Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 7

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Libro quarto

Capitolo 7

../Capitolo 6 ../Capitolo 8 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

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Tutta la città di Firenze, alla nuova di questa rotta, si contristò; ma più i cittadini grandi, che avevano consigliata la guerra, perché vedevono il nimico gagliardo, loro disarmati, sanza amici, e il popolo loro contro. Il quale per tutte le piazze con parole ingiuriose gli mordeva, dolendosi delle gravezze sopportate e della guerra mossa sanza cagione dicendo: - Ora hanno creati costoro i Dieci per dare terrore al nimico? ora hanno eglino soccorso Furlì e trattolo delle mani del Duca? Ecco che si sono scoperti i consigli loro, e a quale fine camminavano: non per difendere la libertà, la quale è loro nimica, ma per accrescere la potenza propria; la quale Iddio ha giustamente diminuita. Né hanno solo con questa impresa aggravata la città, ma con molte; perché simile a questa fu quella contro al re Ladislao. A chi ricorreranno eglino ora per aiuto? a papa Martino, stato, a contemplazione di Braccio, straziato da loro? alla reina Giovanna, che, per abbandonarla, l’hanno fatta gittare in grembo al re d’Aragona? - E oltre a di questo dicevono tutte quelle cose che suole dire uno popolo adirato. Per tanto parve a’ Signori ragunare assai cittadini, i quali, con buone parole, gli umori mossi dalla moltitudine quietassero. Donde che messer Rinaldo degli Albizzi, il quale era rimaso primo figliuolo di messer Maso e aspirava, con le virtù sua e con la memoria del padre, al primo grado della città, parlò lungamente, mostrando che non era prudenza giudicare le cose dagli effetti, perché molte volte le cose bene consigliate hanno non buono fine e le male consigliate l’hanno buono: e se si lodano i cattivi consigli per il fine buono, non si fa altro che dare animo agli uomini di errare; il che torna in danno grande delle republiche, perché sempre i mali consigli non sono felici: così medesimamente si errava a biasimare uno savio partito che abbia fine non lieto, perché si toglieva animo ai cittadini a consigliare la città e a dire quello che gli intendono. Poi mostrò la necessità che era di pigliare quella guerra, e come, se la non si fusse mossa in Romagna, la si sarebbe fatta in Toscana. Ma poi che Iddio aveva voluto che le genti fussero state rotte, la perdita sarebbe più grave quanto più altri si abbandonassi; ma se si mostrava il viso alla fortuna, e si facevano quelli rimedi si potevano, né loro sentirebbono la perdita, né il Duca la vittoria. E che non doveva sbigottirgli le spese e le gravezze future; perché queste era ragionevole mutare e quelle sarebbono molte minori che le passate, perché minori apparati sono necessari a chi si vuole difendere che non sono a quelli che cercano di offendere. Confortògli, in fine, ad imitare i padri loro, i quali, per non avere perduto lo animo in qualunque caso avverso, s’erano sempre contro a qualunque principe difesi.