Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 33

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Libro quarto

Capitolo 33

../Capitolo 32 ../../Libro quinto IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

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I Signori, vedendo disarmati gli avversarii loro, attesono a praticare lo accordo per mezzo del Papa: e dall’altra parte mandorono secretamente nella montagna di Pistoia per fanterie; e quelle, con tutte le loro genti d’arme, feciono venire, di notte, in Firenze; e presi i luoghi forti della città, chiamorono il popolo in Piazza, e creorono nuova balia. La quale, come prima si ragunò, restituì Cosimo alla patria e gli altri che erano con quello stati confinati; e della parte nimica confinò messer Rinaldo degli Albizzi, Ridolfo Peruzzi, Niccolò Barbadori e messer Palla Strozzi, con molti altri cittadini; e in tanta quantità che poche terre in Italia rimasero, dove non ne fusse mandati in esilio, e molte fuora di Italia ne furono ripiene, tale che Firenze, per simile accidente, non solamente si privò di uomini da bene, ma di ricchezze e di industria. Il Papa, vedendo tanta rovina sopra di coloro i quali per i suoi prieghi avieno posate l’armi, ne restò malissimo contento; e con messer Rinaldo si dolfe della ingiuria fattagli sotto la sua fede; e lo confortò a pazienzia, e a sperare bene per la varietà della fortuna. Al quale messer Rinaldo rispose: - La poca fede che coloro che mi dovevono credere mi hanno prestata, e la troppa che io ho prestata a Voi, ha me e la mia parte rovinata, ma io più di me stesso che di alcuno mi dolgo, poi che io credetti che Voi, che eri stato cacciato della patria vostra, potessi tenere me nella mia. De’ giuochi della fortuna io ne ho assai buona esperienza; e come io ho poco confidato nelle prosperità, così le avversità meno mi offendono; e so che, quando le piacerà, la mi si potrà mostrare più lieta; ma quando mai non le piaccia, io stimerò sempre poco vivere in una città dove possino meno le leggi che gli uomini; perché quella patria è desiderabile nella quale le sustanze e gli amici si possono securamente godere, non quella dove ti possino essere quelle tolte facilmente, e gli amici, per paura di loro propri, nelle tue maggiori necessità ti abbandonono. E sempre agli uomini savi e buoni fu meno grave udire i mali della patria loro, che vederli; e cosa più gloriosa reputano essere uno onorevole ribello, che uno stiavo cittadino -. E partito dal Papa pieno di sdegno, seco medesimo spesso i suoi consigli e la freddezza degli amici reprendendo, se ne andò in esilio. Cosimo, dall’altra parte, avendo notizia della sua restituzione, tornò in Firenze. E rade volte occorse che uno cittadino, tornando trionfante d’una vittoria, fusse ricevuto dalla sua patria con tanto concorso di popolo e con tanta dimostrazione di benivolenzia, con quanta fu ricevuto egli tornando dallo esilio. E da ciascuno voluntariamente fu salutato benefattore del popolo e padre della patria.