Il romanzo d'un maestro (De Amicis)/Camina/IV

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Il parroco conciliativo

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IL PARROCO CONCILIATIVO.


Anche il maestro Ratti, quando gli arrivarono all’orecchio quei discorsi, che lo mossero a pietà per la povera vittima predestinata, fu preso insieme da una viva curiosità di vederla e dal pensiero caritatevole d’avvertirla prima d’ogni altro di quello che l’aspettava. Pensava a lei appunto, la mattina del terzo giorno, mettendo il piede sul primo scalino della casa del parroco soprintendente, al quale andava a far visita; quando sentì prima un fruscio di gonnelle e poi vide apparire in capo alla scala e scender verso di lui una signora con dei libri in mano, che lo fece restar lì, come incantato. — È la nuova maestra — pensò. E provò vivissima quella trepidazione piacevole che dà l’incontro d’una bella donna sola su per una scala stretta, specie se ella vien giù, e la sua posizione accresce all’occhio la statura e scopre il piede. Ma ebbe appena il tempo di guardarla che quella venne giù rapidissimamente, tanto che quasi egli non vide la fisonomia, ma solo un corpo di donna ammirabile, assai più alta di lui,

larga di spalle e stretta di cintura,


stringata nel vestito come un’amazzone; uno di quei bei corpi possenti e agili, di cui, a primo aspetto, l’occhio non cerca il viso. L’apparizione fu così subitanea e la discesa così precipitosa ch’egli neppur trovò modo di salutarla. E continuò a salire più lentamente, pensando con stupore allo strano disaccordo che v’era tra quella superba persona e quell’articoluccio lezioso.

E ci pensava ancora discorrendo col parroco, ch’egli trovò in una stanza piccolissima, seduto davanti a un grande tavolo che la occupava mezza; sopra il quale erano sparsi in disordine fogli, libri, gomitoli di filo, l’Unità cattolica e la Piemontese, ferri da calza e ritagli di stoffa della serva. Il maestro entrò subito nel [p. 90 modifica]discorso dell’insegnamento religioso, per vedere se il parroco intendesse d’immischiarsi nella scuola e che pretensioni accampasse. Ma alle prime sue parole capì che egli avrebbe avuto il campo libero affatto. Il parroco era uno di quei preti, di cui nei villaggi si dice che sono con l’Italia; il che non è vero che a mezzo, perchè sono, per necessità, con due Italie, con quella dei bianchi e con quella dei neri, e quel che è più strano, mantenendosi sinceri, o presso a poco, con gli uni e con gli altri. Aveva sessant’anni, era un grosso buon cristiano, cortese di quella cortesia che accarezza più dolcemente l’amor proprio; la quale consiste nel mostrar d’ascoltar con attenzione profonda chi ci parla, qualunque cosa dica, e tanto più se parla in presenza d’altri. Nonostante questa abitudine, era distrattissimo, e come sogliono essere i distratti, d’indole mite e facile. Era stato in gioventù un giocatore di bocce famoso in tutti i dintorni. Ed era ancora a tavola, come suol dirsi, una bella spada. Accettava inviti a scampagnate dai villeggianti, e celiava con tutti, ma senza troppo lasciarsi andare, fingendo di non sentire i discorsi grassi. In politica, poi, aveva delle formole fatte con le quali si cavava d’ogni impiccio contentando tutti, che era quello che più gli premeva. E n’adoperò immediatamente una col maestro, che era la sua preferita, a proposito del doppio principio a cui si doveva ispirare l’insegnamento. — Religione — disse, prendendo l’indice ritto della sinistra con l’indice e il pollice della destra, — e patria — prendendo il medio. Poi, congiungendo le due dita davanti al viso del maestro: — Patria e religione, riunite insieme — insieme — sempre insieme. — Così diceva sempre; e quando era costretto a dir di più, in certe quistioni particolari in cui volevano tirarlo a forza certi studenti d’università che venivano a villeggiare nel paese, faceva, con aria di bonarietà grave, una tale insalata di parole vuote, che nessuno ci capiva una maledetta.... Se insistevano perchè si spiegasse meglio, si stizziva. Era ben voluto. Gli studenti lo chiamavano: il patriotta evasivo. In certe notti d’estate gli andavano a far delle serenate sotto alle finestre, lo obbligavano a alzarsi da letto, e gli gridavan dalla strada, rifacendo il suo gesto abituale con le dita: [p. 91 modifica]— Barbèra e Grignolino (i suoi due vini), riuniti insieme — insieme — sempre insieme; — fin che egli li invitava a salir a bere. Accomiatandosi da lui il giovane seppe che la signorina incontrata per la scala non era la nuova maestra, ma quella che stava nel paese da tre anni, e di cui gli aveva parlato il collega Reale, baciandosi le dita: Maria Pedani.