Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 5/3

Da Wikisource.
5.3 Gli schemi di senso dell'open source e del software libero

../../Capitolo 5/2 ../../Capitolo 5/4 IncludiIntestazione 20 agosto 2011 75% Da definire

Capitolo 5 - 2 Capitolo 5 - 4


Come abbiamo già visto lo schema di senso nella società informatizzata in generale riguarda l'affermarsi dell'idea di automazione dei processi che coinvolge la quotidianità degli individui. Quello che invece emerge a livello di produzione di tecnologia informatica è una separazione paradigmatica sul piano economico. Da una parte la convinzione che il mercato sia in grado di mobilitare al meglio le risorse e dall'altra la convinzione che il mercato sia inadeguato a gestire una risorsa che costituisce invece lo spazio dove il mercato può dispiegarsi.

Sotto questo punto di vista la risorsa che consente il dispiegarsi del mercato non può a sua volta essere oggetto di scambio perché limiterebbe in modo ricorsivo il mercato stesso. Una risorsa per poter essere scambiata nel mercato necessita di essere scarsa e se la sua natura non lo consente è necessario intervenire artificialmente. Per sua natura il software può essere facilmente copiato e quindi ceduto al di fuori del mercato formale alterando il meccanismo della domanda e dell'offerta.

Nel tempo il concetto di piazza dove si svolge il mercato si è “virtualizzato”, in epoca premoderna costituiva il luogo fisico dove avvenivano le transizioni, oggi questo è divenuto diffuso. Ma se pensiamo al concetto di piazza come spazio pubblico dove il mercato attua le transazioni diviene facilmente comprensibile che lo stesso spazio pubblico non può essere reso scarso, non può diventare a sua volta oggetto di scambio perché una tale dinamica ricorsiva finirebbe per autodistruggersi. La “piazza del mercato” per poter essere scambiata nella “piazza del marcato” dovrebbe essere scarsa per poter rientrare nel meccanismo della domanda e dell'offerta, ma allo stesso tempo se fosse limitata impedirebbe allo stesso mercato di attuarsi. È ciò che accade con le barriere doganali che di fatto limitano notevolmente il surplus generale. Non è lo scopo di questo studio giustificare o meno l'efficacia del libero mercato di allocare le risorse, ma solo quello di rilevare come anche in una visione liberista dell'economia si cade in contraddizione a tal punto che molti pensano che molte software-house siano tolleranti con la pirateria, che la considerino fisiologica entro un certo limite poiché consente paradossalmente di allargare il mercato delle licenze chiuse. In un articolo apparso su “business week” il 28 agosto del 2007, Matthias Gilke, portavoce di Quark, dice che la protezione contro la pirateria previene gli utenti “tipici” dal fare copie, ma non può nulla contro la pirateria e quindi non vale la pena investire soldi sulla protezione. Questa frase potrebbe essere interpretata da un cracker nel seguente modo: “il nostro software si può piratare”, se avete abbastanza talento potete provarci, in caso contrario non vi resta che comprare la licenza”. Paradossalmente i crackers possono rappresentare un veicolo promozionale per il prodotto stesso.

Non è lo scopo di questo studio dimostrare la veridicità di tanto, resta il fatto che è verosimile e che molti operatori del settore lo credono vero e quindi tale credenza rientra nello schema di senso di chi agisce nel marcato informatico. Diciamo che dando per vero tale presupposto la tolleranza verso la pirateria informatica, cioè del cracking, è ciò che consente l'equilibrio auto-poietico.

Per contro sembrerebbe che il software libero non consentirebbe di per se il mercato, può sussistere la domanda e l'offerta ma non il prezzo. In realtà questo problema viene risolto modificando l'idea di prodotto. Non è il prodotto software che viene scambiato nel mercato ma le competenze relative al software. In questo modo il tutto si sposta su un altro piano. Le competenze sono di per sé scarse, scarsissime se si pensa alla potenziale diffusione del software libero. In pratica più si diffonde il software e più c'è bisogno di competenze per poterlo mantenere e far funzionare.

Lo schema di senso è ciò che consente ad un sistema sociale di diminuire la complessità, di differenziarsi dall'ambiente (Luhmann, 1990), l'indentificazione e l'individuazione. Questo schema di senso riguarda quindi il diverso modo di concepire il mercato e non solo. Ma sarebbe troppo riduttivo limitare lo schema di senso ad una diversa concezione di bene scarso e non. Esiste una naturale propensione dell'uomo alla solidarietà che può anche essere vista funzionalmente con lo scopo di ottimizzare l'allocazione delle risorse in una condizione di abbondanza (Berra, 2001). In questo “senso” l'informatica, spesso simbolo della modernità pressata dalla scarsità, rientra, da un punto di vista economico nella situazione di abbondanza delle risorse che richiede diverse dinamiche re-distributive tipiche delle società primitive:

[...] Nelle società primitive, dove il problema della scarsità delle risorse non esisteva e non era così pressante per lo sviluppo, il ricorso al dono avrebbe costituito un mezzo per attenuare lo scarto fra la quantità delle risorse esistenti e la loro concentrazione in determinati gruppi sociali. (Mariella Berra, 2001, pag. 152)

Quindi mentre il software costituirebbe una risorse naturalmente abbondante e quindi la sua “allocazione” rientrerebbe in una logica di solidarietà meccanica (Emile Durkheim, 1962) e comunitaria le competenze, come risorsa scarsa, sarebbero invece allocate mediante l'economia formale. Questo meccanismo evoca la teoria di Karl Polanyi sui tre meccanismi di riproduzione sociale: mercato, reciprocità, re-distribuzione, per cui nessuna società può esistere senza possedere una qualche economia sostanziale (Polanyi, 1977). Questo che si profila è la necessità di un'economia sostanziale del software che sostenga un'economia formale delle competenze. Ma anche questo non è esaustivo a definire lo schema di senso, in quanto non si limita funzionalmente all'informatica per le sue peculiarità di risorsa scarsa ed abbondante allo stesso momento, ma viene allargato alla conoscenza in generale. Il caso più emblematico è Wikipedia che è un progetto per la diffusione della conoscenza libera. ASAQ è un prodotto farmaceutico antimalarico non sottoposto a protezione brevettuale. Nel 2001 il governo del Sud Africa emana il medical act, una legge che consente alle case farmaceutiche sudafricane di produrre farmaci senza pagare le royalties alle multinazionali detentrici dei brevetti.

A livello microsociologico l'informatica evidenzia una peculiarità dell'uomo di esplorare i suoi limiti, di provocarsi gratificazione affrontando le sfide e soddisfacendo nel contempo il bisogno di desiderabilità sociale, coerentemente con la cultura del dono come il potlatch, una cerimonia del dono che si svolge tra alcune tribù di nativi americani. Ciò che emerge in sintesi è che:

l'idea stessa di mercato informatico è relativa, può riguardare artificialmente le licenze chiuse del software chiuso, o le naturali competenze dell'open source.

Lo stesso mercato informatico è sostenuto da una buona parte di economia sostanziale.

Lo schema di senso che ne deriva, rafforzato dal successo effettivo dell'open source, tende ad espandersi nella cultura generale.

La gratificazione intellettuale e la desiderabilità sociale svolgono una loro funzione sociale, sono storiche, fanno parte a pieno titolo l'una dei sistemi cognitivi e l'altra dei sistemi sociali e non necessariamente di profili patologici.