Il perdono/IV

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Da quel giorno la monaca non potè più restare ad assistere i feriti. Un pallore mortale, un tremito convulso [p. 10 modifica]s’erano impossessati di lei. Chiese di tornare al convento, e le fu accordato. Appena rivide la badessa, che premurosa le era corsa incontro, le si gettò fra le braccia, e dette in un pianto dirotto, senza potere articolar parola. Quella pia, trattala nella propria camera, cercò da prima calmarla con affettuose carezze, poi con dolcezza la interrogò sulla cagione del suo dolore. «Madre mia, rispose se non con molto stento la giovine, a voi confido il mio cuore. Deh non mi condannate! non tradii la sacra missione impostami, il mio affanno non proviene da rimorsi, io non ho nulla a rimproverarmi». E qui tutta in lacrime si fece a narrare minutamente la storia del suo amore. Ora è in cielo, conchiuse sollevando i begli occhi gonfi di lacrime, egli è morto colla certezza del mio perdono. «Sì figlia mia, soggiunse la buona badessa, e voi avete la dolce soddisfazione di aver procurato tanto bene a chi vi fece tanto male». «Oh madre mia! io sento che potrò viver poco quaggiù, ho sofferto tanto nella vita! Pregate per me, madre, acciocché il buon Dio non mi apponga a colpa questo affetto, che ho nutrito troppo ardente per una creatura. Credete, madre, ho cercalo sempre di frenare gl’impeti del cuore, di dimenticarlo!... Il Dio misericordioso ha permesso che c’incontrassimo anche una volta su questa terra per purificare l’anima nostra estinguendo ogni traccia di rancore e di rimorso; ha permesso che c’incontrassimo per fare a Lui offerta del nostro dolore, e morire avvinti da quel santo affetto che ci legava scambievolmente una volta». Nel pronunziare queste parole, suor Celeste si prostrò ai piedi della badessa; la quale piena di dolcezza l’alzò, e confortatala con sante parole, l’accompagnò nella sua celletta. Al vedere quelle nude pareti, quel Crocifisso, a piè del quale era stala tante volte sì lungamente prostrata, quante memorie si risvegliarono sull’anima di suor Celeste! Appena ella fu rimasta sola, s’inginocchiò di nuovo innanzi a quella sacra immagine, e con tutta l’effusione di un cuore riconoscente ringraziò Dio d’avere esaudito le suo fervide preghiere, d'averla inviata angelo di consolazione e di per[p. 11 modifica]dono al capezzale del suo traditore nell’estremo della sua vita.

Poco tempo dopo nella chiesuola di quel medesimo convento si compieva una funzione funebre. Nel cataletto che sorgeva nel mezzo della chiesa, riposavano le spoglie mortali di suor Celeste. Le monache sfilate in doppio ordine ai lati di esso inalzavano a Dio preci per l’anima della defunta; ma più dell’altre era profondamente commossa la madre badessa, la quale sapeva quanto quel povero cuore, che ora era freddo ed immoto, avesse violentemente palpitato.

Ora ella riposa per sempre nel camposanto, fra breve il suo nome sarà cancellato dalla memoria delle sue pie consorelle, fra qualche anno nessuno saprà se ella sia per avventura esistita nel mondo. Ella è passata in questa terra come una nube senza lasciar traccia di sè, eppure la sua oscura vita fu continuamente circondata dai più acerbi dolori.

Così non meno avviene chi sa di quante altre creature; le cui virtù e i cui affanni sono ignoti agli uomini, ma tenuti in conto da Dio, servono poi a circondarle di più splendida a corona di gloria in Paradiso.


Antonietta Pozzolini.