Il raccontafiabe/Bambolina
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BAMBOLINA
Quando aveva fatto una buona retata, scorgendo da lontano la moglie che lo attendeva, ansiosa, alla spiaggia, le faceva segno di rallegrarsi, agitando per aria il berretto.
Da parecchi mesi però il povero pescatore aveva una gran disdetta; pareva che quasi tutti i pesci si fossero messi d’accordo per non farsi pescare da lui. I suoi compagni, invece, ne pigliavano tanti e poi tanti, che spesso dovevano rigettarli in mare, perchè il troppo peso non facesse affondare le barche.
Disperato un giorno disse alla moglie:
— Vendiamo barca, reti e ogni cosa; almeno tireremo innanzi un buon paio di settimane con quel po’ di denaro che ne caveremo. Se no, saremo ben presto morti di stento tu, io e Bambolina. —
Avevano una figlioletta, nata di sette mesi, così piccina e miserina, che la sua mamma, stando a filare davanti l’uscio di casa, la teneva comodamente in una tasca del grembiule. La creaturina non riusciva a crescere. A sette anni era rimasta tal quale di quando era nata. Non piangeva mai, sorrideva sempre con quel visettino da bambola, e parlava con una vocina così esile esile, che si sentiva appena. Per questo la chiamavano Bambolina.
Quanto a mangiare, invece, Bambolina aveva un appetito che sbalordiva; i poveri genitori non sapevano a qual santo votarsi per sfamarla. Ed era una bocca inutile; la moglie lo diceva spesso al marito:
— Costei è la nostra disgrazia! Ma è sangue del nostro sangue. Facciamo la volontà di Dio! —
Ora che il pescatore si trovava con quella gran disdetta addosso, ripensava continuamente le parole della moglie:
— Costei è la nostra disgrazia! —
E non poteva vedere la bambina; non le faceva più una carezza; la maltrattava anzi, quando ella, con la vocina esile esile, gridava:
— Ho fame! Ho fame! —
Un giorno il pescatore, che aveva già venduto barca, remi, reti e ogni attrezzo del suo mestiere, stava a sedere su uno scoglio vicino alla spiaggia, con la testa fra le mani, lamentandosi della sua mala sorte.
A un tratto vide sorgere in mezzo al mare una figura di donna che, dal petto in giù, aveva forma di pesce. Nuotava, nuotava, tutta grondante, e veniva diritta verso di lui.
— Pescatore, perchè ti lamenti?
— Sono un disgraziato! Vo a pescare, e non piglio più pesci. Ho venduto barca, reti e ogni cosa, e il denaro è già finito. Non so fare altro mestiere. Morremo di fame io, mia moglie e Bambolina.
— Senti — disse la donna‐pesce. — Se tu mi dài Bambolina, ti regalo un bel mucchietto di monete d’oro, che ti caverà da ogni guaio.
— Non vendo il sangue del mio sangue.
— Pensaci bene. Tornerò fra otto giorni. —
La donna‐pesce si tuffò in mare e disparve.
Giunto a casa, stava per raccontare alla moglie quel che gli era accaduto; ma si trattenne. Voleva ripensarci bene.
Ci ripensò per otto lunghi giorni, e all’ultimo si decise. Senza dir nulla alla moglie, avrebbe venduto Bambolina alla donna‐pesce e sarebbe uscito da ogni guaio.
Una mattina infatti disse alla moglie:
— Vo alla spiaggia con Bambolina, per farla divertire. —
Se la mise in tasca, e s’avviò.
— Babbo, dove mi porti?
— Dove vuole la tua sorte.
— Ah, babbo scellerato! Ah, babbo senza cuore!
— Zitta, o ti torco il collo. —
Passava gente, e la bambina, intimidita, tacque.
Di lì a pochi passi:
— Babbo, dove mi porti?
— Dove vuole la tua sorte.
— Ah, babbo scellerato! Ah, babbo senza cuore! La donna‐pesce mi mangerà. —
Il pescatore sbalordì.
— Che ne sai tu della donna‐pesce?
— L’ho sognata la notte scorsa. Tagliami almeno una ciocca di capelli e portala per ricordo alla mamma. —
Le tagliò una ciocca di capelli, e giunto su lo scoglio si sedette ad aspettare.
Verso mezzogiorno, ecco a fior d’acqua la donna‐pesce, tutta grondante:
— Pescatore, ci hai pensato bene?
— Ci ho pensato bene. Ho qui in tasca Bambolina. Fammi vedere il tuo gruzzolo d’oro. —
La donna‐pesce spinse in alto la coda e mostrò un panierino tessuto di fili d’erba sottomarina, con dentro un bel mucchietto di monete di oro stralucente. Il pescatore rimase abbagliato; e portò una mano alla tasca, senza guardar in viso la figliuola:
— Da’ qua. Eccoti Bambolina.
— Non le manca neppure un capello?
— Neppure un capello. —
Egli tacque della ciocca tagliatele poco prima, temendo che la donna‐pesce non volesse fare più il negozio, saputo che a Bambolina mancava qualcosa.
La donna‐pesce si accostò allo scoglio, porse il mucchio d’oro al pescatore, prese in cambio Bambolina e si allontanò dalla spiaggia:
— Bada, pescatore! Chi inganna è ingannato. —
Si rituffò in mare e disparve con Bambolina tra le braccia.
La moglie, vedendo tornare il marito, gli domandò premurosa:
— Bambolina dov’è?
— Eccola qui. —
E trasse di tasca il panierino col mucchietto delle monete d’oro.
A quella vista, la povera madre cominciò a strapparsi i capelli, a piangere e a gridare:
— Ah, figliolina mia! L’ha venduta, lo scellerato! Ah, Bambolina mia!
— Zitta! o ti torco il collo. L’ho venduta per cagion tua. Dicevi sempre: È una bocca inutile! È la nostra disgrazia! Questa è una ciocca dei suoi capelli; te la manda per ricordo.
— Tienti l’oro per te; a me i suoi capelli mi bastano. —
Li baciava, li ribaciava, li bagnava di lagrime.
— E alla gente che dirai?
— Dirò che Bambolina è caduta in mare e se la son mangiata i pesci. —
Il pescatore, riposto il suo tesoro in un cassettone, ne prese soltanto una manciata, per andare a far delle compre nei negozi più ricchi. Intendeva subito subito godersi la vita e sfoggiare.
— Quanto lo fate questo qui?
— Cento lire.
— Uh! Una miseria! Tenete.
— A chi li date cotesti gusci di telline? Qui non si fa la burletta. —
Il pescatore diventò smorto come un cadavere. Mettendo le mani in tasca, sentiva di avervi una manciata di monete d’oro; cavandole fuori, si trovava in pugno tanti gusci di telline.
Gli pareva impossibile; non si sapeva persuadere. E va in un altro negozio.
— Quanto lo fate questo qui?
— Trecento lire.
— Uh! Una miseria! Tenete.
— Qui non si fa la burletta. A chi li date cotesti gusci di telline? —
Se ne tornò a casa sconsolato. Aveva perduto la figliolina e sarebbe morto di fame lo stesso! La donna‐pesce gliel’aveva detto: - Bada, pescatore! Chi inganna è ingannato. - E già si trovava bell’e ingannato con quei gusci di telline.
— Moglie mia, come faremo?
— Faremo la volontà di Dio. —
La gente, non vedendo più la bimbetta, domandava:
— E la vostra Bambolina?
— Cadde in mare e se la mangiarono i pesci. —
Il marito rispondeva così; e la moglie stava zitta e piangeva.
Come mai nessuno aveva saputo niente di quel caso?
La gente cominciò a sospettare e a ciarlare.
— Chi sa che n’hanno fatto, povera creaturina! L’hanno ammazzata per levarsi di torno una bocca inutile. Scellerati! —
Le ciarle giunsero all’orecchio del Re. Il Re spedì le sue guardie e si fece condurre dinanzi marito e moglie ammanettati.
— Che n’è di Bambolina?
— Cadde in mare e se la mangiarono i pesci. —
La donna scoppiò in pianto:
— Maestà, non è vero! L’ha venduta alla donna‐pesce!
— Ti do tempo un mese. Se fra un mese non avrai recuperata Bambolina, avrai accarezzato il collo dal boia. —
Il pescatore corse allo scoglio e si mise a chiamare:
— Donna‐pesce!... O donna‐pesce! —
La donna‐pesce comparve a fior d’acqua tutta grondante.
— Che cosa vuoi da me?
— Se mi ridai Bambolina, ti restituisco il tuo oro con qualcosa per giunta, quel che tu vorrai.
— Portami in cambio il Reuccio e la cosa è fatta. —
Il pescatore si tastò il collo, gli pareva di averci attorno la corda del boia che doveva strozzarlo. Quel cambio col Reuccio era impossibile. Pure si risolse di tentare.
Ogni mattina andava davanti al palazzo reale: se il Reuccio fosse uscito fuori solo a fare chiasso con gli altri bambini, egli con belle paroline l’avrebbe attirato in riva al mare e l’avrebbe dato alla donna‐pesce in ricambio di Bambolina.
I giorni passavano e il Reuccio non si vedeva; o se usciva fuori, c’era sempre qualche servitore che gli faceva la guardia. Un giorno finalmente si diè il caso che uscisse solo.
— Reuccio, Reuccio, il mare è tranquillo e ci sono tanti bei pesci.
— Conducimi. I pesci di chi sono?
— Sono vostri, se li volete. Venitemi dietro, per non farvi scorgere. —
E lo menò su lo scoglio.
— Donna‐pesce! O donna‐pesce! Ho menato il Reuccio.
La donna‐pesce comparve a fior d’acqua tutta grondante.
Il Reuccio ebbe paura di quella donna dalla coda di pesce e si mise a strillare. Ma il pescatore lo afferrò e glielo porse, e prese in cambio Bambolina. Egli s’era avveduto che Bambolina aveva strappato al Reuccio una ciocca di capelli, mentre questi si dibatteva per non andare in braccio del mostro.
— Non gli manca nulla?
— Non gli manca nulla.
— Bada pescatore! Chi inganna è ingannato. —
E la donna‐pesce si rituffò in mare insieme col Reuccio e disparve. Il pescatore si mise in tasca Bambolina. Per via la interrogava.
— Bambolina, che cosa hai veduto in fondo al mare?
Bambolina, zitta.
— Bambolina, che cosa hai mangiato in fondo al mare? —
Bambolina, zitta.
— Bambolina, non avercela col tuo babbo. La fame fa fare delle brutte cose. —
E Bambolina, zitta.
Il pescatore si presentò al Re:
— Ecco Bambolina.
— Ah! Ti fai anche beffa di me! Impiccatelo! —
Il povero pescatore rimase. Invece di Bambolina bella e viva, aveva in mano proprio una bambola di legno che le somigliava perfettamente. La donna‐pesce l’aveva ingannato.
— Chi t’ha fatto questa bambola? —
Il Re la voltava e rivoltava fra le mani, meravigliato della rassomiglianza. Nel tastarla, tocca una molla, e la bambola di legno si mette a parlare:
— Bambolina è in fondo al mare,
Il Reuccio dee sposare.
Chi l’ha fatta e può disfarla
Vada subito a cercarla.
— Il Reuccio? Dov’è il Reuccio? Cercate il Reuccio!
Il Re pareva impazzito dal dolore. Il Reuccio non si trovava; nessuno l’aveva veduto.
— Che n’hai fatto del Reuccio? —
Il pescatore tremante di paura, raccontò ogni cosa.
La bambola di legno non si chetava:
— Bambolina è in fondo al mare,
Il Reuccio dee sposare.
Chi l’ha fatta e può disfarla
Vada subito a cercarla. —
Il Re si diè un colpo alla fronte:
— Questo è un incantesimo! Non ci ha colpa nessuno. —
Radunò il Consiglio della Corona per consultare i Ministri.
— Che vuol dire: Chi l’ha fatta e può disfarla? —
Nessuno riusciva a capirlo. Chi l’ha fatta è sua madre; ma come mai può disfarla? Ci perdevano la testa.
— Lasciatemi andare — disse la madre che smaniava di rivedere Bambolina.
Prese con sè le ciocche dei capelli della figlia e del Reuccio, e sola sola se n’andò in un punto di spiaggia deserto. Migliaia di pesciolini formicolavano nell’acqua.
— Pesciolini di Dio, datemi retta: dove si trova la donna‐pesce? —
I pesciolini si dispersero e sparirono quasi atterriti da quel nome.
Dopo poco, ecco centinaia di pesci più grossi che formicolavano nell’acqua.
— Pesci, pesci di Dio, datemi retta: dove si trova la donna‐pesce? —
Anche questi si dispersero e sparirono, quasi atterriti da quel nome.
Poco dopo, ecco un pesce grosso come un vitello. Apriva e chiudeva una bocca quanto quella di un forno, con doppie file di dentacci acuti e una lingua rossa rossa.
— Pesce, pesce di Dio, dammi retta: dove si trova la donna‐pesce?
— Vieni con me e lo saprai. —
La povera mamma non esitò un istante in faccia al pericolo d’annegarsi; e si tuffò in mare, tenendo stretti in pugno i capelli di Bambolina e del Reuccio.
Camminava sott’acqua come in terraferma; il pesce spaventoso avanti e lei dietro, fra torme di pesci di ogni sorta, che si scansavano per lasciarla passare.
Cammina, cammina, scendi, scendi sempre più in fondo, non s’arrivava. E da ogni lato, sotto, sopra, torme di pesci senza fine, di ogni forma e di ogni grandezza, che nessuno aveva pescato mai.
Ella, che ne aveva veduti tanti, e che ne sapeva i nomi, di questi qui non ne aveva idea, e stupiva che ce ne potessero essere un sì gran numero.
Scendi, scendi, scendi, finalmente ecco un bosco di piante strane che parevano vive e si movevano, e grotte in fila, tutte ornate di fiori che si aprivano e si chiudevano, e sembrava nuotassero anch’essi.
— La donna‐pesce abita lì.
— Grazie, buon pesce. Che posso darti in compenso?
— Mi basta il buon cuore. —
La povera donna picchia e chiama:
— Donna‐pesce! O donna‐pesce!
— Chi mi vuole? Chi sei?
— Sono la madre di Bambolina.
— Che sei venuta a fare?
— Apri, e te lo dirò. —
La donna‐pesce aprì l’uscio e la fece entrare.
La grotta era uno splendore, tutta di argento e d’oro e di perle e diamanti.
— Tua figlia sta bene qui; lasciala stare. Senti? Fa il chiasso col Reuccio nella grotta accanto.
— Fammela almeno vedere.
— Non posso, non posso.
— La bambola di legno ha detto:
Chi l’ha fatta e può disfarla
Venga subito a pigliarla.
— E tu avresti cuore di disfarla?
L’afflitta mamma fu imbarazzata. Pure disse franca:
— Sì, sì! —
Le ciocche dei capelli, tenute strette nel pugno, le avevano suggerito di rispondere a quel modo.
La donna‐pesce si contorse tutta, e brontolando andò di là a prendere Bambolina.
Figuratevi la povera mamma a quella vista!
— Bambolina mia! Bambolina mia! —
Non finiva di baciarla; e se la divorava dai baci.
— Basta, basta! Vediamo se sei buona a disfarla.
La donna‐pesce si contorceva tutta.
La mamma strinse forte la ciocca dei capelli e si sentì suggerire:
— Tirale le gambe. —
Afferrò Bambolina e le tirò le gambe.
— Ahi! Ahi! Ahi! —
La donna‐pesce si contorceva, quasi colei le avesse invece tirata la coda.
E le gambine di Bambolina si allungavano quanto le gambe di una bella ragazzina di otto anni.
La mamma le tirò le braccia.
— Ahi! Ahi! Ahi! —
La donna‐pesce si contorceva, quasi colei le avesse tirate le sue.
E le braccia di Bambolina, si allungarono quanto le braccia d’una bella ragazzina di otto anni.
La mamma le tirò il busto, e poi il collo.
— Ahi! Ahi! Ahi! —
La donna‐pesce si contorceva più di prima, quasi colei le avesse tirato il busto e il collo, e casca morta per terra.
La donna prese Bambolina per una mano e il Reuccio per l’altra e uscì dalla grotta. Fuori c’erano milioni di pesci che stavano ad aspettarli, facendo guizzi in mezzo all’acqua, quasi ammattiti dalla gioia di saper morta la donna‐pesce.
E salirono su, accompagnati da questo strano corteggio. Quei pesci erano così allegri, che non vedevano neppure le reti tese dai pescatori e v’incappavano a migliaia.
Uscendo fuori dal mare, la mamma, Bambolina e il Reuccio trovarono su la spiaggia una gran festa. Le ceste dei pescatori rigurgitavano. L’arena della riva era ingombra di pesci mezzi vivi; ne prendeva chi voleva. Gli stessi pescatori li davano in regalo; non sapevano che farsene.
Alla notizia corsero il Re, la Corte, il popolo tutto, e tra essi il povero pescatore che s’era già pentito del suo mal fatto.
Al vedere Bambolina, diventata così bella che pareva un sole, il Re esclamò:
— È proprio una Reginotta! —
Infatti, alcuni anni dopo, Bambolina e il Reuccio si sposarono. E quel giorno il Re volle che, in ricordo del caso, in tutto il suo regno non si mangiasse altro che pesce.
Chi l’allunga e chi l’accorcia,
La mia è detta; ora, la vostra.