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Istorie fiorentine/Libro ottavo/Capitolo 18

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Libro ottavo

Capitolo 18

../Capitolo 17 ../Capitolo 19 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

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In questi medesimi tempi il signore Ruberto da San Severino, insieme con Lodovico e Ascanio, perché Sforza loro fratello era morto, riassalirono di nuovo lo stato di Milano per tornare nel governo di quello; e avendo occupata Tortona, ed essendo Milano e tutto quello stato in arme, la duchessa Bona fu consigliata ripatriasse gli Sforzeschi, e per levare via queste civili contese, gli ricevesse in stato. Il principe di questo consiglio fu Antonio Tassino ferrarese, il quale, nato di vile condizione, venuto a Milano, pervenne alle mani del duca Galeazzo, e alla duchessa sua donna per cameriere lo concesse. Questi, o per essere bello di corpo, o per altra sua segreta virtù, dopo la morte del Duca salì in tanta reputazione apresso alla Duchessa, che quasi lo stato governava; il che dispiaceva assai a messer Cecco, uomo per prudenza e per lunga pratica eccellentissimo; tanto che, in quelle cose poteva, e con la Duchessa e con gli altri del governo, di diminuire l’autorità del Tassino s’ingegnava. Di che accorgendosi quello, per vendicarsi delle ingiurie, e per avere apresso chi da messer Cecco lo defendesse, confortò la Duchessa a ripatriare gli Sforzeschi; la quale, seguitando i suoi consigli, sanza conferirne cosa alcuna con messer Cecco, gli ripatriò: donde che quello le disse: - Tu hai preso uno partito il quale torrà a me la vita e a te lo stato. - Le quali cose poco di poi intervennono, perché messer Cecco fu da il signore Lodovico fatto morire, ed essendo, dopo alcun tempo, stato cacciato del ducato il Tassino, la Duchessa ne prese tanto sdegno, che la si partì di Milano e renunziò nelle mani di Lodovico il governo del figliuolo. Restato adunque Lodovico solo governatore del ducato di Milano, fu, come si dimosterrà, cagione della rovina di Italia. Era partito Lorenzo de’ Medici per a Napoli, e la tregua intra le parti vegghiava, quando, fuora di ogni espettazione, Lodovico Fregoso, avuta certa intelligenza con alcuno Serezanese, di furto entrò con armati in Serezana, e quella terra occupò, e quello che vi era per il popolo fiorentino prese prigione. Questo accidente dette grande dispiacere a’ principi dello stato di Firenze, perché si persuadevano che tutto fusse seguito con ordine del re Ferrando. E si dolfono con il duca di Calavria, che era con lo esercito a Siena, di essere, durante la tregua, con nuova guerra assaliti; il quale fece ogni demostrazione, e con lettere e con ambasciate, che tale cosa fusse nata sanza consentimento del padre o suo. Pareva non di meno a’ Fiorentini essere in pessime condizioni, vedendosi voti di danari, il capo della republica nelle mani del Re, e avere una guerra antica con il Re e con il Papa e una nuova con i Genovesi, ed essere sanza amici; perché ne’ Viniziani non speravano, e del governo di Milano più tosto temevano, per essere vario e instabile. Solo restava a’ Fiorentini una speranza, di quello che avesse Lorenzo de’ Medici a trattare con il Re.