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Il rapimento di Cefalo/Prologo

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Interlocutori Atto primo
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PROLOGO


LA POESIA

Per serenar il cuor negli altrui cori
     Favoleggiando in misurati accenti
     Io nelle nobil menti
     Spiro dall’alto ciel sacri furori,
     E di chi prezzo, ed amo
     Agito i petti, e Poesia mi chiamo.
Vo colà pronta, ove virtù m’invita:
     Quinci a te scendo riverente, inchina,
     O inclita reina,
     Cui l’alma Italia qual suo pregio addita,
     Cui Francia alta desira,
     E cui l’Esperia, e ’l suo gran mondo ammira.
Già sulla cetra degli Amor compagna
     Le glorie io fei di tua beltà sì chiare,

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     Che Teti in grembo al mare,
     Ed in grembo alle nubi Iri si lagna,
     E lagnasi non meno
     Espero ardente in mezzo al ciel sereno.
Or tra le pompe, e gl’Imenei festosi
     Ampj teatri, e scene eccelse indoro,
     Espongo oggi fra loro
     Al forsennato vulgo amori ascosi,
     E tra bei suoni, e canti
     Mostro d’antichi Dei varj sembianti.
Tempo verrà, che de’ tuoi figli altieri,
     In far cantando le vittorie conte,
     Sull’Eliconio monte
     Io farò risuonar versi guerrieri,
     Qual rimbombo di venti,
     O per distrutto giel gonfi torrenti.
In tanto l’asta gloriosa, e l’armi
     Non mai per forza o per insidia dome,
     E del tuo Marte il nome
     Impiumo si d’infaticabil carmi,
     Ch’a minacciargli assalto
     Strale d’Invidia non può gir tant’alto.