Il mondo è fatto in una certa foggia
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Il mondo è fatto in una certa foggia,
che chi non apre gli occhi bene bene,
mangia mal, beve mal, e peggio alloggia.
Non riterriano l’uom mille catene,
5che non pensasse a trappolar la gente
con tutto quanto l’arco delle schiena.
La galera, la forca egli ha per niente,
l’inferno e ‘l paradiso egli ha per zero,
stimol di religioni egli non sente.
10Chi credesse che un uom di tal mestiero
potesse per timor abbandonarlo,
crederebbe ch’il bianco fusse nero.
Gli rode il cuor questo vorace tarlo,
e se si ritrovasse in un deserto
15e vedesse un leon, vorria spellarlo.
Quest’è il peccato original al certo,
ch’il nostro padre Adam inserì in tutti:
di rubar di nascosto e allo scoperto;
questi dell’arbor micidiale i frutti
20furo strappando il pomo velenoso,
ch’a morte non temuta / fissata c’ha condutti.
Questo è quel morbo ne’ mortali ascoso,
che gli rende sì perfidi e furfanti,
che gli toglie la calma ed il riposo.
25E pur vi son nel mondo tanti e tanti
ch’han detto nascer l’uom coll’uomo in pace:
io gli credo per me tutti ignoranti;
e più tosto di credere mi piace
che l’uom nasca coll’altr’uomo in guerra:
30questo è ‘l mal che lo distrugge e sface.
Ogn’uno quel d’altrui rapisce e afferra,
e se potesse il socio suo spogliare,
andrìa di là dal mare e della / alla terra.
Vari i generi sono del rubare:
35chi ruba colle man, chi colla penna,
alla bottega, al banco ed all’altare;
chi col comprar il cristiano scotenna,
chi col vender lo spolpa fino all’osso,
chi col prestare lo pilucca e spenna.
40Ogn’un cerca rubar a più non posso,
e quello che nol fa, non lo puol fare,
non che non abbia quel viziaccio addosso.
I’ conosc’un, ch’i’ non vo’ nominare,
ch’usa sì ben il dottoral artiglio,
45che per rubar al mondo non ha pare.
Nato nell’acqua, di piloto figlio,
pancia ha di porco e viso di leone,
di volpe ingegno e cuor ha / umor di coniglio.
E’ sembra esser di razza lestrigòne,
50perché mangeria l’uomo, s’egli credesse
di potterlo cacar in un testone.