Istorie fiorentine/Libro quinto/Capitolo 15

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Libro quinto

Capitolo 15

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In questi tempi, benché i Fiorentini fussero in tanta impresa occupati, di pensare a’ loro vicini e di adornare la loro città non mancavano. Era morto come aviamo detto, Niccolò Fortebraccio, a cui era una figlia del conte di Poppi maritata. Costui, alla morte di Niccolò, aveva il Borgo a San Sepolcro e le fortezze di quella terra nelle mani e in nome del genero, vivente quello, le comandava. Di poi dopo la morte di quello, diceva per la dote della sua figliuola possederla, e al Papa non voleva concederla; il quale come beni occupati alla Chiesa la domandava, in tanto che mandò il Patriarca con le genti sue allo acquisto di essa. Il Conte, veduto non potere sostenere quello impeto, offerse quella terra a’ Fiorentini, e quelli non la vollono. Ma, sendo il Papa ritornato in Firenze, si intromissono intra lui e il Conte per accordargli; e trovandosi nello accordo difficultà, il Patriarca assaltò il Casentino, e prese Prato Vecchio e Romena, e medesimamente le offerse ai Fiorentini; i quali ancora non le vollono accettare, se il Papa non acconsentiva che le potessino rendere al Conte. Di che fu il Papa, dopo molte dispute, contento; ma volle che i Fiorentini gli promettessero di operare con il conte di Poppi che il Borgo gli restituisse. Fermo dunque per questa via lo animo del Papa, parve a’ Fiorentini, sendo il tempio cattedrale della loro città, chiamato Santa Reparata (la cui edificazione molto tempo innanzi si era cominciata) venuto a termine che vi si potevono i divini offizi celebrare, di richiederlo che personalmente lo consecrasse. A che il Papa volentieri acconsentì, e per maggiore magnificenza della città e del tempio, e per più onore del Pontefice, si fece un palco da Santa Maria Novella, dove il Papa abitava, infino al tempio che si doveva consecrare di larghezza di quattro e di altezza di dua braccia, coperto tutto di sopra e d’attorno di drappi ricchissimi, per il quale solo il Pontefice con la sua corte venne, insieme con quelli magistrati della città e cittadini i quali ad accompagnarlo furono deputati: tutta l’altra cittadinanza e popolo per la via, per le case e nel tempio a veder tanto spettacolo si ridussono. Fatte adunque tutte le cerimonie che in simile consecrazione si sogliono fare, il Papa, per mostrare segno di maggiore amore, onorò della cavalleria Giuliano Davanzati, allora gonfaloniere di giustizia e di ogni tempo riputatissimo cittadino; al quale la Signoria, per non parere meno del Papa amorevole, il capitanato di Pisa per un anno concesse.