Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Conclusioni

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Conclusioni
CONCLUSIONI

../Capitolo 5/4 ../Allegati IncludiIntestazione 20 agosto 2011 75% Tesi universitarie

Capitolo 5 - 4 Allegati



In questa tesi si è cercato di leggere il fenomeno del software libero con gli strumenti che la sociologia mette a disposizione secondo la metafora della “cassetta degli attrezzi” che propone Wright Mills. La ricerca è stata articolata su due livelli del problema. Il primo ha riguardato l'analisi di materiale bibliografico che permettesse di fare il punto della situazione della ricerca in questo specifico settore che si è ritenuto essere espressione dell'iper-modernità di Giddens. In secondo luogo lo sforzo è stato rivolto a verificare nel concreto e nel locale come questo fenomeno si manifestasse e quali effetti producesse. Attraverso l'analisi della bibliografia ci si è accorti che molti degli schemi della sociologia hanno avuto scarsa applicazione in questo contesto, mentre questi schemi analitici, quand'anche parte della sociologia classica, si sono rivelati congruenti anche se non sufficienti per cui è stato necessario anche il ricorso alla sociologia più recente in particolare in riferimento a Luhmann, Giddens, Robertson e Ulrich Beck, Bourdieu.

È spesso accaduto che molti riferimenti bibliografici siano stati presi in considerazione allo scopo di fornire spiegazioni teoriche in grado di supportare il discorso, mentre nel procedere ci si è accorti che tale documentazione forniva materiale interessante per analisi di secondo livello, in grado di far comprendere come gli attori coinvolti interpretano la situazione. Questo è accaduto in particolare con Eric Steven Raymond, quand'anche autore di intuizioni di spessore sociologico importanti. Richard Stallman, leader della prima ora, ha fornito un'epistemologia feconda su cui articolare un metodo di indagine che ci permettesse di mettere alla prova la sua filosofia. Indagare il fenomeno del software libero ha significato osservare chi osserva, e spesso, osservare chi osserva chi osserva. Il software libero è in grado di mettere in campo competenze organizzative, sociologiche, economiche e legali oltre che tecnologiche. È pertanto un campo di indagine complesso e rischioso che richiede preparazione ed attenzione.

Quando contattai Stefano Zacchiroli per chiedergli la disponibilità ad essere intervistato, la sua preoccupazione fu quella di fornirmi biografie, contatti con altri antropologi e sociologi con cui aveva avuto a che fare. Molto spesso si confondono i ruoli, non si capisce chi osserva chi, come emerge chiaramente dalla intervista a Stefano Zacchiroli, il quale mi pone delle domande preliminari. L'intervista a Stefano Zacchiroli si apre con l'intervistato che interroga l'intervistatore. Il software libero agisce in modo scientifico anche al di fuori degli ambiti tecnologici. Intervistare un hacker, o un geek, significa negoziare la definizione della situazione all'interno di un discorso scientifico. Al di la della “giusta” definizione di hacker tra le tante, questa dimensione viene colta dall'accezione che ne da wikipedia:

[...] è una persona che si impegna nell'affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d'interesse (che di solito comprendono l'informatica o l'ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita.

Ciò che ne esce sono delle “ragioni pubbliche” (Kant) su cui vale pena investire sforzi per indagare, oltre a ciò che propone, anche i grandi temi che vanno oltre lo stesso software libero. Abbiamo scoperto, grazie al software libero, un uomo nella società per nulla scontato. Non ci si è posti il problema di capire se questo uomo sia in grado di prendere in mano il suo destino nella modernità radicale più prossima, ma di verificare la plausibilità di un uomo in grado di mettere in discussione aspetti della modernità che consideriamo spesso cinicamente e frettolosamente fattuali. Non ci si è soffermati sugli aspetti romantici, non ci si è rassegnati ad osservare dall'esterno.

Si è trattato, per lo più, di comprendere, di sporcarsi le mani, per così dire, di mettersi alla prova accettando la provocazione forte e paradossale che sia possibile un agire razionale riflessivo non utilitaristico che ha molte delle caratteristiche dell'ascesi intra-mondana. Spesso le contrapposizioni tra diverse conclusioni dialettiche sono determinate da ciò che si assume come significativo. Per me è stato significativo un agire razionale sostenuto eticamente che ha molto in comune con la genesi del capitalismo descritta da Weber: se l'accento viene posto sulla razionalità questo approccio appare come paradosso, se l'attenzione viene posta sull'aspetto etico diviene coerente, mentre diventa paradossale l'irrazionalità della razionalità moderna (Luhmann, 2003).

Ci sono anche le contraddizioni, le situazioni sfumate e l'agire utilitaristico. Molti progetti nati come open source sono stati acquistati da multinazionali e sono stati chiusi; le stesse multinazionali finanziano molti progetti; per molti “volontari” del software libero si tratta di un tirocinio, specie se studenti; per molti si tratta di allungare il proprio curriculum; per molti si tratta di ottenere qualificazioni immediatamente spendibili nel mercato; molti volontari del software libero finiscono per essere cooptati da software house proprietarie; spesso le software finanziano l'open source per limitare gli effetti del monopolio e quindi costruire condizioni per un'economia di mercato più liberale e il software libero rappresenta solo un mezzo per raggiungere altri scopi.

Evitare di trattare questi aspetti non significa dimostrare che non esistano, ma significa concentrarsi su aspetti che mostrano la possibilità reale dell'uomo moderno di fare la storia o quantomeno di metterla in discussione. Non ci sono garanzie che l'informatica nella sua accezione libera riesca a mantenere tonico il paradosso che rappresenta nel tempo, ciò dipende da molte variabili, non ultime quelle trascurate da questa ricerca.

La sintesi della mie conclusioni può risultare riduttiva rispetto all'ampiezza delle possibilità di indagine verso direzioni poco esplorate, come ad esempio il rapporto tra modelli di produzione di software, fiducia e rischio, tecnostress e isomorfismo verticale. Ripartendo dalla domanda cognitiva iniziale (cfr. cap. Introduzione), alla luce di quanto indagato sinora, la mia risposta sintetica riguarda due momenti storici che evidenziano una intensità etica:

Il primo riguarda l'esperienza di effervescenza intellettiva, emotiva e collettiva nella comunità di hacker del MIT di Boston, alla quale segue la frustrazione per l'espropriazione per l'emergere di nuovi paradigmi industriali di chiusura del codice. Da questo specifica esperienza di effervescenza prima e mortificazione poi viene fondato, in ambito accademico, la Free Software Foundation e si avvia il progetto GNU orientato già da subito a creare un sistema operativo open source alternativo ai sistemi proprietari.

Il secondo episodio storico riguarda la creazione del vero e proprio sistema operativo operativo Linux che verrà incluso nel progetto GNU. La nascita del sistema operativo GNU/Linux nasce anch'esso in un contesto di effervescenza, Linus Torvalds attrae subito molti volontari, attiva motivazioni intrinseche sostenute da una dimensione etica.

Questi sono gli episodio storici che hanno come conseguenza il dispiegarsi dell'open source. La dimensione etica del software libero è ciò che consente e ha consentito il dispiegarsi dell'open source. L'open source di per sé, cioè estrapolato dal contesto del software libero, non è sufficiente a consentire un piano riflessivo collettivo e non è di per sé autonomo nell'attivare motivazioni intrinseche, necessita di una dimensione etica e di un procedere scientifico in grado di rispondere al rischio elaborando modelli sociali basati sulla fiducia.

Tutto ciò ha conseguenze importanti sui paradigmi industriali di produzione di software ed in particolare diventa enigmatico il fatto che gli investimenti economici sull'open source siano sufficienti all'appropriazione delle motivazioni intrinseche da parte del mercato formale evitando le prerogative etiche del software libero. Ma questo aprirebbe un'ulteriore domanda cognitiva.

Per Richard Stallman le cose stanno così:

[...] Come risponderemo alla prossima allettante libreria non libera? Riuscirà la comunità in toto a comprendere l'importanza di evitare la trappola? Oppure molti di noi preferiranno la convenienza alla libertà, creando così ancora un grave problema? Il nostro futuro dipende dalla nostra filosofia ... (Richard Stallman, 2000).

Questo oltre ad essere un monito morale, rinforzato da termini come trappola, convenienza, grave problema, futuro, noi, nostro, evidenzia la consapevolezza che il software libero, e tutto ciò che questo rappresenta, è possibile tanto quanto è possibile una dimensione etica che lo sostenga e che renda operativa una specifica visione del mondo che Richard Stallman chiama filosofia.