba, però, di quando
in quando, la chiarezza della sua visione: e questo fenomeno è costituito da grandi masse bianche, che ogni tanto vengono a coprire questa o quella massa
della terra; queste masse sono le nuvole, le quali, essendo illuminate dal sole, all’osservatore lunare appaiono sempre bianche; e a questo osservatore
non sembra che tali masse siano librate a una certa
distanza dalla terra, bensì sembra che siano adagia
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te sopra di essa; e per questo, e per vari altri motivi, che fluì non è il caso di enumerare, gli abitanti della luna, dato il caso che ci siano, dovrebbero ritenere che la terra sia completamente disabitata, nello stesso modo in cui gli abitanti della terra credono che sia completamente disabitata la luna. Forse questi s’ingannano, come s’ingannano quelli. Noi vediamo infatti, sul nostro globo, la vita organica svilupparsi e persistere in mezzo alle più incredibili difficoltà, così nei deserti di ghiaccio, delle regioni polari come in fondo ai mari, sotto una pressione di too a 15o atmosfere. La respirazione, per mezzo delle branchie, permette ai pesci di vivere con la quantità minima di ossigeno assorbita insieme coll’acqua; le piante vivono e prosperano assorbendo dell’aria per mezzo delle loro foglie,.che funzionano da polmoni, dell’acido carbonico, attenuato sino al 2 per mille. Quando si pensi a tutto questo, si è indotti a credere che anche nella luna la vita non è del tutto impossibile, potendosi ammettere su di essa l’esistenza di certi gas in piccolissima quantità, e molto attenuati. Molto spesso la terra s’interpone fra la luna ed il sole, e allora si ha il fenomeno dell’eclissi: quando gli abitatori della terra hanno un’eclissi totale di luna, allora per tutte le parti della luna vi è un eclissi totale di sole, e la terra appare circondata di una corona luminosa, la quale ha un colore rossiccio. Quando noi abbiamo un’eclissi di luna parziale, allora quella parte di luna che per noi è oscurata, ha un’eclissi di sole totale; il resto della luna ha un’eclissi di sole parziale. Però, anche quando solo la penombra della terra cade sulla luna, sicché per noi non vi è eclissi di sorta, la luna ha un’eclissi di sole parziale; sicché per la luna le eclissi di sole sono più frequenti e più lunghe di quanto siano per noi le eclissi di luna. Viceversa, quella che per noi è un’eclissi di sole e che per la luna diventa un’eclissi di terra, è un fenomeno raro e che a mala pena si avverte; solo guardando con grandissima attenzione e con un eccellente telescopio, si vedrebbe dalla luna una picrola macchia oscura sulla superficie terrestre. Quanto alle nostre eclissi parziali di sole, esse rimangono invisibili dalla luna. A tutte queste induzioni hanno condotto i recenti studi intorno al nostro satellite; il quale, se, come si è detto, dovrebb’essere un paradiso per gli astronomi, e così pure per gli studiosi di mineralogia, per i botanici invece e per gli zoologi, sarebbe un campo assolutamente sterile, perchè del tutta mancante di vegetazione e di animali.
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